“Il film ci dice che la società del futuro sarà piena di spazzatura perché non la riusciamo a trattare: produciamo rifiuti che non rientrano nei circoli naturali perché abbiamo creato materiali che in natura non esistono”, commenta Tozzi. Dovremmo produrre meno spazzatura. “Sarebbe più sostenibile per l’ambiente aggiustare e riutilizzare prodotti già in uso, ma purtroppo ora è più costoso che comprare qualcosa di nuovo. La strada maestra è quella del riutilizzo dei materiali, ma si riesce a recuperare poco”, prosegue Tozzi. “Dovremmo riuscire a incrementare la percentuale di riciclo arrivando a dover smaltire il 15% dei rifiuti, sarebbe già un traguardo. Il film è un facile profeta, perché purtroppo non lo stiamo facendo”.
La ricerca studia come coltivare verdure e ortaggi in condizioni ambientali estreme come avverrebbe su altri pianeti, può essere utile? “Sì, nel lungo periodo, ma vorrebbe comunque dire che abbiamo abdicato e rinunciato quindi a risolvere il problema, trovando rimedi alternativi che chissà quando potranno essere realizzati”, aggiunge il ricercatore. Nel film, Wall-E compatta e accumula l’immondizia, quali sono le tecnologie in aiuto al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti? “Uno dei problemi è nell’imballaggio. Le confezioni monouso andrebbero riservate per gli usi indispensabili come quello medico”, osserva Tozzi. “Il packaging è spesso composto da plastica, cartone e ferro e quindi diventa più difficile da riciclare. La strada per semplificare la produzione e lo smaltimento mi sembra ancora lunga ma una soluzione potrebbe essere creare imballaggi composti da un solo materiale riciclabile”. Anche le infrastrutture di smaltimento sono importanti. “Per incrementare il riciclo dei rifiuti andrebbero potenziati i piccoli impianti locali per trattare il materiale differenziato e reimmetterlo nei cicli produttivi in maniera efficace, altrimenti il lavoro di raccolta differenziato va sprecato”, continua il ricercatore.