Focus: Centenario Cnr

Mediterraneo, culla della biodiversità

Paesaggio naturale nei pressi di un corso d'acqua
di Danilo Santelli

La tutela degli ecosistemi terrestri e marini è un tema centrale per la società contemporanea, tanto da venire identificata come elemento strategico per lo sviluppo e il rilancio del nostro Paese. Ne abbiamo parlato con Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche e amministratore delegato del Centro nazionale per la biodiversità, uno dei cinque nati nell'ambito del Pnrr

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Con il termine biodiversità si intende la varietà biologica di tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, siano essi animali, vegetali o microrganismi che popolano un determinato ecosistema. Secondo i dati riportati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), esistono dai 4 ai 100 milioni di organismi viventi, dei quali conosciamo soltanto una piccola parte, viene da sé comprendere l’importanza che deve avere per l’uomo la conservazione e la protezione degli ecosistemi per salvaguardare il proprio futuro e, più in generale, quello di tutto il Pianeta. Tuttavia, la crescita demografica - con il raddoppio della popolazione terrestre negli ultimi cinquanta anni - e la ricerca di standard qualitativi di vita sempre più alti, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo degli ecosistemi terrestri e marini, stanno determinando una pressione crescente sull’ambiente, impattando negativamente sul clima e sulle specie viventi.

A dimostrare il forte condizionamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente, gli scienziati hanno coniato il termine Antropocene per indicare l’epoca geologica attuale. In questo contesto, il principio Do No Significant Harm (Dnsh), che mira a contenere i danni arrecati dall’azione dell’uomo, è stato fatto proprio dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha finanziato la realizzazione a Palermo del Centro nazionale per la biodiversità (National Biodiversity Future Centre, Nbfc). Al Consiglio nazionale delle ricerche è stato affidato il coordinamento delle proposte per la struttura, alla quale partecipano cinquanta istituzioni pubbliche e private provenienti da tutto il territorio nazionale.

 

Mani che in circolo stringono pani di terra di piccole piante

“L’Italia è parte dell’hot spot di biodiversità del Mediterraneo, un’area che presenta una grande ricchezza di specie endemiche e di variabilità ecologica e ambientale, costantemente minata da fattori antropici che compromettono la biodiversità. La metà delle specie animali e vegetali nazionali sono a rischio estinzione, così come quasi un terzo degli habitat. La finalità del Centro è unire la ricerca scientifica italiana d’eccellenza alle tecnologie più innovative, supportando monitoraggio, tutela, ripristino e valorizzazione della biodiversità, prevalentemente marina, degli ecosistemi terrestri, delle acque dolci e delle aree urbane”, ha dichiarato in merito la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza.

 “L’Nbfc nasce allo scopo di preservare gli ecosistemi secondo un approccio One Health, per il quale l’uomo si impegna a rimodulare la propria attività su livelli di maggiore sostenibilità, correlando la tutela della propria salute a quella dell’ambiente. La struttura si trova in Sicilia, nel mezzo del bacino del Mediterraneo, un mare straordinariamente ricco dal punto di vista della biodiversità. Si pensi che rappresenta meno dell’1% della superficie acquatica terrestre, ma ospita all'incirca 17.000 specie, il 7.5% di tutta la biodiversità marina, praticamente 10 volte in più della media mondiale", dichiara Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Consiglio nazionale delle ricerche e amministratore delegato del Nbfc.

Gli obiettivi del Centro nazionale rientrano nell’ambito delle direttive comunitarie che prevedono, entro il 2030, un recupero del 30% sulla riduzione della biodiversità e di almeno il 15% per quanto riguarda gli equilibri ecosistemici, attraverso azioni di ripristino ecologico degli habitat. “Mi preme sottolineare che il Centro dedicherà un’area allo studio del rapporto tra biodiversità e società, promuovendo il coinvolgimento della cittadinanza, a partire dai più giovani, affinché gli interventi da intraprendere possano essere il frutto di un percorso condiviso e partecipato. Un tema di fondamentale importanza riguarderà la formazione di nuove figure professionali, in grado di operare sulla diversità biologica, nonché il coinvolgimento di partner industriali che siano in grado di trasformare la conoscenza in nuovi prodotti, nuovi processi e quindi in innovazione, attraverso modelli di business sostenibili che siano esportabili anche al di fuori del nostro Paese”, conclude Porro.

Fonte: Danilo Porro, Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare, e-mail: direzione@ibfm.cnr.it