Focus: Immortalità

Una montagna di tempo

Urali
di Alessia Cosseddu

Massicci, vette, fiumi, oceani esistevano prima di noi ed esisteranno ancora dopo la nostra morte. Li percepiamo come parte di un mondo eterno e immutato ma anche il loro ciclo vitale, per quanto lungo, è finito. Così pure percepiamo i continenti come immobili, mentre si muovono continuamente: l’Africa accorcia la sua distanza dall’Europa di 2 cm all’anno

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Se dovessimo pensare a qualcosa che esiste da tantissimo tempo ed esisterà ancora per molto altro tempo, forse la prima cosa che ci viene in mente sono le montagne, che immaginiamo siano sempre state lì, dove e come le vediamo. Paragonato al nostro, il loro ciclo vitale ci appare eterno, ma sappiamo che non è così. Ne parliamo con Sandro Conticelli, direttore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr, professore ordinario presso l'Università di Firenze e presidente della Società geologica italiana.

“L’Universo, con i mondi in esso contenuti, per quanto percepito come infinito ed eterno, possiede limiti temporali determinabili univocamente e ben riconoscibili. Per quanto lungo sia il ciclo vitale di una stella o di un pianeta a essa collegato, questo è comunque finito. Lo stesso vale per il pianeta su cui viviamo, nel quale i fenomeni geologici che ne modellano il paesaggio si estendono oltre lo spazio temporale della vita umana", spiega Conticelli. "Montagne, fiumi, oceani, continenti esistevano prima di noi e rimarranno successivamente alla nostra morte, immaginandoli così come parte di un mondo eterno e quindi immortale, ma in continuo mutamento”.

Il geologo descrive come la vita umana, e l’ambiente in cui essa si sviluppa, dipenda dai processi geologici che, modellando la superficie terrestre, concentrano le risorse necessarie alla vita sulla Terra, sia come soddisfazione dei fabbisogni primari dell’uomo, sia come materiali utili allo sviluppo sociale e tecnologico della comunità. Ma quando è nata la Terra e come si è trasformata fino a diventare così come la vediamo? “Nel 1953 i geologi hanno definito l’età della nascita della Terra, sino ad allora creduta non più vecchia di 95 milioni di anni, collocandola invece a 4 miliardi e 566 milioni di anni fa. Nei quattro miliardi e mezzo di anni della sua storia il Pianeta ha vissuto sconvolgimenti profondi, che hanno portato all’emersione dei continenti, alla loro deriva sulla superfice terrestre, alla comparsa della vita, prima essenzialmente marina e poi terrestre, alla comparsa ed estinzione di numerose specie viventi, fino ad arrivare alla comparsa del primo ominide circa cinque milioni di anni fa e di Homo sapiens circa 300mila anni fa”.

Tutti a scuola abbiamo studiato la deriva dei continenti, perciò sappiamo che anche ciò che percepiamo come immobile, in effetti non lo è. “I continenti alla deriva si sono scontrati e separati più volte dando origine per ciascuno scontro a una nuova catena montuosa, e per ciascuna separazione a un nuovo oceano. Il più antico oceano oggi esistente sul Pianeta non è più vecchio di 150 milioni di anni. Oggi sappiamo che le catene montuose nella loro crescita e distruzione continua si ergono verso il cielo di alcuni centimetri all’anno. Il monte Everest nel 2020 misurava ben 86 cm in più rispetto al 1954. I continenti si muovono continuamente, con l’Africa che accorcia la sua distanza dall’Europa di 2 cm all’anno e il Nord America si allontana dall’Europa della stessa misura. Dal punto di vista del geologo, immortalità ed eternità appaiono categorie legate alla concezione umana più che alla reale storia dell’Universo e della Terra”, conclude il direttore del Cnr-Igag.

Fonte: Sandro Conticelli, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, e-mail: sandro.conticelli@igag.cnr.it

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