Per giungere a una diagnosi di vigoressia non è sufficiente un interesse in apparenza eccessivo per la propria muscolatura, occorre che lo specialista constati la presenza dei sintomi classificati dal Manuale di diagnostica e statistica dei disturbi mentali, che la colloca fra i disturbi ossessivo-compulsivi. Un quadro complesso che investe diversi aspetti della salute: psicologici, fisici e sociali. "Le implicazioni psicologiche sono la continua insoddisfazione dell'individuo, teso verso una perfezione impossibile da raggiungere e quindi a rischio di depressione", spiega la nutrizionista del Cnr-Ifc. "L'organismo è fortemente minacciato dal sovraccarico di allenamento, che può portare a danni muscolari seri e irreversibili, e dall'eccessivo apporto proteico, che può procurare danni renali: minacce cui si sommano ovviamente i danni derivati dall'uso di sostanze dopanti. Inoltre, le implicazioni per la salute sono tanto più gravi quanto più precoce è l'esordio del comportamento".
Non meno importante è la compromissione del vigoressico da un punto di vista sociale e occupazionale. "Anteponendo l'allenamento alle relazioni interpersonali e all'attività lavorativa, il vigoressico può incorrere nell'isolamento e nella disoccupazione. Curare questo complesso disturbo richiede pertanto un intervento multidisciplinare e la prima difficoltà da affrontare è convincere la persona che è affetta da una vera e propria patologia, poiché spesso la vigoressia viene interpretata da chi ne è colpito come una propensione alla vita sana", continua la nutrizionista.
A contraddire tale giustificazione e a confermare invece il reale disagio del vigoressico, il dato per il quale i giovani che ricorrono al doping fanno uso anche di sostanze psicotrope, legali e non. "Nel corso dell'anno precedente alla ricerca, il 49% del campione ha fumato sigarette, il 65% ha consumato alcolici e, tra questi, il 34% è caduto nel binge drinking. Il Cannabis abuse screening test ha poi rilevato un utilizzo problematico di tale sostanza", conclude Denoth. Non mancano poi gli utilizzatori di altre sostanze psicoattive associate al doping: cocaina (3,2%), stimolanti (3,1%), allucinogeni (2,8%) ed eroina (1,5%) sono state utilizzate almeno una volta nella vita. "L'utilizzo di sostanze dopanti è solo un indicatore indiretto della propensione alla vigoressia, ma colpisce la sua diffusione durante l'adolescenza, età particolarmente caratterizzata dai cambiamenti a carico dell'aspetto fisico.
Fonte: Francesca Denoth, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email francescaden@ifc.cnr.it -