Focus: Acqua

Chiare, fresche e dolci acque... al Ddt

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di Rosanna Dassisti

Vietato da quarant'anni, il pesticida continua a infestare terreni e bacini lacustri. È quanto emerge da studi condotti per conto della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere e coordinati dall'Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr di Verbania-Pallanza

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Pur essendo vietato da quarant'anni, in molti bacini lacustri si trova ancora il Dicloro difenil tricloroetano (Ddt), un pesticida particolarmente inquinante utilizzato per decenni per proteggere le coltivazioni. Bandito per le sue controindicazioni, ha continuato a infestare terreni e corsi d'acqua.

È quanto emerge dalle indagini che da anni l'Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise) del Cnr di Verbania Pallanza, con il ruolo di coordinatore scientifico, porta avanti nel Lago Maggiore per conto della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere (Cipais), insieme con l'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr di Brugherio, le Università di Milano e dell'Insubria e l'Arpa Piemonte.

I compiti del Gruppo operativo della Cipais consistono nel monitorare sia la distribuzione di Ddt e di altre sostanze organiche di sintesi in acqua, zooplancton, sedimenti, molluschi e pesci, sia la distribuzione del mercurio e di alcuni elementi in traccia (arsenico, cadmio, rame, nichel e piombo) nel lago e nei molluschi. Inoltre, il Gruppo ha le competenze per identificare l'estensione spaziale e temporale della contaminazione, valutarne la sua persistenza e accertare la presenza delle fonti di inquinamento.

"I risultati delle analisi dei composti organoclorurati presenti nei solidi sospesi e nelle acque del fiume Toce e del Lago Maggiore, effettuate nel 2010, hanno confermato un giudizio complessivo di buona qualità", afferma Piero Guilizzoni dell'Ise-Cnr, "rilevando tuttavia concentrazioni maggiori sulla componente a granulometria più fine dei solidi sospesi trasportati dal fiume. In particolare, le ricerche sullo zooplancton hanno permesso di evidenziare come la presenza di Ddt e dei suoi metaboliti sia molto spesso più elevata nel bacino di Pallanza, nella zona di massima profondità e in quella più a sud del lago".

L'inquinamento da Ddt e metalli pesanti del Lago Maggiore è ancora oggi legato al rilascio di questi inquinanti dai terreni contaminati durante eventi di piena del fiume Toce, uno dei principali tributari del lago. "Il Ddt lascia tracce della sua presenza al suolo per decenni: sono principalmente i metaboliti che si spostano in atmosfera e che possono tornare in forma di neve o pioggia, finendo in qualche modo intrappolati nei ghiacciai alpini", spiega il ricercatore dell'Ise-Cnr. "Qui vengono conservati fino a quando non arrivano estati molto calde, come quella del 2003, a liberarli con lo scioglimento dei ghiacciai, portandoli fino al lago. E il Ddt si deposita nuovamente, questa volta sui fondali più profondi. Ma basta un inverno più freddo del solito perché si registri un completo rimescolamento delle acque e la sostanza può rientrare in circolo. Insomma, tutti i laghi sono potenzialmente a rischio".

Ma il problema non riguarda solo il Ddt. Tra le sostanze organiche a elevata tossicità e bassa biodegradabilità occupano un posto di rilievo i Pop, sostanze organiche persistenti definite 'pericolose' dalla 'Convenzione di Stoccolma' della United Nations Environmental Protection (Unep) e che includono, oltre ai pesticidi, anche composti quali i Pcb (Policlorobifenili), gli idrocarburi (come gli Ipa, Idrocarburi policiclici aromatici) e i ritardanti di fiamma (Pbde, PoliBromoDifenilEteri). "Sono tutti composti che possono persistere per anni nell'ambiente in quanto difficilmente degradabili", conclude Guilizzoni. "Per l'elevata affinità con i grassi tendono ad accumularsi nel tessuto adiposo degli organismi e possono essere trasportati a distanze anche molto grandi rispetto ai luoghi di emissione in conseguenza della loro elevata volatilità".

Il Rapporto è consultabile sul sito della Cipais (http://www.cipais.org/) dell'Ise-Cnr di Verbania (http://www.iii.to.cnr.it/).

Rosanna Dassisti

Fonte: Piero Guilizzoni, Istituto per lo studio degli ecosistemi, Pallanza Verbania, tel. 0323/518300 , email p.guilizzoni@ise.cnr.it -

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