Artico: perdite 'record' di ozono
Dimezzamento delle concentrazioni in stratosfera, temperature di 20 gradi inferiori alla media stagionale. I dati registrati da Mipas/Envisat al Polo Nord tra febbraio e marzo 2011 e raccolti grazie al gruppo Rss dell'Isac-Cnr mostrano condizioni simili a quelle della formazione del ‘buco' osservato in Antartide
Livelli record di perdita di ozono stratosferico nell'Artico sono stati registrati dallo strumento Mipas sul satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea (Esa) nei mesi di febbraio e marzo 2011.
I dati, ricavati nel corso di analisi di routine effettuate con un algoritmo dal gruppo di Remote sensing della stratosfera (Rss) dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Cnr, guidato da Bianca M. Dinelli in collaborazione con il team di Massimo Carlotti del Dipartimento di chimica fisica e industriale (Dcfi) dell'Università di Bologna, mostrano per marzo un calo del 50% della concentrazione di ozono tra i 18 e 30 km rispetto agli anni precedenti. Mipas ha misurato inoltre temperature inferiori a -78° nella bassa stratosfera (20 gradi inferiori alle temperature medie), nonché rilevato la formazione di nubi polari stratosferiche e variazioni di specie chimiche associate a processi noti per il loro impatto sull'ozono.
Un quadro confermato dai dati ricavati dal sistema di analisi dell'Esa, il cui prototipo è stato sviluppato dal gruppo di ricerca sull'atmosfera dell'Isac-Cnr, sempre in collaborazione con l'Università di Bologna, e dai dati misurati da altri satelliti e stazioni a terra. Siamo dunque prossimi a un 'buco dell'ozono' anche al Polo Nord?
"Nell'inverno australe, venti circumpolari causano la formazione e l'isolamento di un vortice polare con temperature che scendono fino a -90°", spiega Dinelli. "Queste basse temperature causano la formazione di nubi stratosferiche polari sulla cui superficie avvengono reazioni chimiche che sfruttano il cloro proveniente dai cfc ancora presenti in stratosfera, riducendo l'ozono al ritorno della radiazione Uv solare al termine della notte polare: l'ozono si riforma nei mesi successivi, ma masse d'aria polari con basso contenuto di ozono vengono trasportate verso le medie latitudini. Il vortice polare artico è tipicamente alterato da forti perturbazioni dovute alla presenza dei continenti sottostanti, mantenendo le temperature più alte e una bassa riduzione dell'ozono".
Quello che è stato osservato quest'anno, a differenza dei precedenti, "è il verificarsi di un vortice boreale estremamente isolato, con temperature medie giornaliere che sono risalite verso la media soltanto nei primi giorni di aprile", prosegue la ricercatrice dell'Ibac-Cnr. "La persistenza di queste basse temperature ha portato alla formazione delle nubi stratosferiche polari e a condizioni molto vicine alla formazione di un buco nell'ozono osservato in Antartide".
L'osservazione di questa perdita record di ozono - insieme con le parziali riduzioni già registrate nel 2005 e nel 1997 - conferma la possibilità che il raffreddamento della stratosfera possa portare a inverni boreali rigidi e isolati, in una complessa interazione.
"Tramite Mipas, e altri sofisticati strumenti quali Sciamachy e Gomos, continueremo a misurare l'atmosfera terrestre dal satellite Envisat", conclude Dinelli. "Queste osservazioni saranno determinanti per monitorare nei prossimi anni la possibile formazione di un buco nell'ozono artico e le conseguenze sullo strato di ozono a medie latitudini e sulla sua capacità di proteggere gli organismi viventi terrestri dai raggi ultravioletti".
I gruppi Remote sensing della stratosfera dell'Isac-Cnr e il dipartimento di chimica fisica e industriale (Dcfi) dell'Università di Bologna fanno parte del Quality working group di Esa, consorzio internazionale che gestisce la parte scientifica e controlla la qualità dei dati dello strumento Mipas/Envisat.
Fonte: Bianca Maria Dinelli, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, Bologna, tel. 051/6398055 , email bm.dinelli@isac.cnr.it