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Uno storico accordo 'taglia CO2'

inquinamento
di Marina Landolfi

Lo hanno finalmente firmato Cina e Stati Uniti, tra i primi paesi al mondo per emissioni di gas serra. Ma anche l’Europa ha rinnovato il proprio impegno. Ne parla Antonello Pasini dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr

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Un’intesa storica è stata firmata lo scorso mese di novembre tra Cina e Stati Uniti, i due paesi che emettono più CO2 al mondo, per la riduzione di emissioni di gas serra. Secondo l’accordo, gli Stati Uniti ridurranno la quantità di gas serra tra il 26 e il 28% rispetto ai livelli del 2005, la Cina lo farà entro il 2030 e produrrà il 20% dell’energia da fonti alternative.

“È la prima volta che i due paesi si impegnano formalmente e parlano di cifre precise. Da tempo all’Onu si discuteva di come mettere in pratica il principio di responsabilità comune, ma differenziata, secondo il quale tutti siamo responsabili per le emissioni, ma in maniera diversa”, spiega Antonello Pasini, esperto di cambiamenti climatici dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr. “I paesi che inquinano di più devono mettere in pratica azioni più incisive di riduzione”.

gas serra

Negli Usa, Obama ha registrato l’opposizione repubblicana. D’altro canto, i vertici cinesi appaiono più sensibili al tema ambientale. “Ho potuto notare personalmente che il problema è sentito, anche perché lì si muore di 'inquinamento’ come noi neanche immaginiamo. Lo sviluppo economico non può più andare a scapito del benessere della gente”, prosegue il ricercatore.

La recente pubblicazione a Copenhagen del documento di sintesi del nuovo rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell’Onu chiama in causa le responsabilità dell'uomo sulle emissioni di gas serra, che devono essere ridotte dal 40 al 70% entro il 2050 e sparire dal 2100. Il tempo a disposizione è dunque poco ma, come afferma il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: “Se si continua come adesso, l’opportunità di contenere l’aumento delle temperature al di sotto di due gradi centigradi svanirà entro il prossimo decennio. La buona notizia è che se agiamo subito, avremo i mezzi per costruire un mondo migliore e più sostenibile”.

Con il trattato d Kyoto (1997) i paesi industrializzati, tra i responsabili delle grandi emissioni di gas serra, dovevano dare il 'buon esempio’. Anche se le Conferenze degli ultimi anni non hanno portato molte novità per fermare il riscaldamento globale, nelle ultime settimane la situazione sembra cambiata. “Oltre all’accordo stipulato tra il Presidente degli Stati Uniti Obama e il Presidente della Cina Xi Jinping a Pechino, i paesi dell’Ue hanno recentemente formalizzato un impegno sugli obiettivi climatici per il 2030, per la diminuzione delle emissioni del 40% e un incremento della produzione di energia alternativa”, conclude Pasini. “Dal punto di vista scientifico, le stime effettuate dimostrano che gli accordi non bastano a combattere il riscaldamento globale: per raggiungere questo obiettivo è necessario che anche gli altri paesi, soprattutto quelli in via di forte sviluppo, come India, Brasile e Corea, inizino a diminuire le emissioni”.

L’Europa sembra pronta a rafforzare il suo impegno: oltre alla riduzione nel 2013 dell’1,8% rispetto al 2012, potrebbe raggiungere in anticipo gli obiettivi posti per il 2020, come rivelano la relazione della Commissione europea sui progressi relativi all’azione del clima e i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente. La conferenza annuale Onu sui cambiamenti climatici che terminerà il 12 dicembre a Lima (Perù), sarà una tappa cruciale per un accordo mondiale 'taglia-CO2’, in vista della conferenza di Parigi del dicembre 2015, che mira a trovare un’intesa che sostituisca, dal 2020, il protocollo di Kyoto.

Fonte: Antonello Pasini, Istituto sull'inquinamento atmosferico, Monterotondo, tel. 06/90672274 , email pasini@iia.cnr.it -

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