Algoritmo, l‘apriti sesamo di Internet
di Sandra FioreAlgoritmo: sembra una parola magica, ma è il principio della rivoluzione digitale, quello che consente di accedere in un batter d'occhio a un numero sconfinato di informazioni, regolando sempre più prepotentemente il nostro vivere quotidiano
Algoritmo: sembra una parola magica, ma è il principio della rivoluzione digitale, quello che consente di accedere in un batter d'occhio a un numero sconfinato di informazioni, regolando sempre più prepotentemente il nostro vivere quotidiano. Responsabile delle speculazioni in borsa, fondamentale per le comunicazioni e nelle attività di ricerca scientifica, l'algoritmo oggi ha segnanto la sconfitta dell'uomo nella gestione e nel controllo delle informazioni in numerosi settori. Google, il più noto motore di ricerca, ne è un esempio eclatante.
"Fondato da due venticinquenni americani, nel 2000, era un semplice fornitore di Yahoo", spiega Francesco Antinucci, dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istac) del Cnr, nel volume 'L'algoritmo al potere. Vita quotidiana ai tempi di Google', edito da Laterza.
Ma lo staff tecnico di Google ha presto superato i concorrenti basandosi, su idee strategiche fondamentali: prendere sul serio la crescita esponenziale del web e, con essa, la necessità di avere un motore di ricerca più efficiente che, per essere tale, non poteva basarsi sull'uso di personale umano ma esclusivamente su algoritmi. "Al contrario di procedure di ricerca convenzionale che all'aumentare della base di dati disponibile fanno sempre più fatica e producono risultati più incerti", precisa Antinucci, "l'algoritmo di Google (un insieme vasto e complesso di procedure in evoluzione) è fatto in modo da produrre risultati tanto migliori quanto più la sua base si espande. Per farlo sfrutta la caratteristica unica del web, la sua ipertestualità: nell'indicizzare le pagine web, il PageRank tiene traccia di tutti i legami ipertestuali che puntano a una determinata pagina e assume che quanto più sono numerosi, tanto più alta è l'importanza della pagina. A questo punto si va a vedere quante citazioni hanno a loro volta le pagine da cui provengono le citazioni alla pagina target e in base a questo si assegna un valore alla citazione, che è inferiore se è citata poco".
Limite di questa analisi è il suo essere basata sulla forma linguistica e non sul significato del termine, tuttavia questo ostacolo non sembra averne condizionato il successo. "Nel 2002 la quota di ricerche svolta da Google era negli Stati Uniti pari a quella del suo datore di lavoro, Yahoo, ma su scala mondiale lo sorpassava con il 47% rispetto al 22%", conclude Antinucci. "Ma nel 2006 Google era a circa il 60% contro il 20% di Yahoo, per arrivare alla fine del 2008 al 70% contro il 17%"