Focus: Ricercatori stranieri

Un cervello 'controcorrente'

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di Rosanna Dassisti

Dalla California, Bruce Davidson è arrivato all'Istituto officina dei materiali del Cnr di Trieste, dove ha ottenuto importanti risultati. Tra i suoi obiettivi, creare artificialmente materiali che non esistono in natura

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È abbastanza inusuale che dall'Università di Illionois in Urbana-Champaign, negli Stati Uniti, uno studioso venga a fare ricerca in Italia, eppure è proprio quello che è accaduto a Bruce Davidson, che dal 2001 vive e lavora a Trieste.

Vincitore di una borsa di studio Nato nel 1997, è rimasto un anno e mezzo a Napoli. Ma il richiamo del Bel Paese deve essere stato forte e non solo a livello professionale. Nell'aprile del 2002, ha conquistato un posto all'Istituto nazionale di fisica della materia (Infm), poi ha sposato una ricercatrice italiana e ora lavora nell'Istituto officina dei materiali (Iom) del Cnr.

Trieste lo ha convinto a rimanere perché è una 'città della scienza' che, con le sue prestigiose strutture, offre molte opportunità ai giovani scienziati. "La decisione non è stata facile", spiega Bruce, "anche perché lo stipendio di un ricercatore italiano è inferiore a quello di un post doc americano, ma, io e mia moglie, abbiamo deciso di rimanere in Italia, perché il posto di ricercatore che mi veniva offerto mi dava comunque la possibilità di crescere".

Davidson di opportunità nel suo campo ne ha avute e ha raggiunto importanti risultati. Si occupa di materiali multifunzionali e uno dei suoi obiettivi è la creazione di composti artificiali con nuove proprietà elettroniche. Uno dei successi che lo ha visto protagonista è arrivato dal progetto 'Spinox', del quale è coordinatore e grazie a cui i ricercatori sono riusciti a manipolare con assoluta precisione, a livello atomico, una combinazione di titanio, manganese, stronzio e lantanio, realizzando una configurazione nanostrutturata così vicina ai modelli teorici da raggiungere livelli di magnetoresistenza finora mai misurati in laboratorio.

"La magnetoresistenza è la proprietà di alcuni materiali di cambiare il valore della loro resistenza elettrica in presenza di un campo magnetico esterno", spiega il ricercatore. "Più è alta, più diventa possibile realizzare memorie non volatili, microprocessori veloci, affidabili e dai consumi energetici contenuti, oppure mettere a punto nuove generazioni di sensori per campi magnetici, utilizzabili nei sistemi di sicurezza, come i dispositivi Abs delle nostre automobili".

Al risultato ottenuto dallo Iom-Cnr ha concorso in modo determinante la realizzazione, da parte del gruppo, dell'apparato sperimentale per la sintesi della nanostruttura, grazie anche ai fondi di una legge regionale. "Il nodo cruciale della ricerca in Italia è rappresentato proprio dalla mancanza di investimenti che non permette agli scienziati italiani, peraltro molto bravi e motivati, di trovare gli spazi. Negli Stati Uniti le strutture e infrastrutture sono ben finanziate e messe a disposizione di tutti i ricercatori che ne abbiano bisogno per portare avanti i loro studi, facilitandone il lavoro e accorciando i tempi", spiega Davidson. "Sarebbe auspicabile che qui si investisse di più in ricerca e innovazione, con un ruolo centrale dell'azione pubblica, evitando la 'volatilità' e snellendo burocrazia sia per favorire la ripresa economica, sia per non sprecare il forte potenziale creativo e la ricchezza culturale tipicamente italiani".

Rosanna Dassisti

Fonte: Davidson Bruce, Istituto di officina dei materiali del Cnr, Trieste, tel. 040/3756465 , email davidson@iom.cnr.it -

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