Focus: Lingua e linguaggi

Lingua e linguaggio: quale etimologia?

Lemmi
di Alessandro Frandi

L’etimologia è una disciplina che studia l’origine e la storia delle parole e ricostruisce l'iter che i vocaboli hanno seguito nel corso del tempo, analizzando le influenze linguistiche e culturali che hanno contribuito a modellare il loro significato attuale. Lucia Francalanci dell’Istituto opera del vocabolario italiano del Cnr ci aiuta a capire le origini dei lemmi “lingua” e “linguaggio”

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L’etimologia della parola “lingua” è piuttosto trasparente: il termine deriva dal latino lingua(m), voce diffusa in tutta l’area romanza, ovvero in tutte le lingue che derivano dal latino (chiamate romanze o neolatine); si può infatti confrontare l’origine latina con le parallele forme romanze, come il francese “langue”, l’occitano “lenga”, il catalano “llengua”, lo spagnolo “lengua”, il portoghese “lingua”, il sardo “limba”, il rumeno “limbă”. Quanto all’origine del termine latino “lingua”, i dizionari etimologici ne evidenziano la provenienza indoeuropea, facendolo risalire a un precedente “dingua” (con -l- per -d- dialettale o per attrazione di “lingĕre” leccare), che ha solidi confronti nelle varie lingue indoeuropee: sanscrito “jihvā”, lituano “liežùvis”, antico slavo “językŭ”, antico inglese “tunge” (cfr. inglese moderno tongue), antico alto tedesco “zunga”.

Lucia Francalanci, ricercatrice dell’Istituto opera del vocabolario italiano (Ovi) del Cnr evidenzia una corrispondenza con l’origine del lemma “linguaggio”: “Anche la parola ‘linguaggio’ è un derivato dal latino ‘lingua’, sebbene faccia il suo ingresso nella lingua italiana (a partire dal XIII secolo) come prestito da altre lingue romanze (occitano lenguatge, francese langage, languaige, X sec.), da ‘lengua’, ‘langue’, ‘lingua’, passato anche al catalano, allo spagnolo, al portoghese e all’inglese ‘language’). Lingua e linguaggio sono detti doppioni o allotropi, ovvero sono due parole che hanno una diversa forma e un diverso significato ma la stessa etimologia, anche se arrivano in italiano per vie diverse”.

Può essere interessante analizzare l’evoluzione del significato della parola nella nostra lingua. Consultando il Tesoro della lingua italiana delle origini (Tlio), il vocabolario storico dell’italiano antico, possiamo individuare le prime attestazioni del termine. “Ne ricaviamo che la parola lingua è attestata nel X secolo con il significato di ‘organo mobile della cavità orale’ e che solo a partire dai primi decenni del XIII secolo è testimoniata anche l’accezione di ‘facoltà di espressione e comunicazione del pensiero attraverso la parola - anche scritta - ovvero ‘loquela’, mentre quella di ‘sistema di comunicazione verbale proprio di una comunità’ risalirebbe al secondo quarto del XIII secolo (ovvero tra il 1226 e il 1250)”, sottolinea la ricercatrice. “In origine, quindi, la parola è usata nell’accezione anatomica, che rimane l’unica per tre secoli. A partire dal 1200 iniziano a comparire anche gli altri significati, probabilmente per l’influenza del termine linguaggio, giunto in italiano proprio in quel periodo. Da notare, infine, che i significati antichi rimangono ancora nell’italiano contemporaneo”.

lemma

Spesso usiamo i termini lingua e linguaggio come se fossero sinonimi, come avviene in altre lingue; in inglese, per esempio, esiste un’unica parola, “language”, che equivale sia a “linguaggio” sia a “lingua”; lo stesso vale per il tedesco “sprache”. Il francese ha invece, come l’italiano, due termini separati, “langage” e “langue”. Al di là della differenza lessicale, resta importante tenere separati i due concetti. “Con linguaggio intendiamo la capacità comune a tutti gli esseri umani di sviluppare un sistema di comunicazione dotato di caratteristiche proprie. La lingua è la forma specifica che questo sistema di comunicazione assume nelle varie comunità ed è dunque un insieme di convenzioni fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali”, precisa Francalanci.

Si calcola che le lingue attualmente parlate nel mondo siano tra 4.500 e 6.000, raggruppate in alcune grandi famiglie. La facoltà di linguaggio fa parte della dotazione innata dell’essere umano ed è dunque una capacità naturale. Le lingue sono invece un prodotto della cultura, un fatto sociale: variano, cioè, in base a condizionamenti ambientali, sociali, culturali e temporali. Ciascuno di noi nasce con la predisposizione a imparare a parlare, ma tale propensione non è legata a una specifica lingua, ovvero nessuna lingua è geneticamente predeterminata. Impariamo la lingua della comunità in cui cresciamo (lingua materna), ma abbiamo la capacità di poter apprendere qualunque altra lingua (lingua seconda o straniera).

In merito alle molte accezioni di lingua e di linguaggio, l’esperta precisa: “Le lingue storico-naturali (sia verbali, come l’italiano o l’inglese, sia quelle segnate, come la Lis, la Lingua italiana dei segni) sono una delle possibili realizzazioni del linguaggio accanto ad altri sistemi di comunicazione come la musica, i linguaggi non verbali (che comprendono i gesti, i movimenti del corpo, la mimica facciale, le tonalità della voce, il pianto, ecc.), il linguaggio degli animali, i linguaggi artificiali (come la segnaletica stradale o l’alfabeto Morse). La parola linguaggio non denota, quindi, soltanto la ‘capacità umana di apprendere una o più lingue storico-naturali e di servirsene per comunicare’, ma anche la ‘capacità d’utilizzazione di qualunque tipo di codice che, pur diverso dalle lingue storico-naturali, sia in grado di ordinare la produzione e comprensione di segnali della più varia natura’ (linguaggio del cinema, linguaggio musicale, linguaggio dei fiori, linguaggio animale, linguaggio degli occhi, linguaggio di programmazione, e così via). Indica anche ‘l’uso particolare di una lingua da parte di un singolo individuo, di un autore, di una categoria o di un gruppo di individui, di un determinato ambiente sociale o professionale’: linguaggio giovanile, colloquiale, popolare, colto, scientifico, burocratico”.

Anche il termine lingua ha molte accezioni. “Con riferimento all’organo anatomico, ha il significato di ‘organo muscolare della cavità orale, di forma allungata e appiattita, con funzione tattile e gustativa, che partecipa ai processi della masticazione, della deglutizione e della fonazione’ e di ‘qualcosa che ha forma allungata e stretta’, cioè tutto ciò che ha una forma più o meno simile a quella di una lingua (lingua di gatto, lingua di terra, lingua di fuoco). Riguardo all’ambito linguistico, denota il ‘sistema grammaticale e lessicale per mezzo del quale gli appartenenti a una comunità comunicano tra loro’ (lingua italiana, francese, spagnola), ma anche, in senso assoluto, ‘la lingua italiana’ (la questione della lingua) o, al plurale, ‘il complesso delle lingue straniere’ (studiare le lingue, insegnare le lingue). Designa anche, e in questo è sinonimo di linguaggio, ‘il modo particolare di esprimersi di un ambiente, un mestiere, una scienza, uno scrittore’ (la lingua di Dante, la lingua giuridica)”, conclude la studiosa.

Fonte: Lucia Francalanci, Istituto opera del vocabolario italiano, lucia.francalanci@cnr.it

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