Le onde si propagano sulla superficie del mare con una loro velocità: "se il vento supera questo valore e continua con la sua azione di trascinamento, l’onda tende ad aumentare in altezza”, precisa il ricercatore. “Ma il fenomeno non può crescere in modo indefinito: c’è una pendenza limite oltre la quale l'onda frange. Questo processo aumenta l'efficienza di trasferimento di energia tra atmosfera e mare, portando progressivamente a onde più lunghe e più alte”.
I fondali rivestono un’importanza fondamentale nella formazione e nella trasmissione delle onde, influenzandone velocità di propagazione e lunghezza. “Quando si avvicinano a riva e la profondità del mare diventa inferiore alla lunghezza d'onda, non possono più propagarsi con la stessa velocità con cui si diffondono in mare profondo. Esiste una velocità limite oltre la quale non possono andare”, prosegue Iafrati. “La riduzione della velocità implica una crescita dell’ampiezza e della pendenza: raggiunto il valore di pendenza si ha il frangimento. Se la riduzione della profondità è repentina, l'aumento dell'altezza d'onda diventa notevole e il conseguente frangimento è particolarmente violento, portando alla dissipazione di tutto il contenuto energetico dell'onda”.
Questo fenomeno consente anche di individuare la presenza di pericolosi bassi fondali. “Vedendo, per esempio, una zona in prossimità della riva, dove le onde frangono senza un apparente motivo si può dedurre la presenza di un bassofondo ed evitarlo per tempo”, conclude lo studioso dell’Insean-Cnr.
Fonte: Alessandro Iafrati, Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale del Cnr, Roma, tel. 06/50299296 , email alessandro.iafrati@cnr.it -