Con tiglio e biancospino, smog e Co2 la piantano
La presenza di aree verdi è fondamentale per la mitigazione climatica e per il miglioramento della qualità dell'aria, ma solo se si scelgono le piante più adatte a questi scopi. Lo rivela una ricerca condotta dall'Ibimet-Cnr di Bologna, che ha anche scoperto come la capacità di assorbimento di CO2 da parte degli alberi sia legata alle condizioni meteo-climatiche
Per contribuire a contenere il riscaldamento globale è stato istituito dall'Accademia Kronos, in collaborazione con l'Associazione italiana cultura e sport (Aics) e il Comune di Roma, il premio 'Un bosco per Kyoto', che nel 2010 ha visto premiata Rita Baraldi dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna per i suoi studi sulla funzione benefica degli alberi per l'ambiente e la salute umana. La ricerca, partita nel 2007, ha fornito precise informazioni sull'interazione pianta-atmosfera e sulle specie vegetali più adatte alla mitigazione ambientale. "Durante la fotosintesi, le piante non solo accumulano CO2 dall'atmosfera e liberano ossigeno in modo direttamente proporzionale alla superficie fogliare", spiega Baraldi, "ma rilasciano anche nell'aria i Voc, che impartiscono il caratteristico profumo alla pianta e l'aiutano a sopravvivere, attraendo gli insetti impollinatori e proteggendola da condizioni ambientali sfavorevoli, quali temperature e intensità luminose eccessive". Lo studio ha evidenziato proprio che "i Voc hanno un ruolo determinante nella chimica dell'atmosfera, contribuendo alla formazione e/o alla rimozione di ozono troposferico, presente negli strati più bassi dell'atmosfera in funzione della concentrazione di sostanze inquinanti antropogeniche (traffico veicolare, processi industriali, riscaldamento degli edifici), in particolare degli ossidi di azoto (NOx)", prosegue Baraldi. "Una corretta progettazione delle coperture verdi in città richiede dunque un'opportuna scelta delle essenze vegetali da impiantare". La ricerca ha permesso di classificare le alberature in base all'impatto ambientale "Decisamente adatti per l'elevata capacità di assorbimento di CO2 e una bassa emissione di Voc si sono rivelati l'orno (Fraxinus ornus), il biancospino (Crataegus monogyna) e il tiglio selvatico (Tilia cordata)", precisa la ricercatrice dell'Ibimet-Cnr, le cui schede stanno concorrendo a creare la banca dati più importante d'Europa nel suo genere, con il fine di creare un modello adottabile da comuni e privati. Nella stessa direzione si inserisce il progetto CarboItaly, nato da una collaborazione tra Cnr, università e rete meteorologica nazionale, che ha realizzato 20 stazioni di controllo della quantità di anidride carbonica assorbita da agricoltura e foreste. Tra i siti selezionati vi è il bosco della Partecipanza di Nonantola (Mo), già incluso nel progetto europeo Carbo-EuroFlux per il monitoraggio dell'assorbimento di CO2: una 'Kyoto forest', in quanto la sua attività di rimozione dell'anidride carbonica è rendicontabile ai sensi del protocollo omonimo. "La capacità del bosco di Nonantola è stata quantificata attraverso una tecnica micro-meteorologica (Eddy Covariance) che permette di calcolare lo scambio netto dell'ecosistema, cioè quanto biossido di carbonio viene sottratto dall'atmosfera al netto dei processi respirativi delle piante e degli organismi eterotrofi, quali i batteri del terreno", spiega Marianna Nardino che ha coordinato il progetto dell'Ibimet-Cnr. "Dal suo impianto a oggi, questo bosco ha fissato circa 6000 t di CO2". Le misure condotte hanno però evidenziato come la capacità di assimilazione delle piante dipenda fortemente dalle condizioni meteo-climatiche. "Durante il 2003, quando un'anomala onda di calore ha investito il sud dell'Europa per diversi mesi", sottolinea Nardino, "il bosco ha assimilato quantità minori di CO2 a causa dello stress idrico che ha ridotto la traspirazione fogliare e di conseguenza modificato il processo di fotosintesi". Le riforestazioni previste da Kyoto possono dunque rappresentare un valido contributo alla diminuzione di CO2, tenendo però presente che la fisiologia dei boschi e la bioclimatologia richiedono ricerche più approfondite per comprendere i meccanismi di funzionamento di questi ecosistemi.
Fonte: Rita Baraldi, Istituto di biometeorologia, Bologna, tel. 051/6399009 , email r.baraldi@ibimet.cnr.it - Marianna Nardino, Istituto di biometeorologia, Bologna , email m.nardino@ibimet.cnr.it -