I vulcani attivi sono spesso sede di terremoti di media e bassa magnitudo, indotti dal movimento di fluidi vulcanici che facilitano processi di fratturazione e fagliazione oppure dal collasso dell'edificio vulcanico sotto il suo stesso peso. “Gli studi storici di carattere sismologico riportano per Ischia almeno 12 terremoti in tempi storici compresi tra il 1275 e il 1980 d.C., con magnitudo compresa fra 3 e 4 gradi”, prosegue Billi. “In particolare, si deve ricordare il sisma del 1883, sicuramente il più devastante nella storia specie per Casamicciola, dove le vittime furono ben 2.312 e la maggior parte delle abitazioni crollò”.
Per quanto riguarda l'ultimo evento tellurico che ha colpito la medisima località, la scarsa profondità dell'ipocentro (solo 2 km) potrebbe aver favorito la concentrazione dell'energia rilasciata. Ma non solo. “La presenza in corrispondenza di Casamicciola di terreni sciolti poco rocciosi potrebbe aver generato il noto effetto di amplificazione delle onde sismiche, portando a uno scuotimento maggiore di quanto normalmente atteso per terremoti di bassa magnitudo (circa 4)”, conclude il ricercatore dell'Igag-Cnr. “Sebbene di bassa energia, i terremoti di Ischia possono risultare distruttivi e fatali per le due cause che abbiamo indicato: scarsa profondità degli ipocentri (concentrazione dell'energia in superficie), presenza di terreni sciolti e poco litoidi”.
Fonte: Andrea Billi, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, Roma, tel. 06/49914955 , email andrea.billi@cnr.it -