Le 3R, l'etica nella sperimentazione
Allo stato attuale, la sperimentazione in vivo per lo sviluppo di cure, farmaci e vaccini non può essere completamente sostituita da metodi alternativi. Ma è regolamentata da leggi e normative che garantiscono un bilanciamento tra i diritti degli animali e quello alla cura dei pazienti, seguendo i principi delle 3R: replace, reduce, refine
La sperimentazione in vivo prevede l’impiego di animali a scopo scientifico. Tale modello non è ancora completamente sostituibile ed è addirittura d’obbligo in alcuni ambiti biomedicali, in particolare nella ricerca di base e farmaceutica. La sperimentazione animale gioca insomma ancora un ruolo fondamentale nello sviluppo di cure, farmaci e vaccini, specie per quanto riguarda la loro sicurezza, prima che si possa passare alla sperimentazione clinica nell’uomo.
La legge peraltro rispecchia un principio fondamentale: le terapie prescritte dai medici non siano più dannose della patologia che intendono curare. Marcello Raspa dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare (Ibbc) e membro rappresentante del Cnr per la Commissione nazionale per la protezione degli animali (Cnpa) del Ministero della salute, spiega: “La sperimentazione è una pratica prevista dalla legge. I principali riferimenti sono la direttiva europea 63 del 2010 e la normativa italiana che la recepisce, il decreto legislativo n. 26 del 2014. E non va in alcun modo confusa o equiparata alla vivisezione, pratica non più in uso da diversi decenni, oggi vietata, che prevedeva di intervenire su animali vivi senza fare ricorso ad anestetici o analgesici”.
La protezione e il benessere degli animali sono prerequisiti essenziali per la riproducibilità sperimentale e per la medicina traslazionale, che trasforma le scoperte scientifiche provenienti dagli studi di laboratorio, clinici o di popolazione in nuovi strumenti e applicazioni che migliorano la salute umana riducendo l'incidenza, la morbilità e la mortalità delle malattie. “La scienza non può prescindere dall'etica, per cui il corretto bilanciamento tra i diritti degli animali alla salute e al benessere e quello alla cura dei pazienti, avendo accesso a terapie efficaci, non può che passare attraverso i principi delle 3R: replace, reduce, refine. Rimpiazzare il modello animale ogni qualvolta questo sia scientificamente possibile, ridurre al minimo il numero di animali utilizzati e perfezionare al meglio tutte le procedure riducendo al minimo la loro sofferenza”, chiarisce il ricercatore, che nell'ambito delle 3R si occupa da anni con colleghi italiani e stranieri di miglioramento tecnologico.
“Alcuni effetti di una terapia si manifestano soltanto in un organismo completo, dotato di tutti gli organi e delle funzioni che possono ricevere e modificare la terapia stessa, ma non nelle cellule isolate che si usano negli esperimenti in vitro. È vero che noi esseri umani siamo per molti aspetti diversi dagli animali, ma con loro condividiamo gran parte del percorso evolutivo, del corredo genetico e, quindi, delle molecole che si sono conservate fino a oggi. Le cellule, per esempio, sono organizzate in modo pressoché identico in tutti i mammiferi e molte parti sono addirittura intercambiabili: l’uomo e il topo hanno una omologia genetica di oltre l’80% e molti dei geni sono anche funzionalmente correlati”, continua Raspa. “Le condizioni patologiche umane sono spesso molto complesse, dovute a interdipendenze all'interno del corpo o alla compromissione di una singola funzione. Sono inoltre influenzate da fattori quali l'età e il sesso. I modelli alternativi di coltura cellulare, dunque, hanno dei limiti come sistema modello. Finora è possibile ottenere informazioni complete sulle condizioni delle malattie umane solo attraverso l'analisi di un intero organismo animale. Inoltre, la disponibilità di sequenze del genoma dei mammiferi, la tecnologia delle cellule staminali embrionali (ES) e, cosa sempre più critica, le tecnologie di editing genetico consentono di generare nei modelli murini qualsiasi mutazione genetica specifica e definita, permettendo di modellare quasi tutte le patologie umane. L'ontogenesi, la fisiologia e il comportamento del topo sono simili a quelli dell'uomo e quasi tutti i geni umani hanno omologhi murini. I risultati ottenuti dall'analisi dei modelli di malattia del topo ci permettono di trarre conclusioni preziose sulla situazione delle malattie umane
Il topo rimane quindi l'approccio più adatto per imitare le condizioni delle malattie umane. Ma, come conclude Raspa, bisogna sempre tener presente che: “L'uso di animali per gli esperimenti è etico solo se giustificato dai benefici previsti. ”.
Informazioni aggiornate sulla direttiva 2010/63/EU in materia di benessere degli animali da laboratorio, si trovano nel volume “Practical Handbook on the 3Rs in the Context of the Directive 2010/63/EU” (Elsevier) a cura di Giovanni Dal Negro e Silvia Sabbioni. Marcello Raspa è tra gli autori del Capitolo Anatomy, physiological features, genetics and genetic alterations, breeding and strain differences relevant to the choice of the model—Impact of 3Rs, che introduce gli aspetti chiave delle caratteristiche morfofisiologiche delle specie di mammiferi e pesci più utilizzate nella ricerca biomedica, evidenziando gli aspetti chiave relativi alla scelta dei modelli e fornisce una panoramica generale sull'allevamento, la genetica, le alterazioni genetiche e le differenze di ceppo (roditori e pesci zebra) rilevanti per un accurato disegno sperimentale. La speranza è di arrivare - in futuro - a fare a meno della sperimentazione animale: “Si possono prevedere promettenti miglioramenti nell'uso di metodi alternativi come organoidi, organi su chip e altri approcci in vitro che possono fornire nuovi spunti di riflessione e dati che riguardano le patologie dell’uomo in future ricerche senza l'uso di modelli sperimentali”, conclude l'esperto del Cnr.
Fonte: Marcello Raspa, Istituto di biochimica e biologia cellulare, e-mail: marcello.raspa@cnr.it