Focus: Terremoto

Quei danni che non si vedono

terremoto
di Antonietta Lorenzetti

In caso di calamità naturali i problemi non sono solo fisici ma depressione, ansia e disturbi post traumatici da stress si manifestano spesso in chi ne è stato colpito. Importante si rivela la prevenzione, con corsi, tecniche specifiche e terapie cognitivo-comportamentali. Gli interventi post trauma, poi, devono essere tempestivi, soprattutto su anziani e bambini

Pubblicato il

Condividi

pastedGraphic.png

Anche i terremoti, come le altre calamità naturali, mettono a dura prova la capacità di adattamento e la salute psicologica delle popolazioni che le subiscono: depressione, ansia e disturbi post traumatici da stress (Dpts) sono quindi sempre possibili. "I rischi riguardano la sfera psichica e sono legati alla cronicizzazione della paura", spiega Angelo Gemignani dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa. "Quando l'evento sismico si protrae nel tempo innesca effetti legati all'esposizione cronica da stress, tra questi l'alterazione del sonno e le modificazioni del livelli di ormoni quali cortisolo, catecolamine e, nelle donne, anche degli estrogeni. Nel lungo termine si riscontrano poi variazioni cardiovascolari associate a un maggiore rischio di sviluppare ipertensione, tachicardia e talvolta infarti del miocardio".

Anche in quest'ambito la prevenzione "potrebbe aiutare l'individuo con l'aiuto di corsi e tecniche apposite a conoscere le proprie emozioni e a controllarne gli effetti", prosegue lo psicofisiologo dell'Ifc-Cnr. "A una prevenzione primaria, dovrebbe però seguirne una 'secondaria', in cui, mediante centri di ascolto post-emergenza, terapie psicologiche di tipo cognitivo-comportamentale ed eventualmente farmacologiche, vengano programmati interventi di sostegno".

Le risposte individuali allo shock sono certamente diverse. "L'esposizione prolungata a un evento traumatico aumenta la vulnerabilità a sviluppare il Dpts, patologia che porta a 'rivivere' i momenti scioccanti, con perdita del contatto con la realtà e sensazione di disagio e terrore intensi", dichiara il ricercatore. "Talvolta si possono manifestare amnesie legate all'evento sismico e, nelle situazioni più gravi, comportamenti di autolesionismo e tentativi di suicidio legati alla visione negativa del futuro".

Come affrontare questi disturbi? "Occorre non far passare troppo tempo tra l'insorgenza di paure immotivate, palpitazione e insonnia e la valutazione di uno psicologo clinico o di uno psichiatra, una terapia cognitivo-comportamentale dovrebbe iniziare direttamente 'sul posto' nei primi cinque giorni successivi al trauma", precisa l'esperto del Cnr.

Le categorie più a rischio sono anziani e bambini. "Nel secondo caso, si deve applicare la psicoterapia anche a genitori e insegnanti, in modo da creare una rete attorno al piccolo", aggiunge Gemignani. "Studi effettuati su bimbi vittime di traumi importanti hanno evidenziato come, in assenza di un intervento immediato, subentri il pericolo di un ritardo nello sviluppo fisico e cognitivo, difficile da recuperare".

Utile si è dimostrato, in caso di traumi, attingere a emozioni positive. "Un atteggiamento di ottimismo può mediare gli effetti negativi dello stress e permettere un adattamento più rapido alla tensione e garantire una minore vulnerabilità a sviluppare classiche patologie stress-correlate".

Antonietta Lorenzetti

Fonte: Angelo Gemignani, Università di Pisa, tel. 050/3152699 , email gemignan@dfb.unipi.it -

Tematiche