Focus: Guerra

La battaglia delle Egadi è venuta a galla

Battaglia delle Egadi
di Claudio Barchesi

L'esatta localizzazione del luogo delle battaglia, combattuta il 10 marzo del 241 a.C. tra le forze navali di Cartagine e Roma, è una tra le più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni. Nell'ex Stabilimento Florio della tonnara di Favignana l’area di esposizione del materiale recuperato.

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Negli ultimi decenni si è registrata una crescente attenzione alla localizzazione dei luoghi dove si svolsero celebri battaglie del passato, da quelle dell’antichità, come lo scontro tra Greci e Persiani a Maratona nel 480 a.C., fino alla ricostruzione di scontri bellici nei campi di Belgio e Francia durante la Prima guerra mondiale. Uno straordinario intreccio di forze e attività scientifiche, ma anche amatoriali, sembra animare queste ricerche che hanno investito l’Europa, prendendo il nome di “Archeologia della guerra”. In Italia il fenomeno rimane alquanto marginale rispetto alla più ampia tradizione accademica dell’archeologia sul campo, in parte per una mancata saldatura tra la ricerca storica postmedievale e l’impiego dei metodi dell’archeologia tradizionale.

A spezzare questo silenzio ha contribuito una ricerca di archeologia subacquea, nata per caso nel 2002 e rivelatasi una tra le più importanti scoperte degli ultimi anni. Si tratta della localizzazione e ricostruzione del luogo delle battaglia delle Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., tra quelle che erano le due più importanti potenze navali dell’epoca: la flotta cartaginese da una parte e quella romana dall’altra.

“Tutto è partito dalla segnalazione di un rostro in bronzo, ovvero di uno sperone in bronzo che veniva fissato sulla prora delle navi da guerra per sventrare lo scafo dell’imbarcazione avversaria”, spiega Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell’Istituto delle scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr di Catania. “Il compianto Sebastiano Tusa (1952-2019), soprintendente della Soprintendenza del mare della regione Sicilia, comprese l’importanza storica e scientifica di quell’oggetto, coperto di concrezioni, che poteva ricollegarsi solo a uno scontro navale avvenuto a largo dell’arcipelago delle Egadi. I ritrovamenti successivi in quest’area di rostri con iscrizioni sia in lingua latina che in punico, insieme ad armi e ad altri equipaggiamenti militari, come elmi del tipo montefortino in dotazione all’esercito romano, non lasciano dubbi sul luogo dove avvenne questa celebre battaglia navale del III sec. a.C. che mise fine all’egemonia cartaginese nel Mediterraneo”.

Lo scontro, spiega Cultraro, avvenne al largo della costa nord-occidentale di Levanzo, all’interno di uno scenario di scontri violenti tra Cartaginesi e Romani, che avevano come teatro la costa trapanese ai piedi del Monte San Giuliano, attuale Erice, sede dell’importante culto di Venere genitrice. “La flotta punica, comandata dall’ammiraglio Annone, aveva necessità di rifornire le truppe di terra con viveri e nuove forze. Sapendo che la flotta romana era ancorata a largo di Favignana, il comandante cartaginese decise, all’alba del 10 marzo del 241 a. C., di muoversi a nord di Marettimo per aggirare il blocco navale romano. L’ammiraglio romano, Quinto Lutazio Catulo, vedendo l’improvviso cambio di direzione del vento, intuì che i Cartaginesi avrebbero approfittato della situazione a loro favore spostandosi più a settentrione. Muovendo le navi, il cui numero tuttavia è incerto (le fonti romane tentano a ridurre il numero per meglio glorificare, nella disparità di forze, la vittoria), Lutazio Catulo piomba sulla flotta cartaginese che, colta alla sprovvista, non ha più forza per disimpegnarsi"; racconta Cultraro. "Nel pomeriggio, poco prima che tramontasse il sole, Roma contava 50 navi cartaginesi affondate e 70 catturate. Secondo Polibio, Lutazio non perse alcuna imbarcazione; secondo Diodoro Siculo, ci furono invece 30 navi romane affondate e altre 50 danneggiate. I rinvenimenti a largo di Levanzo confermano che nello scontro numerose furono le imbarcazioni romane calate a picco”.

La scoperta del luogo della battaglia delle Egadi non poteva non avere dirette conseguenze e ricadute nella politica culturale e di valorizzazione del piccolo arcipelago. Il Cnr-Ispc ha chiuso proprio in questi giorni il progetto Ideha (Innovazioni per l’elaborazione dei dati nel settore del patrimonio culturale), finanziato dal Mur, che si è occupato della sperimentazione di metodi e tecnologie applicate alla gestione, conservazione e fruizione del patrimonio culturale nell'ambito della trasformazione dell’ex Stabilimento Florio della tonnara di Favignana in struttura multifunzionale. “Il progetto ha riservato una particolare attenzione all’area di esposizione del materiale archeologico della battaglia delle Egadi, saldando, attraverso la polisemia del mare, un celebre scontro navale dell’antichità con il recupero della tradizione della pesca del tonno", conclude il ricercatore.

Fonte: Massimo Cultraro, Istituto delle scienze del patrimonio culturale (Ispc-Cnr), massimo.cultraro@cnr.it

Rostri Egadi (foto Amici ex stabilimento Florio)
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