L'altra ricerca

La carrozzina sono io

sedia a rotelle
di Rosanna Dassisti

Non solo un ausilio esterno, ma parte integrante del corpo. Uno studio della fondazione Santa Lucia e del dipartimento di Psicologia dell'Università Sapienza di Roma indaga la percezione della sedia a rotelle da parte dei soggetti con danno midollare. I risultati sono pubblicati sulla rivista 'Plos One'

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Cosa avviene quando si utilizzano protesi o ausili per favorire il recupero funzionale dopo lesioni del sistema nervoso centrale? Risponde a questo quesito lo studio condotto dai ricercatori della fondazione Santa Lucia e del dipartimento di Psicologia dell'Università Sapienza di Roma su 55 pazienti con lesioni più o meno gravi del midollo spinale.

La ricerca ha preso in esame il rapporto delle persone con disabilità con lo strumento che usano per superare i limiti fisici dell'handicap, a cominciare dalla sedia a rotelle, dimostrando che avviene un progressivo processo di 'incorporazione' dell'ausilio protesico nel proprio schema corporeo, il cosiddetto 'embodiment'. I pazienti che ricorrono quotidianamente alla carrozzina, indipendentemente dal tempo trascorso dalla lesione o dalla personale esperienza nell'utilizzo, percepiscono i confini del proprio corpo come se fossero plastici e flessibili. Coloro che hanno una più estesa compromissione delle attività funzionali vivono con questi strumenti un rapporto di maggiore estraneità.

La scoperta dell'influenza dell'ausilio sulla plasticità cerebrale e sulla rappresentazione cerebrale del corpo aprirà la strada alla realizzazione di strumenti innovativi per la riabilitazione: protesi più funzionali, tablet e telefonini dinamici per superare qualsiasi difetto neurosensoriale. Lo studio è consultabile al link: (http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0058312

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