Questa pratica può dare effetti benefici anche su disturbi fisici come diabete, malattie cardiache e dolore cronico, arrivando a proteggere contro l'invecchiamento cellulare. E uno dei suoi principali meccanismi di azione potrebbe riguardare proprio la riduzione dello stress”, dice Marco Mirolli dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr di Roma. “Una recente rassegna sistematica mostra che la meditazione in generale, e la mindfulness in particolare, è in grado di diminuire molti marcatori fisiologici dello stress quali cortisolo, frequenza cardiaca e pressione arteriosa, nonché proteina C-reattiva e fattore di necrosi tumorale alfa, due marcatori di infiammazione che aumentano con lo stress prolungato. Inoltre, è dimostrato che la mindfulness produce benefici sul cervello, modificandone sia il funzionamento, cioè l'attivazione di alcune aree cerebrali, sia la struttura, aumentandone il volume. Tra tali aree sembra incluso anche l'ippocampo, deputato alla cognizione spaziale e all'apprendimento”.
Tra le cause ipotizzate di tale effetto, la diminuzione del cortisolo. “L'atrofizzazione dell'ippocampo dipende da vari fattori legati allo stress, primo fra tutti il cortisolo, che in quantità eccessive aumenta la neurodegenerazione (perdita di neuroni e sinapsi) e riduce la neurogenesi (nascita di nuovi neuroni)”, conclude il ricercatore. “È già dimostrato che la mindfulness può ridurre lo stress e i suoi marcatori fisiologici, cortisolo incluso, quindi potrebbe diminuire l'atrofia, aumentare la neurogenesi nell'ippocampo e accrescerne il volume. Testare sperimentalmente quest'ipotesi sarà una bella sfida per la ricerca futura”.
Fonte: Marco Mirolli , Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, email marco.mirolli@cnr.it