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La robustezza degli organismi viventi

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di Francesca Gorini

L’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del Cnr di Napoli è tra i promotori del primo workshop nazionale dedicato a questa caratteristica come base per un nuovo approccio interdisciplinare alla conoscenza

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Si è svolto a Roma, dal 14 al 16 ottobre, l’'Interdisciplinary workshop on robustness’, primo convegno nazionale dedicato al concetto di robustezza come base per un nuovo approccio interdisciplinare alla conoscenza dei sistemi complessi naturali e artificiali. L’evento è stato organizzato dall’Università Campus Bio-medico di Roma, nell’ambito del progetto 'Bio-techno-logos’, con il contributo della Fondazione cattolica assicurazione, dell’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico (Ispf) del Cnr di Napoli e il supporto della onlus 'M3V Mission for Life’, uniti nell’intento di promuovere un settore di ricerca interdisciplinare ancora poco conosciuto nel nostro Paese.

“Nell’accezione comune, si definisce 'robusto’ qualcosa che sia capace di resistere alle interferenze esterne: il termine prende infatti origine dalla parola latina 'robur’ che significa 'forza’”, spiega Silvia Caianiello dell’Ispf-Cnr. “I sistemi dinamici complessi più robusti che conosciamo sono gli organismi viventi e comprendere le proprietà architettoniche e dinamiche che sono alla base della loro straordinaria resistenza alle perturbazioni ha enormi ricadute sia teoriche sia pratiche. Modellare e riprodurre tale proprietà nei sistemi artificiali richiede tuttavia uno sforzo fortemente interdisciplinare, dalla biologia e medicina, all’ingegneria e alle scienze computazionali, fino alla fisica dei sistemi complessi. La filosofia della scienza può dare un contributo fondamentale a questo dialogo. Da un lato contribuisce a elaborare un linguaggio comune tra scienze diverse per trovare nuovi possibili campi di applicazione, dall’altro aiuta a cogliere le implicazioni più generali della prospettiva della robustezza nel mondo contemporaneo”.

Qualche esempio: in medicina la robustezza è la capacità di un organo di 'resistere’ a una patologia, ma anche della malattia di resistere alle strategie farmacologiche che la combattono. In campo ambientale si misura la 'robustezza’ degli ecosistemi, e del nostro Pianeta in generale, nei confronti dei vari tipi di interventi a opera dell’uomo. Ma anche in ambito ingegneristico si cerca di mettere a punto biocombustibili innovativi sempre più 'robusti’, capaci cioè di offrire prestazioni migliori rispetto a una serie di parametri critici, quali inquinamento o rinnovabilità, rispetto ai combustibili fossili; la robotica realizza dispositivi 'robusti’, capaci di funzionare in varie condizioni ambientali, e così via.

Il workshop di Roma ha messo insieme studiosi italiani e stranieri di discipline molto diverse tra loro: dalla filosofia a vari settori dell’ingegneria, della biologia e medicina.  A inaugurare i lavori, Gerald Pollack, docente di bioingegneria alla Washington University, figura eterodossa nel panorama scientifico internazionale, famoso per i suoi studi originali sulla struttura dell’acqua riassunti nel volume 'The Fourth Phase of Water: Beyond Solid, Liquid, and Vapor’. 

Fonte: Silvia Caianiello, Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno, Napoli, tel. 081/2535499 , email caianiello@ispf.cnr.it