Focus: Mare

Un mare di pericoli

Persona in mare con uno squalo
di Alessia Cosseddu

Per ridurre i rischi quando si va in barca, si fanno immersioni o una semplice nuotata è opportuno prendere alcune precauzioni, come ricorda Sandro Carniel, oceanografo del Cnr-Ismar di Venezia

Pubblicato il

Le cronache riferiscono spesso di incidenti con le imbarcazioni o di morti accidentali per malessere in acqua, ricordandoci quanto il mare possa essere pericoloso. Quali accortezze è bene seguire e cosa bisogna evitare per non correre rischi? “Con il mare è bene avere un approccio prudente e consapevole, perché le condizioni meteomarine possono mutare velocemente e raffiche di vento, onde particolarmente alte o che frangono vicino alla costa possono rovesciare facilmente una piccola imbarcazione”, spiega Sandro Carniel, oceanografo dell'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Venezia. “È importante quindi controllare sempre le previsioni meteomarine della zona dove si intende incrociare. Fondamentale è anche avere sempre a bordo l'attrezzatura minima di sicurezza, che può variare in base alla distanza dalla costa entro la quale si farà rotta e al numero di passeggeri e può prevedere semplici giubbetti di salvataggio o segnalatori satellitari di emergenza. È anche possibile documentarsi sulla tipologia del fondale, scaricando sul proprio smartphone una serie di batimetrie costiere, per evitare spiacevoli disavventure sulle secche”.

Carniel è autore del libro 'Oceani' (Hoepli), vincitore del 'Premio letterario Costa Smeralda', in cui, attraverso il racconto delle esperienze fatte nelle spedizioni a bordo di una nave di ricerca oceanografica, invita a riflettere sull'importanza della tutela dell'ecosistema marino. In più casi, insieme a colleghi del Cnr, ha messo a disposizione le proprie conoscenze e la strumentazione a sua disposizione per la ricerca di imbarcazioni disperse in mare. Attività su cui precisa: “È importante tenere a mente che ricercare un oggetto o un corpo alla deriva in acqua è un'attività difficile e non sempre coronata da successo. Per stimare il possibile percorso di un oggetto è necessario ricostruire la velocità e la direzione delle correnti marine, soggette a molti fattori: vento, circolazione generale, maree, onde. Ci sono poi modelli matematici capaci di effettuare vere e proprie 'previsioni del mare', utilizzabili per muovere in modo virtuale l'oggetto, considerando anche l'effetto del vento su di esso”.

Anche chi si dedica all'attività subacquea deve essere prudente. “Chi fa immersioni col supporto dell'autorespiratore deve evitare sempre di andare solo”, continua il ricercatore del Cnr-Ismar. “Deve controllare la propria attrezzatura e quella del compagno e non deve correre rischi inutili sott'acqua. Anche chi si dedica allo snorkeling a pelo d'acqua deve essere cauto, ricordando di munirsi di apposita boa di segnalazione collegata al proprio corpo per segnalare in superficie la propria presenza in acqua. Le imbarcazioni devono tenersi ad almeno 100 metri da essa”.

Anche i semplici nuotatori corrono rischi, riducibili con alcuni accorgimenti. “Bisogna evitare di rimanere in acqua durante un temporale per non essere colpito da fulmini”, conclude Craniel. “In alcuni punti le correnti di risacca (rip current) possono ostacolare il nuotatore che torna a riva, sfinendolo anche se molto esperto. In tal caso, è inutile cercare di contrastare il potente flusso di acque che si dirige dalla riva verso il largo, è preferibile uscire lateralmente dal getto, nuotando parallelamente alla costa e risparmiando così le energie per poi ripiegare verso terra in un tratto dove il getto è meno intenso”.

 

Fonte: Sandro Carniel, Istituto di scienze marine, Venezia, tel. 041/2407956 , email sandro.carniel@ismar.cnr.it -

Tematiche
Argomenti