Che mondo ci aspetta?
Marco Malvestio, ricercatore presso l'Università di Padova, nel saggio “Raccontare la fine del mondo” (Nottetempo) riflette sui tempi in cui viviamo definiti “tempi fantascientifici”, attraverso due macro categorie: distopia e romanzo post apocalittico. Secondo l'autore intorno a noi accadono cose stupefacenti e il nostro tempo è cronologicamente quello in cui i classici della fantascienza ambientavano la loro immaginazione del futuro
Marco Malvestio nel libro “Raccontare la fine del mondo” (Nottetempo), spiega, come la fantascienza, immaginando il futuro, tende a descriverlo attraverso due macro categorie: distopia e romanzo post apocalittico, che “rappresentano delle definizioni imprecise come tutte le definizioni”. La prima è un tipo di immaginario che si fonda sulla continuità tra il mondo in cui viviamo e il mondo che immaginiamo, portato a degli estremi. “Questo accade anche nelle distopie climatiche, nel senso che spesso si immagina un futuro in cui gli effetti dei cambiamenti climatici siano notevolmente peggiori di quanto non siano nella realtà che viviamo, attuale, presente”.
Il romanzo post apocalittico, quello cui spesso si associa la fantascienza è, invece, caratterizzato da una frattura tra il presente e futuro: “È successo qualcosa che ha creato un prima e un dopo. Quello che succede nelle rappresentazioni fantascientifiche del cambiamento climatico e dell'antropocene è che queste due cose si mescolano e vengono rappresentate letteralmente come un'apocalisse”. Secondo Malvestio una rappresentazione utile da immaginare ma anche molto problematica.
Il libro riflette su queste due tematiche attraverso cinque capitoli, ognuno dei quali rappresenta un'era “geologica”. Apre con l'immagine di Venezia sommersa dall'acqua alta: un fatto reale e non immaginario, che appartiene al presente e non a qualche scenario futuribile; un fenomeno antico che il surriscaldamento globale, tra innalzamento del livello del mare e cambiamento della circolazione dei venti, ha contribuito a rendere più frequente. “Nel novembre del 2019, Venezia è stata sommersa da un metro e ottanta d'acqua - il dato peggiore dal 1966 - ma anche il dodicesimo evento mareale sopra il metro e dieci soltanto in quel mese. La cripta di San Marco sommersa, e la chiesa, coi suoi mosaici e i suoi marmi, inondata d'acqua”. Quel novembre, tutto il mondo ha seguito l'acqua alta che invadeva negozi e magazzini, portando via mobili, arredi, persino barche; le foto di piazza San Marco completamente invasa dai flutti hanno occupato tutti i social network. Quello che stava accadendo negli spazi digitali, e fisicamente tra le calli e le piazze di Venezia, dove la vita di migliaia di persone veniva messa a soqquadro, era solo l'ennesimo film catastrofico, l'ennesima fantasia apocalittica hollywoodiana?
Chiaramente no, e così l'autore nel primo capitolo ci invita a valutare l'impatto delle attività umane sull'ambiente. Dedica ampio spazio all'“Era geologica Antropocene”, proposta per indicare un'intera era geologica e caratterizzata proprio da queste attività. Si legge come nel 2007, la Commissione stratigrafica della Società geologica di Londra pubblicò uno studio in cui isolava gli elementi che permettevano di definire questa nuova era: l'erosione eccede massicciamente la naturale produzione di sedimenti; i livelli di anidride carbonica e metano sono di gran lunga i più alti dell'ultimo milione di anni, e vanno aumentando; la biosfera sta cambiando, e si registrano estinzioni di massa, migrazioni di specie e rimpiazzo della vegetazione naturale con monoculture; il livello dei mari potrebbe innalzarsi dai dieci ai trenta metri per ogni grado di temperatura. “Certo, l'uomo ha sempre interagito col proprio ambiente, e lo ha sempre modificato, ma negli ultimi due secoli lo ha fatto in maniera tale da alterare irrimediabilmente le condizioni del pianeta”, aggiunge Malvestio, “Il mondo in cui viviamo si è trasformato in una rappresentazione a causa delle tecnologie che riproducono forsennatamente la realtà, rendendo le cose che ci stanno intorno, e noi stessi, frammenti di storie. Eppure, a dispetto della loro perenne messa in scena, le catastrofi continuano ad accadere, e sono tutt'altro che irreali”.
In conclusione, il volume invita a riflettere su come la fantascienza, nella sua declinazione distopica e post-apocalittica, sia in grado di immaginare un futuro possibile, e attraverso questo futuro possa provare a ripensare il presente.
titolo: Raccontare la fine del mondo
categoria: Narrativa
autore/i: Malvestio Marco
editore: Nottetempo
pagine: 216
prezzo: € 15.00