Tornerà mai il freddo?
Un mammuth, un bradipo gigante e una tigre dai denti a sciabola sono i protagonisti de “L’era glaciale”, film d’animazione che ha aperto un franchise cinematografico lungo oltre vent’anni e non ancora concluso. In quell’epoca, nel Pleistocene, la Terra affrontava una fase glaciale, mentre oggi è sotto gli effetti del riscaldamento globale, fortemente alimentato dall’attività dell’uomo. Ad Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr, abbiamo chiesto quali prospettive possiamo attenderci per il futuro, prendendo in esame la storia climatica del nostro Pianeta e le sue ciclicità
“L’era glaciale” è un film d’animazione uscito nel 2002, diretto dal regista statunitense Chris Wedge in collaborazione con il brasiliano Carlos Saldanha, il primo di una serie cinematografica costituita da altri cinque film, oltre che da diversi cortometraggi e da una serie animata. La storia è ambientata sulla Terra, circa 20mila anni fa, e narra le avventure di un mammuth (Manfred), di un bradipo gigante (Sid) e di una tigre dai denti a sciabola (Diego), alle prese con l’approssimarsi della glaciazione terrestre.
Quello che viene rappresentato nel film è un periodo, il Pleistocene superiore, nel quale la Terra affronta il picco glaciale e l’uomo vive in condizioni non molto distanti da quelle rappresentate nel lungometraggio di Wedge-Saldanha. “In realtà, il nostro clima è entrato in un’era che potremmo definire glaciale ben prima, all’incirca 5 milioni di anni fa, contraddistinta da un’alternanza relativamente regolare tra periodi interglaciali, caratterizzati da piogge e caldo, e fasi glaciali più lunghe, fredde e secche”, spiega Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Igg) del Cnr. “Dal punto di vista climatico, al termine delle fasi calde si può rilevare un progressivo ma lento aumento delle aree ghiacciate, associato a un abbassamento delle temperature, fino al raggiungimento di un picco glaciale, al quale segue un rapido riscaldamento nell’ordine di un grado centigrado ogni 1.000 anni. Tra una glaciazione e l’altra si parla per l’appunto di periodi interglaciali, come quello in cui stiamo vivendo oggi, chiamato Olocene”.
Il clima della Terra ha sempre mostrato variazioni e alternanza tra periodi caldi e freddi. Il nostro Pianeta ha attraversato periodi molto diversi tra loro, ad esempio, circa 700 milioni di anni fa era quasi completamente ricoperto di ghiaccio, la cosiddetta ‘Terra a palla di neve’, mentre circa 55 milioni di anni fa le temperature erano di 10 gradi centigradi più alte di oggi, il ciclo idrologico molto violento e i due Poli avevano foreste lussureggianti. Ma negli ultimi 5 milioni di anni il clima ha avuto un comportamento oscillante, con variazioni sempre più marcate le cui cause, articolate e multifattoriali, sono ancora oggi allo studio. “Presumibilmente una delle cause di questi cicli è da ricercare nella variazione dell’orbita terrestre, ossia il movimento di rivoluzione che la Terra effettua attorno al Sole, nel corso del tempo, anche se questi piccoli cambiamenti non sono in grado, da soli, di modificare le temperature nella forma che abbiamo potuto riscontrare tra una fase e l’altra”, prosegue il ricercatore. “Qui entra dunque in gioco la complessità del clima, in grado di avere equilibri multipli, comportamenti irregolari e meccanismi di amplificazione di piccole perturbazioni esterne. Uno dei fattori climatici più importanti è proprio la composizione dell’atmosfera e, in particolare, la concentrazione di gas serra come l’anidride carbonica, in grado di modulare l’intensità dell’effetto serra e di determinare, in modo molto evidente, le proprietà del clima planetario”.
Nella storia della Terra si innesta quella dell’umanità, che ha avuto e sta avendo un impatto importante sull’andamento e la variazione del clima, specialmente dalla rivoluzione industriale in poi. Attraverso le attività antropiche e il conseguente aumento dei gas serra, in particolar modo dell’anidride carbonica, assistiamo un aumento delle temperature, seppur mitigato dall’assorbimento di questi gas da parte degli ecosistemi marini e terrestri. E le conseguenze più nefaste di questo andamento incessante, senza correttivi, saranno proprio per gli esseri umani. “In passato sono state effettuate simulazioni sull’evoluzione del clima terrestre in assenza di emissioni antropiche di gas serra. Molto probabilmente prima o poi sarebbe iniziato un lento accumularsi del ghiaccio, che in decine di migliaia di anni avrebbe portato a un nuovo picco glaciale. Va comunque detto che siamo sempre intervenuti sull’ambiente, modificandolo: si pensi ai disboscamenti per la creazione di aree agricole, iniziati poco dopo la fine dell’ultimo periodo glaciale. Ma la grande accelerazione è avvenuta certamente con la rivoluzione industriale e oggi le temperature crescono a un ritmo 10 volte superiore a quanto sarebbe avvenuto senza il nostro intervento, con la possibilità che a fine secolo la temperatura sia di 3 o 4 gradi maggiore, e con eventi estremi sempre più frequenti”, conclude Provenzale. “Difficile dire cosa succederà nel lungo periodo, ma è possibile che l’effetto serra generato dalle attività umane stia facendo uscire il clima dallo stato oscillante, proiettando la Terra verso un ‘nuovo clima’, con caratteristiche tutte da capire. Questo non sarà un problema per il Pianeta, che è passato attraverso catastrofi di ogni tipo, ma lo sarà certamente per noi e per le nostre società, se non ridurremo drasticamente queste emissioni, applicandoci anche per sviluppare tecniche di adattamento e gestione del rischio determinato dal riscaldamento globale”.