Giovani "stra"
Formule iperboliche e metafore enfatiche sono molto usate da ragazze e ragazzi, ma il vecchio “super” appare superato da altri prefissi accrescitivi. I social network e l’utilizzo di linguaggi non verbali stanno modificando rapidamente le abitudini, come sottolinea Paolo Squillacioti, direttore dell’Istituto Opera del vocabolario italiano
Si sa, nulla è più sfuggente dell’attualità e delle modalità linguistiche che la rappresentano: è facile coglierle e interpretarle solo dopo che se n’è diradata la diffusione e affievolita l’intensità. Come le frequenze luminose di stelle lontanissime, che si intercettano solo quando l’astro ha cambiato stato e magari si è già spento. Quando ci sono di mezzo i/le giovani, categoria estremamente composita, le cose si complicano ulteriormente, ma proprio per questo risultano ancor più interessanti. Non a caso il tema “L’italiano e i giovani” è stato al centro degli incontri previsti nelle università e negli Istituti italiani di cultura fra il 17 e il 22 ottobre scorsi, in occasione XXII Settimana della lingua italiana nel mondo.
Sebbene nell’ultimo decennio gli studiosi del linguaggio giovanile registrino un calo della creatività o, per usare le parole di Michele A. Cortelazzo nel saggio “Una nuova fase della storia del lessico giovanile”, “un’interruzione della componente innovante”, continua a essere molto diffuso il ricorso alle iperboli, di cui il superlativo è una componente essenziale. Alimentata dal linguaggio della pubblicità, dove è usuale dichiarare l’eccellenza assoluta di un prodotto, la lingua usata dai giovani e dai loro meno giovani imitatori appare costellata di formule iperboliche e metafore enfatiche, spesso sopra tutte le righe.
Tra i prefissi accrescitivi usati compare "stra" (per esempio: strabello o, addirittura, strabellissimo) o espressioni anglicizzanti come "top", che ha il vantaggio di una facile reperibilità in forma di emoji, espediente grafico di uso diffusissimo. In Francia, invece è usatissimo "supér" per definire una situazione positiva o ritenuta tale. In italiano, al contrario, l’uso di super appare ormai limitato ad ambiti specifici, come nel nome del baffuto idraulico Super Mario, protagonista di diffusissimi videogiochi in cui può compiere imprese strabilianti; nome usato in ambito giornalistico per apostrofare l'ex premier Mario Draghi. Oppure nel "superspot", messaggio pubblicitario di designazione quasi antifrastica, visto che dura meno dello spot consueto. O anche nel Super green pass, neologismo introdotto in una certa fase della pandemia, dilagante nei nostri discorsi per alcuni mesi e oggi quasi dimenticato: una ricerca in Google Trends mostra i picchi dell’espressione fra il novembre 2021 e il gennaio 2022, quindi un graduale calo nei primi mesi di quest’anno fino alla definitiva caduta d’interesse dopo lo scorso mese di maggio.
D’altro canto, la diffusione dei social network dove prevale il linguaggio non verbale e la formularità del meme, come TikTok o Instagram, e il dilagante e spesso opaco uso di emoji, gif e stickes nei messaggi di WhatsApp o Telegram, sta modificando celermente le abitudini linguistiche degli utenti. Negli ultimi anni “lo sviluppo della tecnologia multimediale, la propensione sempre maggiore per i sistemi visuali di comunicazione hanno limitato il ruolo della lingua, ma ne hanno ridotto anche la varietà e il valore innovativo. Il linguaggio verbale, oltre a essere, nei giovani, sempre più ancillare ad altre forme di comunicazione, ha perso gran parte della varietà (sociale e geografica) che lo caratterizzava per imboccare vie più standardizzate e basate su modelli trasmessi attraverso i social network”: con queste parole Cortelazzo chiude il suo intervento ora raccolto nel volume “L’italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo”, che l’Accademia della Crusca ha realizzato in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo sotto la direzione di Annalisa Nesi. Un libro che mostra una situazione in evoluzione e un linguaggio giovanile - scrive Luca Bellone, un altro degli autori - “mosso da impulsi imprevedibili, forse oggi più che in passato: pertanto, occorre continuare a osservare le sue fluttuazioni con la necessaria cura, attraverso attente e periodiche ricerche sul campo”.
I risultati delle ricerche future ci diranno se super tornerà in auge come negli anni Novanta del secolo scorso, quando il trentunenne “cannibale” Aldo Nove pubblicava per Einaudi la silloge di racconti “Superwoobinda” e gli eterni ragazzi di Elio e le Storie Tese mettevano in scena Supergiovane, l’unico supereroe al mondo capace di affrontare “il governo e i matusa con grinta e simpatica verve”.
Fonte: Paolo Squillacioti Istituto Opera del vocabolario Italiano, e-mail: squillacioti@ovi.cnr.it