Dalla fisica dei “tuttologi” degli anni Trenta e Quaranta all’iperspecializzazione e alle competenze multidisciplinari attuale, c’è una storia che Matteo Serra, in “Dove va la fisica?” (Codice Edizioni), affronta in undici capitoli, dando voce ad altrettanti brillanti e giovani fisici come Paolo Pani, divenuto professore associato e titolare di un finanziamento ERC “a soli trentasette anni” (l’espressione è indicativa della lentezza con cui si svolge la carriera scientifica in Italia). I temi affrontati sono vari: fisica gravitazionale, spazio-tempo, energia oscura, buchi neri, campo forte…
Ciò che colpisce è che, a secoli o decenni dalle esperienze di Isaac Newton e Albert Einstein, Stephen Hawking e Roger Penrose, la fisica è ancora una scienza fortemente in fieri, dibattuta tra produzione e attesa di prove sperimentali che confermino il “santo Graal”: una “teoria in grado di coniugare la relatività generale che descrive l’infinitamente grande e la meccanica quantistica che riguarda invece l’infinitamente piccolo”, cioè “una teoria quantistica della gravità”. Questione tutt’altro che astratta o di mera curiosità intellettuale, poiché - spiega Serra - legata a concretissime “applicazioni legate alla nostra vita quotidiana (basti pensare ai navigatori satellitari che sarebbero del tutto inutilizzabili se non si tenesse conto degli effetti relativistici)”.
A oggi mancano ancora verifiche osservative solide, nonostante quelle fornite da robustissimi osservatori come LIGO e Virgo. Su questa nostra ignoranza Pani, per esempio, non si tira indietro: “Bisogna essere onesti: finora sulla materia oscura si è capito poco. Esistono tantissimi modelli teorici che tentano di spiegarla ma nessuno al momento appare particolarmente favorito” e tutti i modelli finora proposti “sono speculazioni teoriche che tentano di spiegare la materia oscura dando un certo tipo di fenomenologia ma senza alcuna base sperimentale che li giustifichi”. Anzi: “I modelli sono talmente tanti che con ogni probabilità quello giusto esiste già”, ma tra questi c’è anche l’ipotesi “che la materia oscura non esista affatto. In particolare, a sostenerlo è la cosiddetta teoria MOND (MOdified Newtonian Dynamics, dinamica newtoniana modificata)”. E per quanto riguarda l’altro grande problema teorico, quello dell’energia oscura, “la situazione è ancora più aperta”, poiché “lo stesso modello cosmologico standard, ossia l’impalcatura teorica su cui si basa la modellizzazione dell’evoluzione del nostro universo, ha mostrato di recente qualche crepa”.
Insomma, nonostante “la possibilità di avere a disposizione dati a un livello di precisione che certamente non abbiamo mai avuto in passato” sorgono di continuo nuove domande e una di queste riguarda “proprio il modo di raccogliere i dati” oltre che “la comunicazione con il pubblico”. Riguardo alla quale gli scienziati e l’autore del saggio avvertono: “Noi facciamo scenari, non previsioni”. Certo, la fiducia e la volontà non mancano, e talvolta vengono premiate. Basti pensare al bosone di Higgs, spesso definito “particella di Dio”, la cui esistenza “era stata postulata, ben quarantotto anni prima l’annuncio della sua scoperta, nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs e in modo indipendente da alcuni suoi colleghi” nei termini “di un campo scalare che permea l’universo, conferendo la massa a tutte le particelle fondamentali note”. C’è voluto però LHC, “inaugurato nel 2008 dopo un lavoro preparatorio durato più di un ventennio” e la possibilità di “far collidere portoni e ioni pesanti di altissima energia”. La caccia al bosone “ha avuto il suo epilogo quel giorno di luglio del 2012, con l’annuncio della scoperta di una particella di massa pari a 125 gigaelettronvolt (GeV) le cui caratteristiche sono compatibili con quelle del bosone di Higgs”. Diciamo che ci vuole molta pazienza…
Titolo: Dove va la fisica?
Categoria: Saggi
Autore/i: Matteo Serra
Editore: Codice Edizioni
Pagine: 200
Prezzo: 16,00