Matera è sempre un viaggio
Gelsomina Pappalardo, coordinatrice del locale Centro interdipartimentale del Cnr, racconta la sua scoperta della città dei Sassi, dove "le tracce del perfetto equilibrio tra architettura e natura si compenetrano fino a confondersi, e la perfetta armonia di vuoti e pieni, di scavato e costruito, consente un vero e proprio viaggio nel tempo, dal Neolitico ai giorni nostri"
Ricordo il mio primo viaggio a Matera. Viaggio, sì. Perché arrivare a Matera è un “viaggio”. E non perché sia difficile da raggiungere, anche se nei primi anni Novanta lo era molto di più. Ora le distanze si sono accorciate e, anche se non è situata esattamente sulla direttrice principale delle vie di comunicazione del nostro Paese, la città è certamente più facile da raggiungere e la prova è data dal numero incredibile di turisti, provenienti da tutto il mondo, che l'hanno visitata negli ultimi anni, in particolare nel 2019, anno in cui è stata Capitale della cultura europea. Dicevo viaggio perché il percorso per giungere qui è già parte dell'esperienza che qualunque viaggiatore, che venga da lontano o da vicino, fa quando decide di visitare la città.
Io sono napoletana e la prima volta sono arrivata a Matera in auto, dall'autostrada Salerno- Reggio Calabria, prendendo poi il raccordo Sicignano-Potenza. Appena si entra in Basilicata si respira un'aria diversa: si incontrano montagne, fiumi, il verde intenso, il freddo (anche d'estate). Finalmente arrivo allo svincolo di Ferrandina. Viaggio tranquillo, poco traffico, poi la folgorazione: sono arrivata sulla luna. È stata quella la sensazione che ho provato quando ho visto per la prima volta i calanchi lucani. Ho pensato: sono come Armstrong, il primo uomo sulla luna, qui nessuno ci ha mai messo piede ancora. Sono la prima. Sono sola, circondata da colori fantastici, guardo a destra e sinistra e scivolo in uno stato di stupore e di incredulità. Mai visto niente di simile. È bellissimo e sono felice. Il tempo di bearsi un po' di questa magia e arrivo subito a Matera, già rapita.
Non è difficile trovare l'albergo che avevo prenotato, parcheggio e vado a piedi nella piazza principale: piazza Vittorio Veneto. Grande, bella, con una pavimentazione stupenda, che si interrompe per aprirsi su sorprendenti ambienti ipogei, come il Palombaro Lungo, la cisterna scavata più grande d'Europa ed emblema dell'antico e ingegnoso sistema idraulico della città. Mi guardo in giro e penso di avere avuto una grande idea a venire qui. Continuo a guardare e noto un balconcino. Mi avvicino, e lì lo stupore infinito. Lo sapevo, me lo avevano detto tutti, avevo visto alcune foto, ma quando lo vedi tu con i tuoi occhi ti leva il fiato, è bellissimo: ci sono i Sassi sotto di me. I Sassi, quartieri scavati nella roccia che hanno reso la città della Basilicata famosa nel mondo e che ne fanno una dei centri ancora abitati più antichi, si mostrano alla mia vista in tutto il loro antico splendore.
È il tramonto e ci sono colori bellissimi, e senza che me ne renda conto si fa buio e si accendono le luci. E mi trovo all'improvviso in un presepe e mi viene voglia di scendere giù nei Sassi, salire e scendere le infinite scale, girare per le viuzze, scoprire piccoli anfratti e perdermi tra quelle strade. Ed è quello che ho fatto nei successivi tre giorni, semplicemente perdermi nei Sassi e godere a ogni angolo di un panorama stupendo dai colori mozzafiato. Ho percepito in ogni scorcio le tracce del perfetto equilibrio tra architettura e natura che si compenetrano fino a confondersi. Il viaggio nella città, scolpita nella roccia in perfetta armonia di vuoti e pieni, scavato e costruito, diventa un vero e proprio viaggio nel tempo, dal Neolitico sino ai giorni nostri. Con pause di buon cibo (c'è solo l'imbarazzo della scelta) per prendere fiato e risposarsi in un percorso itinerante che ha toccato suggestivi punti panoramici e i principali luoghi di interesse turistico e culturale: la Cattedrale medievale, le Chiese rupestri dal sapore bizantino, la caratteristica rupe di Madonna dell'Idris, il suggestivo affaccio sulla Gravina, un canyon lungo diversi chilometri percorso da un torrente, la passeggiata in via Ridola con i suoi musei e palazzi settecenteschi.
Lavoro ormai da tanti anni presso l'Area di ricerca del Cnr a Tito, in provincia di Potenza, a meno di un'ora di auto da Matera, e da allora ci sono tornata tante altre volte. Non mi sono mai annoiata, perché per me rimane sempre un “viaggio”. Continuo a perdermi nei Sassi, lo adoro. Ma ho avuto modo anche di scoprire tante ricchezze del patrimonio naturalistico, storico e culturale della città. Solo per ricordarne alcune: il Parco archeologico delle chiese rupestri, una distesa area naturalistica inserita nella lista del Patrimonio mondiale Unesco insieme ai Sassi di Matera, i diversi musei che conservano le tracce della storia millenaria della città, Casa Cava, una ex-cava dove venivano estratti mattoni di tufo, oggi ristrutturata e adibita ad Auditorium.
Ho visto negli anni Matera crescere e migliorarsi fino a diventare la Capitale della cultura europea nel 2019. Enti e associazioni culturali locali hanno lavorato insieme creando un inconfondibile connubio tra l'identità di luoghi antichissimi e il potenziale espressivo delle forme di arte contemporanea, che nei paesaggi cittadini prendono inedita energia e vigore. Nel corso degli ultimi anni, un analogo potenziale creativo è stato associato a forme di economia basate sull'innovazione, con la creatività particolarmente stimolata dalla natura fisica e simbolica della città e del suo paesaggio circostante. È così che Matera è oggi diventata esempio e simbolo della possibile rinascita dell'intero Mezzogiorno, in uno scenario sia nazionale che internazionale.
In tale contesto, già ricco di collaborazioni con il territorio materano, il Cnr ha istituito un Centro interdipartimentale, ubicato all'interno dell'incantevole ex complesso monastico di San Rocco. Il Centro, che ho l'onore di coordinare, ha una vocazione fortemente multidisciplinare e si occupa di varie tematiche: urban intelligence e sostenibilità urbana; recupero, tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale; tecnologie emergenti; turismo sostenibile; recupero, tutela e gestione del patrimonio ambientale. Il Centro contribuirà a rafforzare la capacità di attrarre una massa critica di talenti, startup, grandi imprese e progettualità d'avanguardia. Sarà una bellissima avventura e per me anche un'ottima scusa per intraprendere più spesso il “viaggio” verso Matera.
Fonte: Gelsomina Pappalardo, Istituto di metodologie per l'analisi ambientale, Tito Scalo , email gelsomina.pappalardo@imaa.cnr.it
(Si ringrazia Sandra Fiore per la collaborazione)