Focus: 50 anni di laser

Una tecnica scintillante per lo studio delle opere d'arte

cnr
di Paola Colapinto

A cinquant'anni dalla sua scoperta, il laser continua a stupirci con le sue tante possibilità d'uso. Da qualche anno è entrato  anche nei musei e nei cantieri di restauro. Libs è un fascio che consente di determinare la composizione di un oggetto, ad esempio le monete antiche 

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Si chiama Libs ed  è una tecnica fisica che risponde a una finalità tipica della chimica analitica: la determinazione della composizione, sia qualitativa che quantitativa, di oggetti in fase solida, liquida o gassosa.

"Il fascio di un laser opportunamente focalizzato sulla superficie dell'oggetto", spiega Vincenzo Palleschi responsabile del laboratorio di Spettroscopia laser applicata dell'Istituto per i processi chimico-fisici (Ipcf) del Cnr di Pisa, "genera un micro-plasma costituito da elettroni, ioni e atomi eccitati. L'emissione luminosa - una piccola scintilla - di questo micro-plasma viene raccolta da un apposito sistema ottico e risolta in lunghezza d'onda mediante uno spettrografo. Il risultato ottenuto viene poi elaborato con un opportuno software per determinare la composizione elementare dell'oggetto e le concentrazioni degli elementi in esso presenti. Il tempo di analisi è tipicamente di pochi secondi e la misura, grazie alla strumentazione mobile realizzata dal Cnr, viene effettuata in situ, senza cioè nessun trattamento dell'oggetto e spesso anche senza spostarlo dalla sua posizione all'interno del museo o del laboratorio di restauro".

Più recente è l'applicazione della Libs alla numismatica antica. "Un progetto ambizioso recentemente presentato alla Regione Toscana per la diagnostica e l'autenticazione in numismatica antica (Diana)", continua il ricercatore dell'Ipcf, "mira ad analizzare l'intera collezione di denari repubblicani del Monetiere, ce ne sono quasi 7.000. Il progetto è guidato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa con il contributo del nostro laboratorio, del Monetiere del Museo archeologico di Firenze e del dipartimento di Scienze archeologiche dell'università di Pisa".

La tecnica Libs nasce negli anni Settanta del secolo scorso, nei laboratori di ricerca americani di Los Alamos, nel New Mexico. Gli stessi centri dove trent'anni prima erano stati costruiti gli ordigni nucleari di Hiroshima e Nagasaki. "Quando si cominciarono a sperimentare le applicazioni della Libs nel laboratorio Cnr di Pisa", rivela Palleschi, "nessuno avrebbe mai pensato che una tecnica sviluppata per scopi essenzialmente bellici potesse trovare come principale applicazione la conservazione e la valorizzazione delle opere d'arte. Una volta dimostrate le grandi potenzialità della tecnologia per la diagnostica ambientale e per lo studio di materiali industriali,si comprese però rapidamente che le sue caratteristiche principali - velocità, economicità e possibilità di essere utilizzata in situ senza alcun trattamento dell'oggetto da analizzare - si sposavano perfettamente con le esigenze degli studiosi e dei conservatori dei Beni culturali".

Nel frattempo la Libs è passata dallo stadio di tecnica fisica essenzialmente speculativa a quello di tecnica di chimica analitica. Una trasformazione sottolineata dalla recente realizzazione da parte del Cnr di uno strumento Libs commerciale chiamato Modì (Mobile dual-pulse instrument), utilizzato con successo per l'analisi di bronzi archeologici e artistici, come ad esempio i Bronzi di Porticello presso il Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e i Bronzetti della collezione Albani conservati al Museo nazionale Archeologico di Crotone.

Paola Colapinto

Fonte: Vincenzo Palleschi , Istituto per i processi chimico-fisici, Pisa, tel. 050/3152224, email vince@ipcf.cnr.it

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