Saggi

Rovelli ci guida nella selva oscura dei quanti

di Marco Ferrazzoli

L'ultimo agile ma densissimo saggio del fisico, “Helgoland”, prende il nome dall'isola nella quale si trovava Werner Heinsenberg quando elaborò le basi della fisica quantistica. Gran parte dello sforzo va nel cercare di far capire come da tale teoria si siano sviluppate molte applicazioni utilizzate oggi e come, dopo questa rivoluzione concettuale, nulla sia più di prima

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“Helgoland” di Carlo Rovelli è stato oggetto di una corrosiva recensione sul quotidiano Il Fatto, che ha estrapolato un passaggio di lettura effettivamente non immediata del saggio e anche preso di mira alcuni aspetti di look dell'autore, in particolare la sua abitudine di indossare i sandali nelle sue frequenti e sempre efficaci ospitate televisive, definendolo quindi un “guru”. Potremmo però anche, attingendo dal lessico internettiano e giovanilistico, definire Rovelli un influencer e in ciò, francamente, non vediamo nulla di male. La divulgazione scientifica è una forma di comunicazione cui si sposa, come sempre, una meta-comunicazione relativa non al messaggio in sé ma a ciò che gli fa da contorno e che consente di renderlo più o meno efficace nel processo circolare, cioè nel feedback da parte dei destinatari.

Avevamo già osservato, recensendo il suo best seller “Sette brevi lezioni di fisica”, che il fisico non spiega letteralmente e didascalicamente i complessi concetti e fenomeni di cui si occupa ma cerca di affascinare i lettori, di attirarli, di farli entrare nel mondo scientifico. La divulgazione unisce diversi obiettivi: quello di alfabetizzare il pubblico sui principi e sulle nozioni di base, quello di trasmettere i principi epistemologici e gnoseologici (il metodo, che è anche un segnavia etico e deontologico), quello di far amare discipline solitamente assunte come un doloroso dovere. Rovelli si colloca senza dubbio in questa terza missione.

Tale precisazione vale soprattutto per quest'ultimo agile ma densissimo saggio, edito come di consueto da Adelphi. “Helgoland” è dedicato alla fisica quantistica e prende il nome dall'isola nella quale si trovava Werner Heinsenberg quando elaborò le basi di tale teoria, la cui difficoltà sta soprattutto nella contraddizione rispetto non solo ad alcune osservazioni intuitive, che informa anche questioni ben più essenziali come il sistema solare, ma persino rispetto ai fondamentali del nostro concetto di realtà, in particolare il principio di identità e di non contraddizione. La fisica quantistica è popolata da “fantasmatiche onde di probabilità, oggetti lontani che sembrano magicamente connessi fra loro”. Nella fisica quantistica un gatto può essere vivo o morto, com'è noto, poiché non è tale in sé ma rispetto al suo osservatore; inoltre, cosa che per i fisici è essenziale, la realtà non si comporta linearmente secondo unità sempre uguali ma compie dei “salti” che furono proprio l'oggetto dell'intuizione heisenbergiana.

Il lettore potrebbe chiedersi cosa in fondo ci importi di queste cose, quale sia il loro impatto pratico e concreto. Gran parte dello sforzo di Rovelli va proprio in tale direzione, nel cercare di far capire come dalla teoria dei quanti si siano sviluppate molte delle applicazioni utilizzate oggi, a quasi un secolo di distanza. E come, con tutto il rispetto, dopo questa rivoluzione concettuale nulla sia più di prima, incluse le teorie dei giganti della fisica come Newton ed Einstein. È quindi inevitabile che, addentrandosi in una selva tanto oscura, il lettore debba farsi guidare dalla fascinazione narrativa della quale l'autore è un maestro, oltre che dalla propria capacità di discernimento intellettivo. In tale contesto, un guru è estremamente utile.

 

 

titolo: Helgoland
categoria: Saggi
autore/i: Rovelli Carlo 
editore: Adelphi
pagine: 227
prezzo: € 15.00

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