Metamorfosi da Oscar
Dimagrire e ingrassare smisuratamente per interpretare un ruolo al cinema sicuramente aiuta molto in termini di notorietà e ha anche inciso nel determinare le candidature alla statuetta d’oro. Ma la mutazione radicale e repentina del corpo, avverte l’Isa-Cnr, comporta forti rischi per la salute
Sono diversi gli attori che per esigenze di copione hanno perso o preso moltissimi chili, subendo una vera e propria metamorfosi. Per l’interpretazione dell’abile truffatore a servizio dell’Fbi, in 'American Hustle', che gli è valsa la candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista, Christian Bale è ingrassato di 20 chili. Stessa nomination per Matthew McConaughey, che per calarsi nel ruolo del malato di Aids di 'Dallas Buyers Club' ha perso 23 chili. Lo stravolgimento fisico ha fruttato l’ambito riconoscimento a Anne Hathaway con 'I Miserabili' e a Natalie Portman per 'Il Cigno nero' (meno 10 chili), a Charlize Theron per 'Monster' (14 chili presi). Fece scuola Robert De Niro, che nel 1981 trionfò a Hollywood con 'Toro scatenato', per il quale ingrassò ben 30 chili, mentre Renée Zellweger non ha vinto l’Oscar ma con i 16 chili accumulati per 'Il diario di Bridget Jones' si è assicurata fama e simpatia.
La trasformazione fisica è dunque quasi una garanzia di vittoria per la fatidica notte di Hollywood. “Se dimagrire significa perdere massa grassa in eccesso, quindi un beneficio per l’organismo, una severa alterazione della composizione corporea, in eccesso o in difetto”, spiega Gianvincenzo Barba, nutrizionista dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino, "come nel caso del protagonista di 'Dallas Buyers Club', comporta non solo la perdita di tessuto adiposo, ma anche una cospicua riduzione della massa magra, prevalentemente muscoli che vengono letteralmente 'consumati' per fornire l’energia minima per la sopravvivenza”.
Un’azione che ha delle ripercussioni evidenti sull’organismo. “Questo uso inappropriato del tessuto muscolare per produrre energia provoca un accumulo di sostanze tossiche, provenienti dal catabolismo delle proteine muscolari, e squilibri idroelettrolitici che possono causare ipotensione, tachicardia, torpore e confusione mentale”, prosegue Barba. "Discorso analogo per la situazione opposta. Il rapido accumulo di grasso in eccesso è cosa ben diversa dall’aumento di peso per incremento della massa muscolare (quanto accade fisiologicamente negli atleti con l’allenamento)”.
Pratiche, dunque, da cui tenersi alla larga. “L’impegno metabolico che l’organismo richiede per gestire il sovraccarico energetico da iperalimentazione è a carico degli organi addominali, fegato in primis, con accumulo di grasso soprattutto intorno alla loro parete, il cosiddetto 'grasso periviscerale', i cui effetti nocivi sulla salute sono ormai ben documentati: infiammazione, disturbi renali e verosimilmente anche tumori", conclude il ricercatore. "A questi effetti vanno aggiunti poi le difficoltà nel perdere questo grasso in eccesso e nel ristabilire l’equilibrio metabolico dell’organismo. Insomma, si tratta di regimi alimentari da non prendere alla leggera”.
Fonte: Gianvincenzo Barba , Istituto di scienza dell'alimentazione, Avellino, tel. 0825/299321, email gbarba@isa.cnr.it