Narrativa

Quando la bioetica si fa poetica

di Marco Ferrazzoli
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Introdotta da due passi tratti dai Salmi e dal Protovangelo di Giacomo, l'ultima opera poetica di Cesare Cavoni, 'Censimento degli invisibili', è un viaggio che prende spunto dalle piccole storie dei migranti e delle tante persone che restano nascoste ai nostri occhi, nonostante il loro forzato coinvolgimento nelle grandi storie che si consumano tra guerre e conflitti sociali. Una raccolta che si lega bene all'attività di Cavoni, che a questi temi dedica costante attenzione nella sua professione di giornalista e conduttore a Tv2000 e che ha sempre approfondito il rapporto tra comunicazione e bioetica intesa in senso letterale, proprio come etica della vita, prima con un master e un dottorato di ricerca e poi con l'attività saggistica e di insegnamento presso l'Università Cattolica. Proprio alla modalità morbosa quanto incostante che informazione e comunicazione dedicano alla sofferenza dell'uomo, l'autore esprime i sensi della propria disistima con poche ma puntuali parole: “Poi una telecamera lo inquadra […] Due minuti e il servizio è fatto”.  

Quello di 'Censimento degli invisibili' è un viaggio duplice, reale e immaginario, lungo due versanti narrativi distinti, da una parte la cronaca, dall'altra un dolore più personale e simbolico. A una prima sezione molto legata ai fatti dei nostri giorni, quindi, fa riscontro nella seconda un programma poetico più personale. Accanto al richiamo civile si affianca una parte più introspettiva, con una tensione a volte surreale e fantastica ma sempre inserita nei racconti e resoconti di vite. Cavoni parla infatti della realtà e dalla realtà parte sempre e comunque, nella convinzione che proprio la poesia sia la più deputata a svelarci cose e persone di cui, pur essendo a noi vicinissime, la cronaca non sempre dà conto adeguatamente: “in molti hanno tentato di dimostrarmi l'inutilità della poesia”, annota ironico l'autore al riguardo. Coerentemente, sul piano stilistico, la raccolta evita le modulazioni autoreferenziali della poesia attraverso un linguaggio privo di barocchismi e un ritmo sempre piano, disteso e comprensibile.

Il viaggio di questo moderno Ulisse di periferia, per il quale già il mare aperto è un sogno, prima ancora che il ritorno a casa - “Tutto sommato, siamo tanti Ulisse, anche se all'idroscalo” annota Cavoni ancora con ironia - muove i passi dalle migrazioni, da una delle tragedie più eclatanti di questi anni, rispetto alla quale Cavoni lancia accuse avvelenate da un sarcasmo feroce contro la nostra indifferenza: “Il cartello giù al porto parla chiaro: / è proibito gettare in acqua gli immigrati / che non abbiano una pietra al collo // perché c'è il rischio che riaffiorando / possano spaventare i bambini”. Ma i versi tornano anche indietro nel tempo a ricordare anche conflitti da poco passati le cui macerie ancora ci interrogano - “dopo ogni battaglia ci sono da mettere croci / è così che la morte diventa visibile” – per poi toccare, con le pagine più convincenti, la strada e il fango, le periferie delle città, del mondo e della nostra anima, gli anonimi numeri delle statistiche sulla guerra, la malattia o la povertà e solo allora è come se si diradasse la nebbia che impedisce di scorgere queste figure, quasi fossero anime dannate destinate a gironi infernali.

Spesso i più invisibili sono proprio i nostri prossimi, vicini e condomini, perfetti sconosciuti a pochi metri di distanza da noi, come in 'Morte al secondo piano': “Da anni vivevano nascondendo il salone alla polvere / le serrande abbassate, niente luce / nemmeno il piccolo paesaggio / del pulviscolo che si getta dai raggi del sole”. Oppure in 'Hospice': “Qui l'entrata è libera / non ci sono orari // per vedere un uomo morire”.

 

 

titolo: Censimento degli invisibili
categoria: Narrativa
autore/i: Cavoni Cesare 
editore: Fuorilinea
pagine: 137
prezzo: € 13.00

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