Saggi: Sole

Il diario di un protagonista

Copertina del volume Scusi, ma perché lei è qui?
di Maria Chiara Carrozza

Pubblichiamo, per cortese concessione dell'editore Terre di mezzo, la prefazione della presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Maria Chiara Carrozza al libro "Scusi, ma perché lei è qui?" di Andrea Ciucci, coordinatore della sede centrale della Pontificia accademia per la vita (Santa Sede) 

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Il diario è un prodotto e un genere letterario che riassume memorie personali e testimonianze storiche e sociali. Ha carattere essenzialmente autobiografico e introspettivo, ma spesso assume un importante valore storiografico come fonte, in quanto testimonianza diretta di fatti vissuti dall’autore, seppur narrati in modo soggettivo. Ma proprio la soggettività esprime il bisogno di mettere a fuoco la profondità e l’essenziale verità di questi fatti, secondo la percezione di chi ha assistito agli eventi o ne è stato parte attiva. Le pagine di questo libro di don Andrea Ciucci rappresentano il diario di un protagonista e di un testimone di un progetto culturale dai connotati del tutto inediti, sia per la natura dell’istituzione che lo ha promosso – la Pontificia accademia per la vita –, sia per l’oggetto, l’itinerario e la metodologia di ricerca che lo caratterizzano.

Un progetto ispirato dall’attenzione al cambiamento epocale che l’umanità sta affrontando e dall’interesse per i progressi nei campi di frontiera della ricerca scientifica e delle tecnologie, con un particolare riguardo per le acquisizioni più recenti e le prospettive di sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica. Un’attenzione e un interesse riassunti dall’esortazione di papa Francesco a entrare nei territori della scienza e della tecnica e a percorrerli con coraggio e discernimento, esprimendo la necessità di orientare queste conquiste al servizio dello sviluppo umano integrale, di rispettare la dignità di ogni persona e quella di tutto il creato, nella consapevolezza che questi progressi “possono rendere possibile un mondo migliore se sono uniti al bene comune” e non aumentano le diseguaglianze e le discriminazioni nella società.

Nel 2019 l’Assemblea generale dell’Accademia ha inaugurato un percorso biennale di studio specificamente dedicato alle questioni etico-antropologiche connesse all’evoluzione dell’intelligenza artificiale e della robotica. Un progetto che ha portato i maggiori esperti mondiali di questi settori a confrontarsi in maniera libera e creativa sui fondamenti epistemologici e sui principi etici alla base delle rispettive discipline - caratterizzate da un progresso costante ed estremamente dinamico - e sulle loro ricadute e prospettive a livello culturale, civile, politico e giuridico nella vita dei singoli, dei popoli, delle nazioni, dell’intera umanità, a partire dai benefici e dai rischi derivanti dall’applicazione dell’intelligenza artificiale nel quotidiano. Una logica di confronto sincero ed esente da ogni pregiudizio, che ha generato il desiderio e il gusto di lavorare insieme, riuscendo a proporre iniziative, indirizzi, regole e buone prassi capaci di delimitare i perimetri, indirizzare lo sviluppo e disciplinare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, coniando espressioni come “algor-etica” e “robo-etica”, fondate su principi come trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy, uso per scopi pacifici e sostenibilità ambientale.

Un itinerario che non si è fermato alla dimensione dei principi e delle regole astratte, ma che ha condotto a indagare la portata e l’incidenza reale delle applicazioni di queste discipline e delle relative tecnologie nei vari settori della vita umana: dal settore biomedico con le realizzazioni in ambito chirurgico e riabilitativo, ai campi - vastissimi - dell’assistenza alla persona e delle neuroscienze, alle applicazioni nei settori dell’agricoltura e dei trasporti, fino alla progettazione di robot dalla notevole autonomia decisionale, che sostituiscono moltissime attività umane mimando l’intelligenza naturale attraverso algoritmi sempre più complessi e raffinati.

