Saggi

Intellettuali del dopoguerra tra realismo e regime

di Marco Ferrazzoli
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Il volume di Emanuela Garrone affronta - partendo da uno specifico punto storico, il dominio realistico nell'arte e nel cinema del dopoguerra - una tematica di grande rilevanza e attualità: il ruolo degli intellettuali nella società. L'analisi di 'Realismo neorealismo e altre storie' è semplice quanto precisa: Palmiro Togliatti e la dirigenza del Partito comunista italiano, forti degli insegnamenti di Antonio Gramsci, ebbero l'intelligenza di comprendere che la contingenza post bellica offriva loro l'opportunità di scalzare il predominio del pensiero liberale e crociano al quale – a torto o a ragione – si imputava la colpa di non aver saputo valutare e prevenire l'insorgere e il consolidarsi del regime fascista, sostenendo un modello di intellettuale “disimpegnato” e l'interpretazione del Fascismo come “episodio limitato”.

Si creò così un sistema culturale – forte di editori quali Einaudi e di autori della manualistica scolastica come Carlo Giulio Argan e Natalino Sapegno - per il quale il rapporto delle élite intellettuali con le masse, da un lato, e con il potere politico, dall'altro, divenne un perno dell'impegno politico. Questo modello determinò il prevalere del Realismo in pittura e del Neorealismo nel cinema: una rivoluzione, si pensi solo all'uso del dialetto, rispetto ai prodotti ante-guerra, segnati da elaborazioni intellettuali e retoriche, dall'uso e abuso del classico e da un certo provincialismo: anche se da quest'ultimo punto di vista durante il ventennio fascista non erano mancati intellettuali di grande levatura internazionale, per esempio Cesare Brandi, e se rispetto a quanto si muoveva nella già cosmopolita arte dell'epoca le cose non cambiarono poi tanto. Basti pensare a Jackson Pollock e Peggy Guggenheim, a quanto si muoveva negli Stati Uniti da dove, finito il conflitto, l'arte astratta tornò vincitrice in Europa.

Il processo conobbe dei distinguo significativi, si pensi a figure come Italo Calvino e Alberto Burri, e qualche tentativo di opposizione: Garrone ricorda tra l'altro la difesa dell'arte di Giorgio Morandi sostenuta da Carlo Ludovico Ragghianti e le perplessità sulla monotonia drammatica del Neorealismo sollevate da Carlo Bo. Ma il decorso fu ineluttabile, sia perché il trauma della guerra spingeva la nuova generazione culturale a confrontarsi con la realtà, sia perché il Realismo del secondo dopoguerra seguiva un percorso che partiva da quello ottocentesco, con tappe come 'Gli indifferenti' pubblicato da Alberto Moravia nel 1929 e la letteratura americana degli anni Trenta. A sancire simbolicamente il successo, rileva Garrone, sono tre opere degli anni tra 1940 e 1943: 'La Crocifissione' di Renato Guttuso, il romanzo di Elio Vittorini 'Conversazione in Sicilia' e il film di Luchino Visconti 'Ossessione'.

Importante novità dell'epoca, come dicevamo, fu soprattutto la consapevolezza che la cultura, da appannaggio di pochi, si andava trasformando in motore della società civile: Cesare Pavese e Vittorini, ma anche riviste come Realismo, che si rivolge al “lettore-operaio”, sono rappresentanti in tal senso significativi. Questo determinò, complice anche il manicheismo politico-ideologico dell'epoca, una derive rischiosa verso l'affermazione di un'arte e di una poetica “di regime”, simili a quelle imperanti nella Russia sovietiche. I vertici del Pci da un lato permisero operazioni culturali di grande apertura e presero le difese degli artisti censurati dalla Chiesa Cattolica, come nel caso di 'Ladri di biciclette' di Vittorio De Sica, dall'altro non mancarono di “richiamare alla disciplina di partito” chi peccava di eccessiva autonomia, anche tramite feroci attacchi critici come quelli di Mario De Micheli contro gli “eretici” astrattisti e contro Croce, reo di non inserire l'estetica “nel quadro di una società divisa in classi”. “Una situazione culturale quanto mai ambigua”, commenta l'autrice, e una frase di Guttuso, esponente politico e artista di punta del Realismo pittorico, è sotto questo profilo emblematica: “Sin dai primi tempi il sentirmi comunista era confuso in me con la ragione stessa di essere pittore”.

 

 

titolo: Realismo neorealismo e altre storie
categoria: Saggi
autore/i: Garrone Emanuele 
editore: Mimesis
pagine: 316
prezzo: € 24.00

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