Vita Cnr

Appia Antica tra bene culturale e territorio

Appia antica
di Francesca Gorini

Ricercatori dell'Itabc-Cnr e della seconda Università degli studi di Napoli sono impegnati in un progetto Firb per uno studio multidisciplinare di questa importante via di comunicazione, esempio di patrimonio culturale che nei secoli ha rappresentato il tessuto connettivo di relazioni ed esperienze

Pubblicato il

Alla caduta dell'Impero le grandi arterie stradali dell'epoca romana, repubblicana e imperiale, sono sopravvissute non come monumenti in rovina a cielo aperto, ma mantenendo una funzione importante di passaggio e rinnovamento di persone e idee. Negli ultimi anni il percorso della via Appia Antica che attraversa le dorsali montuose carbonatiche dei Monti Aurunci, tra i comuni di Fondi e Itri nel Lazio meridionale, è oggetto di un progetto Firb coordinato dall'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr di Roma. In particolare, il progetto si è soffermato sullo studio multidisciplinare e integrato del passaggio della 'Regina Viarum' attraverso le gole di San Andrea, uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati.

“Le competenze dei ricercatori Itabc-Cnr e la proficua collaborazione con il Dipartimento di studio delle componenti culturali del territorio (Dilbec) della seconda Università di Napoli hanno permesso di analizzare e comprendere le scelte di geoingegneria ante-litteram compiute al momento della realizzazione dell'opera, cioè intorno al III secolo avanti Cristo, e di ricostruire le complesse modificazioni che il paesaggio ha subito nei momenti storici successivi, dall'epoca tardo-repubblicana a quella imperiale fino al periodo Rinascimentale e all'età Borbonica e Napoleonica”, afferma Emiliano Di Luzio, geologo e coordinatore  del progetto. "I rilevamenti archeologici e geologici, ad esempio, hanno evidenziato un fitto sistema di cave di estrazione del materiale lapideo calcareo necessario alla pavimentazione originale della strada e alla costruzione delle imponenti opere di sostruzione ancora oggi visibili".

Appia antica

Ulteriori prospezioni geofisiche condotte sotto la guida di Salvatore Piro dell'Itabc-Cnr con diverse metodologie (georadar ad alta risoluzione, magnetometria, tomografie geolettriche, sismica passiva) hanno fornito indicazioni per la comprensione delle opere realizzate per la costruzione del tracciato stradale come la realizzazione di cisterne e altre opere in sotteraneo. I rilevamenti topografici e fotogrammetrici, completati da Cinzia Bacigalupo, Anna De Meo e Tommaso Leti Messina dell'Itabc-Cnr hanno, infine, riportato in forma digitale strutture archeologiche importanti, come i resti di un basamento di un tempio dedicato ad Apollo distrutto dalle truppe napoleoniche ma del quale si ha documentazione iconografica nel XVIII secolo. 

Il progetto ha potuto contare sulla ricca documentazione di cartografia archeologica raccolta da Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli e sul laboratorio di topografia antica del Dilbec, i cui ricercatori, coordinati da Paola Carfora, sono impegnati nella realizzazione di una cartografia numerica per uso archeologico dell'area e alla predisposizione di un sistema operativo territoriale funzionale all'archiviazione e connessione in ambiente Gis di dati archeologici emersi durante le ricerche.

“I lavori termineranno nell'autunno del 2016, quando saranno presentati i risultati completi delle ricerche, i quali concorreranno a definire un innovativo protocollo metodologico per lo studio delle grandi arterie stradali dell'antichità, applicabili in diversi contesti culturali e ambientali”, conclude Di Luzio. “Obiettivo ultimo è quello di comprendere il legame tra opera e territorio, nelle sue diverse declinazioni, dalle modificazioni antropiche del paesaggio alla conservazione del patrimonio culturale nel dinamico ed esigente ambiente di oggi”.

Fonte: Emiliano Di Luzio, Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, Monterotondo Stazione, tel. 06/90672722 , email emiliano.diluzio@itabc.cnr.it