Non è una novità che negli ultimi anni il progresso dell’intelligenza artificiale e le sue molteplici applicazioni nei vari campi della conoscenza stia registrando un livello di crescita di tipo esponenziale, come evidenziano i dati raccolti da tutte le agenzie mondiali. L’intelligenza artificiale è sicuramente una delle tecnologie abilitanti alla base della cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” e uno dei vettori fondamentali per indirizzare e accompagnare le grandi transizioni che le società contemporanee stanno affrontando, in particolare quella ecologica e quella energetica.

In virtù della sua pervasività e della sua intrinseca capacità di mutare i rapporti sociali, l’intelligenza artificiale sortirà un impatto culturale dirompente e - di conseguenza - influirà potentemente sulla dimensione politica. La sua diffusione e la sua capacità di sortire cambiamenti sociali dovranno pertanto confrontarsi con la dimensione del bene comune, in uno scenario di riferimento geopolitico e istituzionale profondamente intrecciato con le logiche dello sviluppo tecnologico e del “possesso” delle diverse tecnologie. La fluidità e dinamicità di questo quadro presenta delle grandi potenzialità per lo sviluppo umano, ma anche enormi rischi di fronte a potenziali situazioni di ingiustizia, iniquità e sfruttamento. Una delle sfide legate all’evoluzione dell’intelligenza artificiale consiste pertanto nella costruzione di solidi impianti etici e chiari riferimenti legislativi e regolamentari, ispirati al principio universale di uguaglianza. Un’uguaglianza che - in questo settore - parte dalla garanzia dell’accesso alle tecnologie e della loro fruibilità per tutti, senza distinzioni rispetto alla provenienza geografica, all’età, al ceto sociale o alle condizioni economiche.

Queste (e altre) grandi problematiche si possono leggere in filigrana nelle pagine di don Andrea, dedicate a registrare e commentare gli incontri, le riunioni, i gruppi di lavoro, i meeting realizzati nelle grandi istituzioni internazionali, i centri di ricerca, le sedi diplomatiche, i cosiddetti “palazzi del potere” e i grandi siti culturali in tutto il mondo. Sedi presso le quali ha svolto con competenza ed entusiasmo il proprio ruolo di animatore di un dibattito su come sia possibile vivere in modo autenticamente umano questa nostra epoca contraddistinta dal progresso tecnologico; suggerendo a scienziati, decisori politici e rappresentanti istituzionali la necessità di ancorare ogni visione di futuro a un’idea di “umanesimo scientifico”; proponendo una visione della scienza animata dalla costante tensione a migliorare le conoscenze e la vita sulla Terra e orientata al conseguimento della pace e di uno sviluppo integrale e armonico, poggiando le proprie basi sull’evidenza scientifica come metodo e sul bene delle persone come obiettivo, con una particolare attenzione alla risoluzione delle situazioni di fragilità e ingiustizia.

Scorrendo questo diario si legge la passione profonda di don Andrea - spesso condivisa dai suoi interlocutori, pur nella diversità dei ruoli e delle appartenenze culturali e religiose - per l’uomo e per la persona come soggetto di diritto. Una passione che richiama alla necessità di una riflessione per rinnovare i sistemi di diritto tendendo a uno Ius novum universale, profondamente umanocentrico. La rivoluzione tecnologica e le transizioni in atto devono necessariamente prevedere un loro confronto con la logica dei diritti umani, facendo proprio l’assunto della centralità della persona e l’obiettivo di aiutare questa a realizzarsi integralmente nel rispetto degli altrui diritti e libertà, nel solco tracciato alla metà del Novecento dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, con il valore della eguale dignità di tutti i membri della famiglia umana al centro di ogni sistema di diritto universale.

