Focus: Cinema e scienza

Matematici, star con tutti i numeri

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di Debora Cavallo

Sono tante le pellicole dedicate a questi studiosi, spesso rappresentati come personaggi che al talento per la loro disciplina associano disturbi fisici e mentali difficili da risolvere. È per questo che non sempre le storie che li vedono protagonisti sono a lieto fine, come spiega Roberto Natalini, direttore dell'Iac-Cnr

 

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Negli ultimi anni la considerazione del pubblico nei confronti di scienziati e innovatori è molto cambiata, grazie a un mutamento che ha coinvolto anche il cinema, da sempre caratterizzato dalla capacità di comunicare e interpretare mondi distanti dal grande pubblico. Non stupisce, quindi, che anche la matematica sia divenuta una star del grande schermo. È difficile però trovare film in cui il protagonista sia al tempo stesso un matematico e una persona qualunque. “Negli ultimi 20 anni, il matematico è diventato una delle figure cinematografiche predominanti, con pellicole come 'Will Hunting, genio ribelle' di Gus Van Sant (1997) e 'A beautiful mind' di Ron Howard (2001) sul matematico premio Nobel John Forbes Nash, entrambi premiati con l'Oscar. O con film più recenti come 'The imitation game' di Morten Tyldum (2015), sulla vita di Alan Turing, e 'L'uomo che vide l'infinito' di Matt Brown (2016), biografia di Srinivasa Ramanuja”, spiega Roberto Natalini, direttore dell'Istituto per le applicazioni del calcolo 'Mauro Picone' (Iac) del Cnr.

Le trame sono simili tra loro, per un elemento che le accomuna. “Il protagonista di solito è un giovane con uno smisurato talento matematico che all'inizio della storia è abbastanza ignorato, ma poi, a un certo punto della narrazione, emerge e finisce al centro della vicenda”, continua Natalini. “Invariabilmente al talento si accompagnano problemi di carattere personale: una malattia, difficoltà psichiatriche, problemi di orientamento sessuale, ai quali si associano spesso comportamenti bizzarri. Nello svolgersi della vicenda, il talento in qualche modo interagisce con i problemi del protagonista, permettendogli di raggiungere grandi traguardi, ma, nonostante ciò, il lieto fine non sempre è scontato”.

Una rappresentazione che secondo il ricercatore dell'Iac-Cnr rende i matematici del grande schermo una rivisitazione della figura del supereroe. “In questi film il potere del protagonista è però esclusivamente mentale: riesce a fare cose straordinarie che solo poche persone al mondo capiscono, ma questo, tuttavia, non lo aiuta a risolvere i propri problemi personali. Una rappresentazione molto lontana dalla vita reale di un matematico, almeno per quello che riguarda i superpoteri. I matematici sono nella realtà individui abbastanza comuni, non hanno una vita particolarmente appariscente”.

Nei film la vita reale dei matematici fa capolino, grazie anche alla consulenza di matematici professionisti che collaborano con le produzioni, ma in sottofondo. “Il più delle volte è limitata alle 'spiegazioni' che il protagonista dà agli amici o alle formule che scrive furiosamente su lavagne, spesso trasparenti per esigenze sceniche”, conclude Natalini. “Le vite troppo 'normali' non riescono a suscitare l'interesse di un pubblico non specialistico. Per questo alcune tra le storie più belle di questa disciplina probabilmente non saranno mai oggetto di film di grande successo, penso alla vita del maggior matematico italiano del XX secolo, Ennio De Giorgi, o a quella di Terence Tao, ragazzo prodigio e forse uno dei più grandi talenti matematici degli ultimi 100 anni. A noi matematici 'veri' resta comunque la consolazione di ritrovare sul grande schermo qualche bella formula e di vedere raccontata al grande pubblico almeno qualcuna delle tante affascinanti storie che si svolgono dietro al nostro lavoro”.

Fonte: Roberto Natalini, Istituto per le applicazioni del calcolo "Mauro Picone", Roma, tel. 06/49270961 , email roberto.natalini@cnr.it -

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