Diagnosi hi-tech, ma senza eccessi
Al progresso tecnologico della diagnostica per immagini non sempre hanno fatto seguito una qualità e razionalità adeguate nell'uso. Per non incorrere in sprechi e rischi inutili la sanità deve puntare sull'appropriatezza. Eugenio Picano, illustra gli studi in merito dell'Ifc-Cnr
Fare una diagnosi perfetta, senza rischi e senza errori? È ovviamente impossibile, ma un grosso contributo arriva dalle nuove tecniche di immagine. "Con la medicina nucleare è possibile effettuare diagnosi precoci di molte malattie, dall'Alzheimer all'infarto", spiega Eugenio Picano, direttore dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa. "La Risonanza magnetica (Rm) consente una rappresentazione in tre dimensioni di anatomia, funzione, flussi, composizione biochimica e metabolismo del cuore e del cervello. Mentre la Tomografia computerizzata (Tac) permette lo studio dell'anatomia coronarica senza cateteri, oggi anche con dosi radiologiche ridotte rispetto a pochissimi anni. L'ecografia invece è la più 'democratica' delle tecniche, grazie ai costi e alle dimensioni ridotte, consente di fare diagnosi salvavita (dall'infarto all'edema polmonare) perfino in ambienti estremi".
Allo spettacolare progresso delle tecnologie della diagnostica per immagini, però, non sempre ha fatto seguito una adeguata razionalità nell'uso. La Commissione europea sull'imaging medico, la Food and Drug Administration e l'International Atomic Energy Agency hanno puntato il dito sull'eccesso di esami di immagine richiesti ed eseguiti. "Sono oltre 60 milioni in Italia e più di 6 miliardi nel mondo gli esami effettuati ogni anno: uno a testa per ogni terrestre", aggiunge Picano. "Molti sono clinicamente superflui e quindi comportano uno spreco di risorse, un allungamento dei tempi di attesa e un aumento dei rischi per chi vi si sottopone".
Negli Stati Uniti la diagnostica per immagini è la voce di spesa in più rapida ascesa negli ultimi dieci anni e causa del decollo del budget sanitario (il 16% del prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti nel 2015). "Anche in Italia nel 30-50% dei casi esami, test e terapie risultano inappropriati. È la 'malattia dello spreco', un lusso che nessun Paese può più permettersi". La ricerca della sostenibilità diventa, quindi, una necessità etica, economica e culturale.
"Proprio da qui nasce il progetto triennale 'Suit-Heart' (Stop Useless Imaging Testing in Heart Disease) di appropriatezza diagnostica in cardio-radiologia, realizzato dall'Ifc-Cnr di Pisa su finanziamenti dell'Istituto toscano tumori di Firenze. Il progetto si propone di ridurre fino al 50% la dose radiologica globale del cittadino medio", informa il direttore dell'istituto. "Sono in corso altri studi: uno sul monitoraggio biomolecolare di 500 cardiologi interventisti, professionalmente esposti a dosi cospicue di radiazioni ionizzanti; l'altro sulla difesa dalle radiazioni mediche, grazie all'uso di nuovi tessuti basati su materiali nano strutturati".
La ricerca deve trovare nuove strade per innalzare la protezione di medici e pazienti, per meglio definire gli effetti nocivi delle tecnologie di uso medico. "Con l'obiettivo di curare meglio i malati a costi economici, biologici e ambientali drasticamente ridotti", conclude Picano.
Silvia Mattoni
Fonte: Eugenio Picano, Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/3152400 , email picano@ifc.cnr.it -