Saggi

Il futuro? Sicuramente incerto

potere
di Marco Ferrazzoli

Il libro di Massimo Inguscio e Gabriele Beccaria “Come potrebbe essere il domani” raccoglie otto percorsi tra “fisica, biologia e medicina, quantistica, elettronica e robotica, ambiente, digital humanities e neuroscienze”. All'insegna dell'esercizio del dubbio, della coscienza dell'imperfezione. A fare la parte del leone è il Cnr. La presidente Maria Chiara Carrozza: “Il nostro Ente è una sorta di filo rosso del libro, partendo da Volterra, giustamente onorato quale incarnazione dell'uomo di scienze”

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Il titolo del libro di Massimo Inguscio e Gabriele Beccaria “Come potrebbe essere il domani. Perché la scienza può rendere il nostro futuro migliore” si distingue, per il condizionale e per la positività, rispetto alla sicumera e al pessimismo che contraddistinguono molta comunicazione scientifica degli ultimi anni, si pensi solo a quella sulla pandemia. In otto capitoli, i due autori - rispettivamente il “fisico quantistico che dal 2016 al 2021 ha presieduto il Consiglio nazionale delle ricerche” e il giornalista che dirige le sezioni Tutto scienze e Salute del quotidiano La Stampa - raccontano altrettanti percorsi tra “fisica delle particelle e tecnologie, biologia e medicina, meccanica quantistica e computer, elettronica e robotica, energia e ambiente, biologia e astronomia, digital humanities e neuroscienze”.

Il libro parte dalla premessa che non bisogna affermare la scienza come “una sorta di nuova religione universale segnata dall'adozione di un progresso – anzi, del Progresso - permanente e inarrestabile”. Al contrario, l'immaginazione scientifica è sempre accompagnata dal dubbio, dalla coscienza dell'imperfezione. Ciò che l'editor John Brockmann esprimeva con una frase indicativa: gli scienziati corrono mentre gli altri sono costretti a inseguire; ma, proprio perché studiano e sperimentano, cadono e si rialzano. “Non esiste alcun elemento per ritenersi estranei a future creazioni di altri virus e quindi al sicuro”, dice per esempio sulla pandemia Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr a Pavia. Di quest'incertezza lo scienziato deve essere sempre umile interprete, come quando nel 1934 Guglielmo Marconi, secondo presidente del Cnr e padre della radio, chiese: “Ho reso il mondo migliore oppure ho aggiunto un'altra minaccia?”.

Tra le storie dei molti studiosi che hanno tracciato i percorsi verso il futuro nei settori della conoscenza indagati dal saggio, a fare la parte del leone è proprio il Cnr: sin dalla gigantesca personalità del fondatore, Vito Volterra, per poi passare attraverso i suoi molti successori, fino all'attuale presidente Maria Chiara Carrozza. Che, riguardo al libro, osserva: “Ringrazio Inguscio e Beccaria perché, pur non scrivendo una storia del nostro Ente, lo hanno assunto come una sorta di filo rosso del libro, attraverso moltissime notizie. E per averlo fatto partendo da Volterra, giustamente onorato quale acceso sostenitore dell'interdisciplinarità e dell'internazionalità della scienza, oltre che della sua divulgazione: davvero, come sostengono, l'incarnazione dell'uomo di scienze. La sua eredità è oggi raccolta dal maggior ente di ricerca italiano con migliaia di studiosi e decine di istituti, un insieme di competenze che vanno dalla computer science alle digital humanities”.

Molte storie di “Come potrebbe essere il domani” sicuramente sorprenderanno i lettori. Per esempio, il contributo che Enrico Fermi diede alla realizzazione di un calcolatore elettronico in Italia, dopo quello chiamato Eniac del progetto Manhattan, che debuttò il 16 febbraio 1946 all'Università della Pennsylvania: 200 metri quadrati, 30 tonnellate di peso, quasi mezzo milione di dollari di costo. Il suo emulo italiano - la Cep, Calcolatrice elettronica pisana - entrerà in funzione nel 1961, segnando un percorso di avanzamento tecnologico che arriva fino a Leonardo, dotato di una potenza di picco di 270 petaflop, cioè 270 milioni di miliardi di operazioni al secondo, la memoria di 750.000 personal computer. Installato nel nuovo Tecnopolo bolognese, notano gli autori, Leonardo “costa meno di Cristiano Ronaldo: 240 milioni”.

Un altro incontro probabilmente sconosciuto ai più è quello tra due giganti della matematica, l'italiano Ennio De Giorgi e il Nobel per l'economia John Nash. E poi c'è il “pianeta Q”, il “regno quantistico” in cui l'Italia riveste un ruolo come protagonista della flagship europea sulle Quantum Technology. E, ancora, l'intelligenza artificiale che Nick Bostron definisce “Superintelligenza” ma anche “una bomba in mano a un bambino”, poiché “siamo diventati più forti di quanto siamo diventati più saggi”.

Per scoprire orizzonti misteriosi e affascinanti non c'è però bisogno di avventurarsi nelle scienze di frontiera, basta riflettere sui dati relativi a uno dei beni più preziosi e comuni di cui disponiamo, l'acqua. La Terra non è più il “paradiso dell'acqua”, una classifica stilata dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadina in California ci ha retrocesso al quinto posto: al primo si trova Ganimede, un satellite di Giove il cui volume di acqua è il 69%, contro il nostro misero 0,12%. Risorse scarse e che sfruttiamo in modo indiscriminato: in 100 anni, il loro utilizzo è cresciuto di sei volte e si parla ormai comunemente di “stress idrico”. Di nuovo, una lezione di incertezza e umiltà. Dobbiamo perdere la nostra prosopopea di Weird, acronimo anglosassone che sta per “occidentali, educati, industrializzati, ricchi e democratici”.

Dall'acqua alla “memoria del ghiaccio”, con progetti come Beyond Epica e Ice Memory tesi a studiare e conservare il nostro passato climatico tramite i carotaggi, che già permettono di risalire fino a 800 mila anni indietro. Studi di oggi e di domani si intersecano con figure di pionieri eroici come Aldo Pontremoli, 32enne fisico milanese che scomparve il 25 maggio 1928 a bordo della navicella del dirigibile di Umberto Nobile. Nel 1997 il Cnr aprirà una base di ricerca a Ny Alesund nelle Isole Svalbard, battezzata non a caso Dirigibile Italia. Oppure come Gustavo Colonnetti, presidente del Cnr che assieme ad altri membri dell'Assemblea inserirà nella Costituzione l'articolo 9, “la Repubblica promuove la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica e ne incoraggia lo sviluppo”.

Uomini di scienza per i quali, diceva Volterra, “la curiosità è grande di guardare fuori e lontano, vivo il desiderio di frugare nelle vetrine degli altri per ben conoscere il valore della propria”. E le cui vicende si intersecano nel libro con suggestioni artistiche e letterarie, da Isaac Asimov alla tela di Nicolas Poussin “La peste di Azoth”, fino alla sitcom demenziale “The Big Bang Theory”.

 

titolo: Come potrebbe essere il domani
categoria: Saggi
autore/i: Inguscio Massimo, Beccaria Gabriele
editore: Bur Rizzoli
pagine: 221
prezzo: € 16.00

 

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