Futuro hi tech per i trapianti
Si è concluso a Palermo, organizzato dalla Fondazione Ri.med, il simposio internazionale sulle nuove opportunità offerte dalle terapie alternative per allungare la vita dell'organo trapiantato, evitando così un nuovo intervent
Nuove strategie per prolungare la vita di un organo trapiantato e per consentire alle persone con insufficienza d'organo di evitare il trapianto con "sostituzione” alternativa, come rigenerazione, ingegnerizzazione delle cellule, biofabbricazione e stampa in 3D. Questo il tema del XIII Simposio scientifico “Organ Insufficiency: change it or fix it", che si è svolto a Palermo lo scorso 25 ottobre, organizzato dalla Fondazione Ri.med, polo scientifico per il sud Italia, di cui il Cnr è tra i soci fondatori e partner, che promuove e conduce progetti di ricerca biomedica e biotecnologica. Al convegno hanno partecipato esperti di livello internazionale che si sono confrontati sulle alternative metodologiche e sugli ultimi progressi per la cura delle insufficienze d'organo: dalle osservazioni di ricerca di base ai recenti studi clinici incentrati sulle strategie di condizionamento nei trapianti e nella medicina rigenerativa. L'argomento riguarda i pazienti trapiantati costretti a terapie farmacologiche immunosoppressive da prendere a vita e quelli in attesa di organi, che sono oltre 14.000 in Europa, per i quali l'alternativa al trapianto sarebbe fondamentale per la salute (dati Eurotransplant International Foundation 2019).
La medicina rigenerativa si muove su tre fronti: sistema immunitario per favorire la rigenerazione dei tessuti, stampa 3D di organi e tessuti, creazione di modelli in vitro che riproducono perfettamente la fisiologia umana per farmaci più efficaci. “Oggi la ricerca procede su tre binari: l'immunità, in quanto si è scoperto che il nostro sistema immunitario ha un ruolo importante nello sviluppo dei tessuti ingegnerizzati e nella loro integrazione nell'organismo e questo si può sfruttare per favorire la rigenerazione tissutale”, spiega Riccardo Gottardi, Principal Investigator Ri.med e ricercatore presso il Bioengineering and Biomaterials Lab, Children's Hospital di Philadelphia (Usa). “Il secondo è quello della stampa 3D, una tecnologia che permette di replicare in tempi brevi e in maniera fedele la struttura dei tessuti. Il terzo fronte si chiama Organ on Chip. Si tratta di ricreare in vitro un sistema che replica la fisiologia umana in modo da predire con maggiore precisione gli effetti dei farmaci sull'essere umano”.
Per il dopo trapianto, i ricercatori stanno studiando come aumentare la sopravvivenza degli organi e diminuire l'uso dei farmaci immunosoppressori. “Non possiamo semplicemente continuare ad aumentare l'immunosoppressione per prevenire il rigetto del trapianto, perché i farmaci immunosoppressori possono avere effetti indesiderati importanti sul paziente. Attualmente la metà degli organi trapiantati dura meno di 10-12 anni e questo non è cambiato in più di trent'anni. Dobbiamo piuttosto trovare modi nuovi e sicuri per prolungare la vita di un organo trapiantato”, aggiunge Fadi Lakkis, membro del Comitato scientifico Ri.med e direttore scientifico dell'Istituto trapianti Starzl della University of Pittsburgh School of Medicine (Usa).
Tra le nuove strategie, la perfusione meccanica dell'organo per migliorarne la conservazione e l'uso di terapie cellulari al momento del trapianto, come ad esempio l'uso di cellule immunitarie regolatorie per impedire al sistema immunitario del paziente di reagire in modo eccessivo all'innesto, consentendo così di utilizzare una minore immunosoppressione.