Focus: Mission impossible

Potrebbe accadere una catastrofe. Te lo riassicuro

Terremoto
di Danilo Santelli

La prevenzione - in senso ampio - è un atteggiamento fondamentale, che può aiutare a limitare almeno in parte le conseguenze di fenomeni catastrofici per gli esseri viventi e per l’ambiente. Abbiamo esaminato la questione con l’aiuto di Antonio Coviello dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo e con Andrea Billi dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr

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Secondo i dati si stima che tra il 1963 e il 2012 quasi il 10% dei comuni italiani abbia subito danni causati da calamità naturali, per un costo complessivo pari allo 0,2% del Prodotto interno lordo. Nelle altre zone del mondo la situazione non è certo migliore: nei Paesi in via di sviluppo questi eventi incidono per quasi l’1,5% del Pil, in quelli emergenti circa il 3%, mentre in Europa centrale intorno all’1%. Poi ci sono i casi estremi, come le alluvioni in Tailandia del 2011 e il terremoto in Cile dell’anno seguente, costati rispettivamente il 12% e il 14% dei rispettivi Pil nazionali.

Negli ultimi 40 anni i disastri naturali sono globalmente aumentati: secondo quanto riporta l’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), più di due terzi delle abitazioni italiane è a rischio medio-alto di terremoti o alluvioni. “Nonostante ciò, soltanto la metà delle nostre case ha una copertura assicurativa e poco più del 5% di queste ha un’estensione di polizza a copertura degli eventi atmosferici di grande entità”, commenta Antonio Coviello dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Cnr di Napoli, docente universitario e autore del libro "I rischi catastrofali. Azioni di mitigazione e gestione del rischio" (Cnr Edizioni), uscito quest’anno. “Questa tipologia di assicurazione ha sicuramente un effetto indiretto sulla riduzione dei danni, poiché i premi assicurativi favoriscono l’introduzione di misure preventive e attribuiscono una quantificazione economica al rischio oltre a contribuire, finanziariamente parlando, alla ricostruzione nelle zone colpite da una calamità di origine naturale. È già stata introdotta in molti Paesi europei e in passato l’Ocse ha suggerito a tutti i Paesi membri di prevedere norme specifiche volte a facilitare interventi economici in tal senso. In Italia, a parte la necessità di incrementare gli investimenti pubblici in materia di prevenzione e monitoraggio del territorio, appare di grande importanza il ruolo dell’industria assicurativa nella difesa di famiglie e imprese”, aggiunge Coviello.

Non a caso il settore assicurativo italiano, attraverso la Fondazione Ania, ha deciso di finanziare due studi sui potenziali fattori predittivi relativi ai sismi e alle eruzioni vulcaniche, che sono stati effettuati in Italia e in Islanda dall’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr, in collaborazione con alcune università e organizzazioni di ricerca italiane e straniere. Le ricerche, svolte nel nord dell’isola islandese e lungo la faglia del monte Morrone, in provincia dell’Aquila, hanno posto l’attenzione sulle anomalie geochimiche che anticipano temporalmente questi eventi. Le analisi sulle acque, prelevate nelle fasi antecedenti i terremoti e le eruzioni vulcaniche occorsi nel settennio 2012-2018, hanno rivelato una maggior presenza, rispetto alle normali concentrazioni, di alcuni elementi chimici come il vanadio, evidenziando un potenziale nesso di causalità tra queste aticipità chimiche e il verificarsi di fenomeni di tipo sismico e vulcanico.

“I fluidi contraddistinti da una composizione chimica atipica si trovano normalmente bloccati nella profondità della crosta terrestre. Nel caso di terremoti di intensità intermedia o forte sembra si spingano verso l’alto, potendosi mescolare alle acque superficiali. È interessante notare che questi movimenti avvengono settimane o anche mesi prima di un evento tellurico”, spiega Andrea Billi,  del Cnr-Igag, autore degli studi in oggetto. “Tuttavia, prevedere dove e quando avverrà un terremoto è un obiettivo lontano da raggiungere per tutti gli studiosi del settore. Per attuare procedure di prevenzione e protezione nei confronti della popolazione c’è necessità di raccogliere ulteriori dati attraverso studi continuativi e su larga scala, ma l’approccio utilizzato in queste nostre ricerche sta suscitando un notevole interesse scientifico”.

Fonte: Andrea Billi, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, e-mail: andrea.billi@cnr.it; Antonio Coviello, Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo, e-mail: a.coviello@iriss.cnr.it