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In fondo al mar... con il radar

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di Emanuele Guerrini

È stato dimostrato che le onde elettromagnetiche possono diffondersi anche in materiali che per loro caratteristiche le dissipano. La ricerca, pubblicata su Optics Letters e Physical Review, apre nuove strade allo sviluppo di applicazioni come l'individuazione di oggetti sepolti o immersi e all'analisi di materiali

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La ricerca del relitto di un aereo in fondo al mare, come l'Airbus 320 dell'Egyptair recentemente precipitato in acque greche, è affidata oggi principalmente a strumenti che utilizzano la propagazione del suono sott'acqua, come il sonar. Finora non è stato possibile impiegare tecniche più sofisticate, come quelle che si basano sulle onde elettromagnetiche, per la presenza di fenomeni che ne attenuano la diffusione.

Un gruppo di ricerca della Sapienza, di cui fanno parte Fabrizio Frezza e Nicola Tedeschi, del Dipartimento di ingegneria dell'informazione, elettronica e telecomunicazioni, ha proposto per la prima volta l'uso di una particolare antenna, detta a onda leaky, che permette alle onde elettromagnetiche di viaggiare attraverso materiali con perdite, quali ad esempio i fondali marini. Queste onde, tra le quali vi sono la luce, i raggi X, le microonde e le onde radio, si prestano, grazie alla loro flessibilità e potenza, a numerose applicazioni, dalla trasmissione di informazioni agli impieghi diagnostici, ma perdono di efficacia all'interno di particolari materiali, detti dissipativi, che ne intralciano la propagazione trasformandole in altre forme di energia.

L'antenna, messa a punto dai ricercatori della Sapienza, consentirebbe alle onde elettromagnetiche di muoversi all'interno dei materiali dissipativi senza perdere di potenza o addirittura amplificandosi. “L'antenna funziona sfruttando le caratteristiche di queste particolari onde che presentano in certe regioni di spazio un'amplificazione del campo emesso”, spiega Frezza. Le applicazioni di questi dispositivi potrebbero riguardare non solo l'individuazione di oggetti sepolti o immersi ma anche la trasmissione di informazioni in mezzi con perdite, l'analisi di materiali, la microscopia e l'interazione con tessuti biologici. Il risultato, presentato recentemente a Roma nel corso del workshop dell'Agenzia spaziale italiana 'La componentistica nazionale per lo spazio: stato dell'arte, sviluppi e prospettive' e all'interno del progetto europeo Cost Action Tu1208, si basa su studi teorici pubblicati dal team di ricerca sulle riviste Optics Letters e Physical Review.

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