Clima e Kyoto, le curiosità dei 'conigli'
Tra le tante domande giunte ai ricercatori del Cnr dagli ascoltatori del 'Ruggito', la trasmissione radiofonica della mattina di Rai Due, questa volta abbiamo risposto a due quesiti che riguardano i cambiamenti climatici, lasciando la parola a un fisico-giornalista
Il primo tra i quesiti posti all'Almanacco della Scienza dagli ascoltatori del 'Ruggito del coniglio', la trasmissione di Radio 2 che va in onda dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00, è di Roberto da Pradamano (Ud) riguarda gli allarmi sul riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, il sollevamento degli oceani e la possibilità che rientrino nel mutamento ciclico naturale della terra.
È senz'altro vero che nella storia del nostro pianeta, si alternano periodi di grande freddo a ere di forte caldo e siccità, ma ciò che preoccupa gli scienziati, in questi ultimi anni, è l'evidente accelerazione dei cosiddetti 'fenomeni estremi' in tutto il mondo. Ed è giusto evidenziare questi scenari, affinché i politici e i tecnici possano assumere decisioni per contenere e attenuare quanto più possibile le previsioni, basate su ben 26 indicatori nel campo dei cambiamenti climatici a livello globale e continentale.
È certamente vero, quindi, che il pianeta ha presentato fenomeni ricorrenti a lunga, lunghissima cadenza, così come è vero che tra circa cinque miliardi di anni la nostra fonte di energia, il sole, avrà concluso il suo lungo periodo di vita. Però è anche drammaticamente vero che il contributo degli uomini al deciso peggioramento delle condizioni di salute e di vivibilità della e sulla terra sia tangibile e da arrestare in tempi brevi.
Igino chiede invece cos'è il protocollo di Kyoto, cosa preveda e quali risultati ha portato.
Come è stato già riportato sull'Almanacco della Scienza (n.18 del 21 novembre 2012), il Protocollo di Kyoto è stato un importante e fondamentale accordo internazionale, stipulato nel 1997 sotto l'egida delle Nazioni Unite, che prevede l'applicazione del principio di precauzione allo scopo di ridurre le cause dei cambiamenti climatici e ridurre al minimo gli aspetti negativi per la salute del pianeta e dei suoi abitanti.
Nell'applicazione si sono evidenziate però divergenti linee politiche, di intervento o di non-intervento. Il gruppo di paesi che "ha fatto meglio" nel contenimento delle emissioni e nell'utilizzo delle energie rinnovabili, è stato quello europeo.
Nelle varie riunioni di aggiornamento e di verifica del protocollo si sono fatti passi avanti e passi indietro, rimandando spesso decisioni importanti, o riducendole spesso a semplici e improduttive raccomandazioni. Anche la recente riunione di Doha non ha evidenziato progressi importanti e significativi, ma ha fissato la scadenza del 2015 per verificare i traguardi delineati per l'anno 2020: 20% di riduzioni di emissioni di Co2 e di gas serra in atmosfera e utilizzo del 20% di fonti rinnovabili per il fabbisogno energetico.
Il 2015 è vicino, bisogna dunque lavorare seriamente, perché tre anni passano in fretta, e la attuale crisi economica e finanziaria globale non permette spese ingenti nel campo dello sviluppo sostenibile ed ecocompatibile.