Strategie di sopravvivenza dell'ecosistema marino
Un dossier curato dall'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare 'A. Monroy' del Cnr di Palermo, pubblicato su 'Marine environmental research', analizza le diverse risposte di adattamento di organismi e micro-organismi a inquinanti e cambiamenti climatici
Scoprire come salvare i nostri mari dall'invasione del 'Brachidontes pharaonis', specie aliena di bivalvi che sta mettendo seriamente a rischio l'efficienza degli impianti industriali che usano acqua di mare per il raffreddamento. Capire come ricci di mare e altri echinodermi riescono a liberarsi di inquinanti 'emergenti' come le nanoparticelle metalliche o a misurare il livello di tossicità dell'acqua di mare in presenza di fioriture di alghe. Sono gli obiettivi di alcune delle ricerche riportate nello special issue 'Emerging and persistent impacts on marine organisms: detection methods and action mechanisms' pubblicato su 'Marine environmental research', che raccoglie i contributi di ricercatori italiani e giapponesi nell'ambito dell'accordo bilaterale tra Consiglio nazionale delle ricerche e Japan society for the promotion of science (Jsps). Sedici in tutto i contributi, riguardanti gli effetti dovuti ai cambiamenti ambientali e agenti contaminanti su organismi marini a vari livelli: dalle alghe monocellulari ai pesci, passando per molluschi ed echinodermi.
Il Cnr ha 'firmato' in particolare cinque articoli, coinvolgendo diverse strutture di ricerca: l'Istituto di scienze marine (Ismar) analizza l'efficacia e la compatibilità ambientale di tre nuovi biocidi utilizzati nel trattamento delle acque degli impianti industriali. Lo studio è focalizzato sulla lotta contro la specie aliena di bivalvi che negli ultimi anni sta aggredendo le tubature di raffinerie e impianti petrolchimici, compromettendone l'efficienza. "Valutare con precisione l'efficacia e il giusto dosaggio di tali composti assume importanza sia dal punto di vista economico, sia da quello ambientale e sanitario in quanto consente di risolvere un problema tecnologico ed economico che sta assumendo dimensioni notevoli", spiega Francesca Garaventa dell'Ismar-Cnr di Venezia. "L'obiettivo è liberare le acque da una specie che negli ultimi anni ha invaso il Mediterraneo senza tuttavia arrecare danni dal punto di vista ecologico".
Un'altra ricerca, condotta dall'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare 'A. Monroy' (Ibim) del Cnr di Palermo in collaborazione con l'Università di Genova, ha analizzato come il riccio di mare riesce a 'sopravvivere' a inquinanti 'emergenti' quali le nanoparticelle metalliche - in particolare stagno, cerio e ferro - sempre più di frequente utilizzate in nanomedicina, cosmetica, energie rinnovabili, componenti elettroniche. "Abbiamo dimostrato che questi corpuscoli attraversano l'epitelio intestinale e vengono 'fagocitate' dalle cellule immuni del riccio di mare, attivando l'espressione di alcuni geni che codificano le 'proteine dello stress': l'organismo riesce quindi a mettere in atto meccanismi di difesa e detossificazione che ne promuovono la sopravvivenza", afferma Valeria Matranga dell'Ibim-Cnr che ha curato lo special issue con Yukio Yokota dell'Aichi Prefectural University di Nagakute (Giappone). "La comprensione dei meccanismi di accumulo, trasporto ed eliminazione delle nanoparticelle tossiche è di estrema utilità non solo per la protezione dell'ambiente marino, ma anche per capire meglio processi simili che avvengono negli esseri umani inconsapevolmente esposti a sostanze disperse nell'ambiente".
Il dossier tratta delle fioriture di 'Ostreopsis ovata', la microalghe tossica del Mar Ligure responsabile della produzione di tossine che si stanno manifestando con preoccupante regolarità, con ripercussioni anche a livello sanitario. Lo studio, firmato da ricercatori dell'unità operativa di Genova dell'Ismar-cnr guidati da Marco Faimali, riguarda in particolare la valutazione degli effetti che queste tossine hanno su alcuni organismi marini, al fine di mettere a punto test che permettano di effettuare analisi veloci sull'eventuale tossicità dell'acqua di mare in presenza di fioriture.
Nell'ambito degli accordi di cooperazione Italia-Giappone rientra anche l'organizzazione di seminari bilaterali aperti a ricercatori di tutto il mondo. Il prossimo, in programma presso l'Area della ricerca del Cnr di Palermo dal 21 al 24 novembre, si intitola 'Physical and chemical impacts on marine organisms: for the sustainable quality of human society dependent on marine environment'.