Editoriale: Immortalità

Tutti immortali?

Raffigurazione dell'immortalità
di Marco Ferrazzoli

Questo numero dell’Almanacco della Scienza è dedicato al tema dell’immortalità, sogno o incubo dell’umanità da sempre, desiderata quanto impossibile. Con il supporto delle ricercatrici e dei ricercatori del Cnr ne parliamo in riferimento a universo, montagne, continenti, internet, videogames, amianto, virus, cervello, alimentazione, quantistica…

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Pandemie, guerre, incidenti stradali e sul lavoro, catastrofi cosiddette naturali… Quasi ogni volta che ci ritroviamo a piangere delle vittime, ancor più se giovani o addirittura bambine, ripetiamo il nostro impegno a evitare che quella tragedia si ripeta: “Mai più!”. Dai moniti delle cariche istituzionali e spirituali, nazionali e internazionali, alle manifestazioni di piazza, alle nostre riflessioni e preghiere più intime. Lo diciamo con assoluta sincerità, così come altrettanto spontaneamente ripetiamo gli errori che hanno portato a quelle sciagure: sottovalutazione dei rischi, aggressività, violenza, disprezzo dell’ambiente.

Siamo fatti così. Da un lato coltiviamo il mito dell’immortalità, dall’altro facciamo del tutto perché non diventi realtà. Né, in assoluto, questo sarebbe possibile, poiché tutto ciò che esiste è in quanto tale finito, mortale. In questo periodo siamo però costretti a confrontarci con un’epidemia globale e un conflitto combattuto in territorio europeo, due scenari che credevamo debellati dal nostro orizzonte moderno e occidentale e che rendono la riflessione ancor più angosciante.

Dare risposte non è facile, ma qualche domanda possiamo farcela. Intanto, dovremmo chiederci se davvero abbiamo diritto di considerarci esenti da questo tipo di tragedie solo perché viviamo nell’epoca e nel pezzetto di mondo che godono della maggiore longevità mai conosciuta dall’essere umano nella storia (oltre che dal maggior benessere, le due fortune sono strettamente correlate). Poi, dovremmo domandarci se non sia il caso di attenuare lo sconcerto che ci assilla, cercando di allineare le nostre ambizioni ai nostri comportamenti: agire meglio, ma senza la presunzione di poter decidere per intero il nostro destino.

Con modestia, ma confortati come sempre dagli expertise della nostra rete di ricerca, in questo Almanacco della Scienza abbiamo declinato questi interrogativi epocali in alcune domande più minute, ottenendo alcune risposte di un certo interesse. Intanto, come leggiamo nel Focus, né l’Universo, né le montagne, né i continenti sono immortali e immutabili; e non lo è neppure quella Rete dove tanto ci piace “vivere” e “morire” nei videogames. Per quanto riguarda la salute, abbiamo dedicato alcuni articoli: all’amianto, materiale durevole quanto nocivo; alla capacità dei virus di mutare per prolungare la loro esistenza, che stiamo conoscendo bene in questo periodo; al nostro ingannevole cervello, che con l’età ci dà l’impressione che il tempo scorra più rapidamente e che, nel momento della morte, ci fa rivedere tutta la vita come in un film. Ma, a proposito di inganni, ricordiamoci che non esistono cibi miracolosi o nocivi e che, secondo la quantistica, un gatto può essere contemporaneamente vivo e morto…

Se aveste l’impressione che alcune risposte siano confondenti, va benissimo, su questo tema (come su qualunque altro) la ricerca non può dare certezze assolute ma avanzamenti di conoscenza provvisori (speriamo, altrimenti il progresso si arresterebbe). Quanto l’immortalità, l’età e il tempo siano dimensioni sfuggenti lo confermano anche l’intervista con Paolo Crepet, il film “Highlander” e i libri di Guido Tonelli e Isabella Saggio, di cui leggete nelle altre rubriche del nostro magazine.

Lo stesso Almanacco sul quale, qualche tempo fa, avevamo dedicato alla morte un numero di cui questo è, in qualche modo, la prosecuzione. Non certo la conclusione, però, giacché l’argomento è per l’appunto infinito e qualunque tentativo di trarre una morale si tradurrebbe in un facile moralismo: abitare il nostro pianeta portandogli più rispetto e portandone molto di più al nostro prossimo e a noi stessi; ricordare che un regime di vita equilibrato può garantirci un’esistenza più lunga e serena, non infinita né in assoluto felice, e che la stessa longevità conquistata non è per sempre né esclusivamente positiva, viste per esempio le “controindicazioni” socio-economiche non facili da risolvere che comporta; godersi l’allungamento della vita senza cadere nel ridicolo del giovanilismo eccessivo; ambire a quella popolarità che dell’immortalità rappresenta un notevole surrogato ma non pensare che quella dei “grandi” della storia equivalga ai like e ai follower dei nostri account social. E avere fiducia nella ricerca che, anche quella privata, punta con decisione su tecnologie e terapie in grado di rallentare il processo di invecchiamento umano: fermarlo o invertirlo, però, è un obiettivo molto complicato da raggiungere.

A coloro che lavorano per migliorare e allungare la nostra vita, oltre che la nostra fiducia, va il nostro grazie, a partire dalle colleghe e dai colleghi che ci hanno aiutato in questo Almanacco. Così pure, come di consueto, ringraziamo i nostri lettori.

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