Focus: Novantennale Cnr

Molto spazio per l'Italia

SPAZIO
di Rosanna Dassisti

Forse non tutti sanno che l''era spaziale italiana' è nata nel Cnr, alla fine degli anni Cinquanta, grazie alla lungimiranza di due protagonisti indiscussi: Edoardo Amaldi e Luigi Broglio. Il nostro fu il terzo paese al mondo ad affermarsi nel settore, di cui Dario De Santis e Miriam Focaccia sottolineano l'importanza industriale ed economica

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Il Consiglio nazionale delle ricerche ha avuto un ruolo determinante nell’affermazione dell’Italia in ambito internazionale nelle attività spaziali, sin dalla fine degli anni Cinquanta. È infatti all’indomani del lancio del satellite russo Sputnik 1 (1957) che viene costituita una 'Commissione per le ricerche spaziali del Cnr’, che inaugura l’'era spaziale italiana’, grazie alla lungimiranza di due protagonisti indiscussi: Edoardo Amaldi, fisico nucleare dell’Università 'Sapienza’ di Roma, e Luigi Broglio, direttore dell'Istituto di ingegneria aeronautica spaziale e colonnello dell'Aeronautica militare. Si deve alla loro 'visione’ se l'Italia, dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, è il terzo paese al mondo a tentare l'avventura.

Nel 1959 Amaldi, in un articolo intitolato 'Space Research in Europe’, sottolineava l’importanza di fondare un’agenzia spaziale europea “per raccogliere e coordinare i lavori provenienti dalle diverse organizzazioni nazionali”, ricordano Dario De Santis e Miriam Focaccia, coautori del libro 'Consiglio nazionale delle ricerche. L’impresa scientifica 1923-2013’. Nello stesso anno, in collaborazione con il presidente del Cnr Francesco Giordani, Amaldi “riuscì a dare vita al Centro italiano di ricerche aerospaziali (Crs), mentre, grazie al finanziamento di 300 milioni di lire da parte dell’Aeronautica militare e di altri 300 milioni stanziati dallo stesso Cnr, Broglio fondava il Centro di ricerche aerospaziali (Cra). Riuscirono con largo anticipo a cogliere il valore di un programma puramente scientifico e non militare che potesse rilanciare la ricerca italiana e produrre al contempo un indotto industriale tecnologicamente avanzato”.

Dal 1960 ha inizio una serie di lanci sperimentali, che – grazie all’appoggio della Nasa, del Governo italiano guidato da Amintore Fanfani e dall’allora Presidente del Cnr Giovanni Polvani – culminano nel lancio di San Marco1. È il 15 dicembre 1964 quando dalla base di lancio della Nasa a Wallops island, 260 chilometri a sud di Washington, un missile Scout X4 porta in orbita il primo satellite interamente italiano, destinato allo studio dell'atmosfera. Il lancio è  perfetto e il satellite dà ottimi risultati. L'Italia si colloca a pieno titolo tra le 'potenze spaziali'.

Ma al nostro Paese manca ancora una base di lancio vicina all'equatore. Grazie a un accordo con gli Stati Uniti, firmato a Roma nel 1962 dal vicepresidente americano Lyndon Johnson e dal ministro italiano degli affari esteri Attilio Piccioni, nasce il 'progetto San Marco', sempre su iniziativa di Broglio, ideatore di un originale poligono su piattaforme mobili per lanci di satelliti artificiali in orbita equatoriale. Il poligono viene costruito nella baia di Formosa, al largo della costa kenyota, con fondi e personale del Cnr e contributi in mezzi da parte della Nasa e dell'Eni.

Nel 1967, San Marco 2 è il primo satellite al mondo lanciato da una piattaforma oceanica in orbita equatoriale, cui ne fecero seguito altri ancora. In almeno sei satelliti artificiali lanciati dopo il 1968 dall’European Space Research Organization-Esro (cui l’Italia, per merito di Amaldi, aderì tra i primi paesi e, in seguito, dall’European Space Agency - Esa, c’erano esperimenti scientifici ideati e realizzati dal Cnr).

Tra il 1969 e il 1972, un cospicuo finanziamento destinato al progetto San Marco consente la progettazione e lo sviluppo del satellite per telecomunicazioni 'Sirio'. Ma anche i palloni stratosferici lanciati dalla base di Trapani-Milo consentono a ricercatori e laboratori del Cnr di condurre esperimenti di fisica dell’atmosfera e di biologia.

L'ultimo successo, in ordine di tempo, è il vettore spaziale Vega, lanciato nel 2012 dalla base di Korou, nella Guyana Francese, che ha portato in orbita nove satelliti. Dopo Ariane 1 (1979) e Ariane 5 (1996), è la terza volta che l'Agenzia spaziale europea (Esa) collauda un nuovo lanciatore, ed è una data storica per l'Italia, che ha partecipato al progetto in modo rilevante sia in termini tecnologici ed economici.

“Il successo delle missioni non fu solo scientifico”, sottolineano infatti gli autori, “la collaborazione fra le diverse istituzioni coinvolte e le imprese, l’attenzione che gli scienziati seppero suscitare, la lungimiranza di progetti costosi e complessi, i risultati ottenuti mostrarono a tutto il mondo la necessità di programmi di ricerca internazionali, l’immediata utilità della tecnologia spaziale per la comunità e dimostrò la statura e il valore del contributo dell’Italia per realizzare progetti all’avanguardia”.

Rosanna Dassisti

Fonte: Dario De Santis, 'Nel mondo e nello spazio' in in 'Consiglio nazionale delle ricerche. L’impresa scientifica 1923-2013’, Cnr - Miriam Focaccia, 'Nel mondo e nello spazio' in in 'Consiglio nazionale delle ricerche. L’impresa scientifica 1923-2013’, Cnr -

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