La narrazione di don Andrea descrive tanti incontri con le persone - in primis scienziati e tecnologi - e racconta di un sistema di relazioni (ben diverso e più profondo di quello delle connessioni, nel quale siamo immersi) costruito con pazienza e tenacia, in nome di un’idea di unità opposta alla frammentazione, cifra interpretativa della nostra epoca. Un’unità costruita da tanti impegni personali, accomunati dal desiderio di dare un senso allo sviluppo della scienza e alla sua trasformazione in tecnologia, per raggiungere tutte le persone e migliorare la loro vita.

Un percorso che punta all’inclusione e che non si esime dal toccare problematiche particolarmente crude e punti dolenti, come quelli che riguardano il continente africano, con le inaccettabili disparità rispetto al mondo occidentale, con i profondi squilibri causati dalle tante forme di sfruttamento al quale è sottoposto, anche a seguito dei processi necessari al progresso della ricerca scientifica e alla sperimentazione e produzione delle tecnologie.

Ma la necessità di unità passa anche dal confronto con le sintesi e i linguaggi dell’arte, dimensioni capaci di dare uno sguardo sul mondo e risposte radicali a domande di senso altrettanto radicali - come il significato della sofferenza, o i bisogni immateriali impliciti nell’esistenza di ognuno di noi - rappresentando il massimo di realtà profonda muovendo dal minimo di realtà sensibile.

La lettura del diario di don Andrea e la scrittura di queste righe di presentazione mi hanno rammentato un sogno e un desiderio che ha attraversato tutta la mia vita di scienziata: riuscire a coniugare l’attività di ricerca con il miglioramento della vita delle persone. Un’aspirazione che accomuna tante donne e tanti uomini di scienza, e che nel progetto promosso dall’Accademia per la vita hanno trovato un enzima e un catalizzatore capace di generare interesse, entusiasmo ed energie finora impensabili.

Una spinta a cercare di cambiare i destini dell’umanità, studiando come le tecnologie abilitanti, l’intelligenza artificiale, la data science, il quantum tech, la robotica possano contribuire a rendere migliore la nostra esistenza, lottare contro la disuguaglianza, essere uno strumento di pace piuttosto che una causa di sofferenza.

Le pagine di don Andrea raccontano la nascita e l’evoluzione di questo progetto, germinato all’interno di un’istituzione vaticana a cui papa Francesco ha chiesto di porsi in dialogo con le tradizioni culturali e religiose più diverse per discutere sul senso della vita umana e tutte le implicazioni di natura etica che accompagnano l’esistenza, con una prospettiva libera e innovativa, e che si pone in linea di relativa discontinuità rispetto agli approcci classici della bioetica cattolica.

L’insegnamento che la sottoscritta e moltissimi partecipanti a questa avventura culturale abbiamo tratto è innanzitutto di ordine metodologico: per cambiare il mondo occorre viaggiare e confrontarsi a cuore aperto, incontrare le persone, scambiare le idee, ascoltare le posizioni di tutti senza prevenzioni e dogmatismi, usando approcci, modelli e linguaggi meno astratti e ideologici rispetto al passato, più ancorati alla realtà e ai bisogni dell’uomo, con un metodo induttivo che muova da situazioni e bisogni concreti. E poi, diffondere questo messaggio di apertura con tutti coloro che si dimostrino disponibili a una sincera collaborazione su tutte le piste di possibile confronto, alla ricerca di un orizzonte comune, di un ethos condivisibile, di un radicamento che regoli il vivere e l’agire. Mettendo in comune l’inquietudine - chi della ragione, chi della fede, chi di entrambi - che nella ricerca e nel confronto riconosce il senso dell’alterità e del bisogno dell’altro, e la responsabilità reciproca.

Quella di don Andrea è la testimonianza di un impegno e di una passione per cucire i rapporti e tessere la tela di uno sforzo comune, profuso da tante persone che nel dialogo costruttivo, aperto e sincero hanno trovato una motivazione più forte per sviluppare una scienza orientata al bene dell’umanità.

Titolo: Scusi, ma perché lei è qui?
Categoria: Saggi
Autore/i: Andrea Ciucci
Editore: Terre di mezzo
Pagine: 128
Prezzo: 13,00