Focus: Festival

Patrimonio, la ricerca da ogni punto di vista

Una parte della mostra
di Danilo Santelli

Nell’esposizione “I linguaggi delle scienze del patrimonio: dal macro al micro”, realizzata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr in collaborazione con Erihs.it, si propone ai visitatori un viaggio multidimensionale nel tempo e nella materia, dal macroscopico al microscopico. L’obiettivo è far loro conoscere il lavoro di una struttura che, grazie a tecnologie avanzate, effettua studio, analisi e digitalizzazione dei beni culturali. A illustrarla è Alfonsina Pagano

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La mostra “I linguaggi delle scienze del patrimonio: dal macro al micro”, allestita a Palazzo del Principe si articola su sette diverse postazioni, nelle quali potranno assistere a un trailer introduttivo, approfondire il tema attraverso il percorso espositivo e interagire tramite exhibit speciali.

“La mostra parte dalle indagini effettuate dall’alto attraverso i voli di droni, palloni sonda e immagini satellitari, fino ad arrivare all’analisi mediante microscopi ottici. Come in un progressivo avvicinamento all’opera d’arte o al sito di interesse storico-artistico, è possibile partecipare a sessioni dimostrative con tecnologie d’avanguardia quali laser scanner di ultima generazione e Gps differenziale, esplorare ambienti virtuali e testare strumenti da noi quotidianamente utilizzati”, spiega Alfonsina Pagano, dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr, che si occupa di grandi eventi. “Ispirandoci alla metodologia del learn by doing, consentiamo allo spettatore di sperimentare le attività svolte dai ricercatori, dall’investigare il suolo durante uno scavo archeologico a esplorare una vetrina olografica. Per assicurare la massima inclusività e accessibilità, abbiamo sviluppato contesti di fruizione reali e digitali che diano la possibilità anche al pubblico con ridotte capacità senso-percettive e cognitive, di vivere laddove possibile, la stessa esperienza attraverso la stimolazione multi-sensoriale”.

Due sezioni di approfondimento riguardano il manoscritto antico e le infrastrutture di ricerca, una sorta di riassunto di quanto raccontato e fruito nelle altre postazioni. "Nella prima sezione si esplorano contenuti testuali e miniati di un manoscritto del 1400 in forma digitale, mentre nella seconda un tavolo interattivo illustra i servizi offerti da E-Rihs.it (European Research Infrastructure for Heritage Science), l’infrastruttura che raggruppa organizzazioni di ricerca nazionali e internazionali nell’ambito dei beni culturali, il cui nodo italiano è coordinato dal Cnr-Ispc”, continua la ricercatrice. “Servizi e competenze vengono forniti ad aziende, università e centri di ricerca privi di know-how e attrezzature adeguate, al fine di supportare nelle loro attività di ricerca anche ‘a domicilio’, mediante laboratori mobili che mettono a disposizione strumentazione e personale direttamente in loco”.

Locandina della mostra

La grande attenzione agli aspetti tecnologici e digitali viene rappresentata in mostra da topografi, restauratori, chimici, archeologi, esperti di fotogrammetria, sensoristica, architetti, informatici. "Per esperienza, posso dire che in passato abbiamo riscontrato grande apprezzamento da parte del pubblico quando il dato grezzo, risultato di una rilevazione o di un’analisi di laboratorio, è stato rappresentato attraverso l’utilizzo dell’editoria digitale o di applicazioni mobili, con esperienze di gaming,  ambientazioni di realtà virtuale o docu-fiction”, conclude Pagano. “L’utilizzo di un linguaggio digitale user friendly consente di valorizzare i risultati delle ricerche, permettendo anche all’occhio meno esperto di capire. Tuttavia, l'obiettivo non è solo mostrare strumentazioni d’avanguardia e il loro potenziale applicativo come output di una sperimentazione; è di fondamentale importanza far conoscere la filiera di lavoro dei ricercatori, i tempi di realizzazione di un progetto, le competenze e le professionalità messe in campo. Mettere in mostra anche il ‘dietro le quinte’, rende la nostra attività di ricerca più comprensibile e attraente. Speriamo che l’esperienza multisensoriale che lo spettatore può vivere attraverso questa esposizione faccia avvicinare sempre più giovani alla nostra professione e, più in generale, il pubblico alla riscoperta di luoghi e manufatti di grande interesse artistico e culturale”.

Fonte: Alfonsina Pagano, Istituto di scienze del patrimonio culturale, e-mail: alfonsina.pagano@ispc.cnr.it

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