Vita Cnr

Lis, non solo segni

Lingua dei segni
di Francesca Gorini

Mentre in Parlamento è in corso il dibattito sul riconoscimento dalla lingua dei non udenti, l'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr prende posizione per ribadire come, anche sul piano scientifico, ritratti di sia un sistema linguistico a tutti gli effetti

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Da diversi anni la comunità italiana dei non udenti chiede il riconoscimento della lingua dei segni (Lis), in accordo con quanto stabilisce la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone disabili ratificata dal nostro Paese nel 2009.

Nel dibattito pubblico che sta attualmente accompagnando l'iter del provvedimento legislativo in discussione in Parlamento,  si inserisce il contributo del gruppo di ricerca del laboratorio 'Language and communication across modalities' dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr (coordinato da Maria Cristina Caselli).

"Tutte le ricerche linguistiche e psicolinguistiche condotte negli ultimi anni confermano ampiamente, sulla base di dati empirici, che la Lis non è un semplice 'linguaggio gestuale' primitivo, né un metodo riabilitativo: è una lingua storico-naturale a tutti gli effetti, e come tale va studiata e rispettata, insieme con la particolare comunità di persone che la usa", afferma  Virginia Volterra dell'Istc-cnr.  "Un grandissimo numero di pubblicazioni dimostra, inoltre, come lo studio delle lingue dei segni sia di eccezionale importanza per comprendere e descrivere in modo più profondo la facoltà stessa del linguaggio e le sue basi cognitive e sensoriali".

Numerosi studi sulla sordità infantile - che in Italia colpisce mediamente un bambino su mille - dimostrano che l'uso della Lis, come anche di altre forme di gestualità spontanea, non interferisce negativamente con l'apprendimento della lingua orale. Al contrario, si rivela un aiuto efficace poiché facilita i processi di comprensione linguistica. "Le lingue dei segni possono efficacemente essere utilizzate a fini educativi", continua Volterra, "ma occorre tenere presente anche il grande valore sociale, culturale e identitario che tale lingua assume per favorire lo sviluppo di rapporti umani 'con' e 'tra' persone sorde".

La ricercatrice auspica che si rimuovano "gli ultimi ostacoli per un pieno riconoscimento della Lis. Probabilmente una parte della società ha ancora  difficoltà ad accettare che una patologia come la sordità possa dare vita a un mondo comunicativo 'alternativo' a quello delle persone udenti".

Fonte: Virginia Volterra, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, tel. 06/44161525 , email virginia.volterra@istc.cnr.it