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Internet cresce, ma si può fare di più

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di Leonardo Rizzo

La rete crea più posti di quanti ne toglie, perché consente di mirare meglio le proprie attività imprenditoriali e commerciali. Solo in Italia, il saldo attivo è di 320 mila. Ma le nostre imprese devono crederci maggiormente: lo confermano i dati McKinsey e Pragma

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47 milioni di clic: tanti ne conta su you tube, con le sue 'vignette' video, Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, 24 anni. Ormai è un regista famoso, invitato ai talk show, grazie alla sua creatività, al genere del quale è inventore e produttore. E grazie a internet. "È una dimostrazione che è vero quello che raccontiamo ai ragazzi nelle scuole;  la rete è una grande opportunità: comporta dei rischi, come dicono gli studiosi può creare 'dipendenza' se si esagera, ma è uno strumento meraviglioso, unico e ricco di potenzialità che stiamo appena cominciando a scoprire", commenta Anna Vaccarelli dell'Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr di Pisa e del Registro.it.

Proprio all'Iit-Cnr e al Registro si deve, indirettamente, un altro caso di giovane talento consacrato da Internet: Luca Vullo, a cui fu assegnato il milionesimo nome a dominio a targa italiana nel 2005, un altro ragazzo che voleva promuovere su web la sua professione "e che ci è riuscito: ricevo regolarmente la sua newsletter e mi tengo al corrente delle sue molteplici attività", racconta Vaccarelli. Due casi, come tanti, che sono lo specchio di quanto attesta un rapporto di Digital Advisory Group e  McKinsey di fine 2011. "In Italia ci sono 700.000 posti di lavoro 'creati' da internet, a fronte di 380.000 persi, quindi un saldo positivo di 320.000. Purtroppo siamo indietro rispetto ad altri paesi europei, ma un segno positivo c'è e quindi l'ottimismo almeno per questo comparto è giustificato. All'economia digitale viene attribuita una crescita fino al 2% annuo del Pil e del 14% negli ultimi quattro anni".

Il mercato della rete è in realtà molto trasversale e investe più o meno qualunque settore commerciale e imprenditoriale. "Proprio per questo può crescere ancora molto", prosegue l'esperto di comunicazione dell'Iit-Cnr. "Il rapporto McKinsey fa notare un'impennata nel comparto immobiliare in coincidenza con l'indagine Pragma commissionata nel 2009 dal Registro .it, che rivelava un particolare interesse al .it da parte di questo settore".

La fotografia di McKinsey è insomma positiva ma realistica: cresciamo nella web economy ma potremmo farlo molto di più. "E dobbiamo sbrigarci a capirlo", conclude Vaccarelli. "In quasi dieci anni, come anagrafe dei domini italiani, abbiamo visto cambiare profondamente le imprese il cui 'core business' oggi è internet: dieci anni fa si affacciavano al settore di internet spesso come attività collaterale a quella principale, maggiormente legata al 'traffico' sulle reti. Oggi per molte di loro internet e i servizi strettamente associati (web, hosting, posta certificata, ecc.) sono divenuti l'attività principale, lavorano su indicatori di mercato precisi per intercettare i potenziali utenti da coinvolgere e i loro bisogni".

Leonardo Rizzo

Fonte: Anna Vaccarelli, Istituto di informatica e telematica, Pisa, tel. 050/3152635 , email anna.vaccarelli@iit.cnr.it -

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