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Un albo per ricordare la prima resistenza

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di Mirna Moro

I militari internati nei lager nazisti, rifiutandosi di combattere con tedeschi e Rsi, offrirono un contributo importante per le sorti della guerra. Ma sui 50 mila di loro che morirono nei campi, a 70 anni di distanza, non si hanno ancora notizie precise e ufficiali. L'Anrp (Associazione nazionale reduci dalla prigionia) ha lanciato, con un convegno, il progetto di un data base che rompa questo silenzio

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Si è tenuta a Roma, presso l'Auditorium di Piazza Adriana, la presentazione dell''Albo degli Internati militari caduti nei lager nazisti', con un incontro sul tema 'Il dovere della memoria', al quale sono intervenuti gli storici Maria Immacolata Macioti, Mariano Gabriele, Lauro Rossi, Anna Maria Isastia.
L'Albo, progetto dell'Anrp (Associazione nazionale reduci dalla prigionia), consiste in una banca dati con accesso on-line che conterrà i dati relativi ai circa 50 mila Internati militari italiani (Imi) che morirono nei lager nazisti, sui 650mila che furono catturati su più fronti dalle truppe tedesche dopo l'Armistizio e destinati alla deportazione e all'internamento per essersi rifiutati di combattere con i tedeschi e con la Repubblica sociale italiana.

"Questi soldati e ufficiali costituirono di fatto la prima 'Resistenza' italiana: una resistenza non combattente ma fondamentale per le sorti della guerra in Italia, poiché il loro mancato apporto fu determinante per sottrarre risorse ai nazi-fascisti, con i quali pochissimi accettarono di arruolarsi, nonostante le durissime condizioni di vita subite nel campo di concentramento a causa del mancato riconoscimento dello status di prigionieri di guerra, sottraendoli alla tutela della Croce Rossa internazionale e utilizzandoli come forza lavoro nell'industria bellica, nel disprezzo delle norme di diritto internazionale", spiega Anna Maria Isastia. "Ma su questo sacrificio è gravato per decenni un silenzio totale, a partire da quello degli storici: il primo libro sugli Imi uscì soltanto nel 1979, 'Il nazismo e i lager' di Vittorio Emanuele Giuntella, che era un ex internato. E il libro di un altro internato, l'ex segretario comunista Alessandro Natta, attese 40 anni prima di vedere la luce negli anni '90".

"Commemorare gli Imi caduti nei lager non è solo un atto doveroso di gratitudine, ma un contributo per salvare dall'oblio una tragica pagina della storia italiana", conferma il presidente dell'Anrp, Enzo Orlanducci. "Ed è una risposta alla sentenza dell'Aja che ha invitato Italia e Germania al negoziato e alle 'Raccomandazioni' della Commissione di storici italo-tedesca, costituita per occuparsi del passato di guerra tra i due paesi e in particolare degli internati e deportati. Persino un gruppo di deputati tedeschi ha sollevato la questione, definendo 'triste e penosa' la situazione degli Imi sopravvissuti e dei familiari, ai quali finora è stata negata qualunque forma di indennizzo".
Un atto ancora più doveroso visto che quest'anno ricorre il 70° anniversario dell'inizio della deportazione e dell'internamento nei lager degli italiani (militari, politici, ebrei e semplici cittadini). Sottoposti per 20 lunghi mesi a un trattamento disumano, gli Imi subirono umiliazioni, fame e vessazioni tremende.

Il progetto è pubblicato sul sito www.anrp.it

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