Focus: Oscar

Italy, I love you

postino
di Rosanna Dassisti

Le meraviglie italiane, in particolare quelle della Capitale, hanno sempre affascinato spettatori e turisti d'oltreoceano. La conferma arriva dalla nomination all'Oscar de 'La grande bellezza'. Daniele Archibugi, dell'Irpps-Cnr, ci aiuta a capire quale immagine cinematografica del nostro Paese affascina l'estero

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Il cinema 'made in Italy’ piace agli stranieri. Soprattutto agli americani. 'La grande bellezza’ di Paolo Sorrentino ha già conquistato il Golden Globe come miglior film straniero ed è stato appena premiato come miglior film straniero, a Londra, ai British Academy Film Award (Bafta), a pochi giorni dalla notte degli Oscar dove ha avuto la nomination.

Il 'New York Times’ ha definito 'The great beauty’, titolo con cui il film è uscito negli Usa, “una metafora del declino italiano”, re-intitolandolo “La dolce vita ai tempi di Berlusconi”, e tutta la stampa internazionale gli ha tributato critiche lusinghiere. Ma qual è l’immagine cinematografica dell’Italia che piace agli stranieri e agli statunitensi in particolare?

L’opera di Sorrentino è un ritratto appassionato e amaro di una Roma bellissima ma decadente, che fa da sfondo a feste e salotti frequentati da pseudo intellettuali, 'parvenu’ e donne botulinate, che stridono con l’antica e struggente bellezza della Città Eterna. E più in generale sembra avere successo, a giudicare dalle pellicole italiane più premiate, un’immagine 'decadente’. Dall’indimenticabile 'Ciociara’ con Sophia Loren di Vittorio de Sica, drammatica testimonianza della fine della guerra, a 'Nuovo cinema paradiso’ di Giuseppe Tornatore, struggente affresco della provincia italiana, dalla Napoli di 'Sciuscià’, ancora di De Sica, a 'Otto e mezzo’ e 'La dolce vita’ di Federico Fellini.

Una galleria in cui 'La grande bellezza’ si inserisce a pieno titolo. “È un film epico e di valore universale, e non è esagerato confrontarlo, come è già stato fatto molte volte, con capolavori che hanno segnato la storia del cinema come quelli felliniani”, sottolinea Daniele Archibugi dell’Istituto di ricerca sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr, ricercatore con lunga esperienza di vita e di professione negli Usa e in Inghilterra. “L’Italia, è bene ricordarlo, è il paese che più frequentemente ha vinto il premio Oscar per il miglior film straniero: 13 volte, contro le 12 della Francia, le 4 della Spagna e del Giappone, e le 3 della Germania. Ma l’industria cinematografica nazionale non ha solo un grande passato, il film di Sorrentino dimostra che ha anche un promettente futuro”.

La sincerità autocritica con cui ci mostriamo nei nostri film, dunque, viene apprezzata a livello internazionale quando a dipingerci sono dei grandi maestri e dei grandi artigiani. “Gli italiani infatti non concorrono solamente per il miglior film straniero: spesso ci sono tecnici di livello eccelso che contribuiscono alla riuscita di film a livello internazionale”, aggiunge Archibugi. Si pensi a nomi come Vittorio Storaro, Carlo Rambaldi, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. “C’è da essere orgogliosi che il nostro talento sia, come da tradizione secolare, valorizzato da imprese, organizzazioni e istituzioni di altri paesi. Ma c’è anche un po’ di rimpianto per dover constatare che le stesse qualità siano così spesso mortificate nel nostro Paese”.

Rosanna Dassisti

Fonte: Daniele Archibugi, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma , email daniele.archibugi@cnr.it -

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