Max S. Bennett nel saggio “Breve storia dell’intelligenza” (Apogeo edizioni), racconta il complesso cammino della nostra specie e dell’intelligenza umana, che coincide con l’evoluzione del cervello, organo straordinario, ampiamente esplorato, ma ancora misterioso. Il primo capitolo delinea le caratteristiche di un nematode, verme primordiale del periodo “Ediacariano” (535-538 milioni di anni fa) il quale, con un cervello di poche centinaia di neuroni, si dedicava per la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo, muovendosi mediante l’odorato. Proseguendo pagina dopo pagina nella descrizione di forme sempre più raffinate di intelligenza, si arriva all’esplosione del periodo “Cambriano” (540 milioni di anni fa), con il cervello dei primi vertebrati diviso in tre bulbi primordiali che costituiranno le sue strutture primarie: proencefalo, mesencefalo e rombencefalo. Con ritmo incalzante la lettura scorre evidenziando le successive tappe evolutive approfondendo il comportamento dei primi mammiferi, soffermandosi su quello delle cosiddette “scimmie machiavelliche”, chiamate così per la loro peculiare struttura politico-sociale, giungendo infine alla rivoluzione “homo sapiens”.
L’autore, con un’analisi avvincente delle basi biologiche dell’intelligenza ci invita a riflettere sulle incredibili trasformazioni che hanno portato all’emergere della mente umana come la conosciamo oggi e sulle implicazioni nella creazione di Intelligenze artificiali. Le teorie scientifiche più significative legate a questo lungo processo evolutivo sono riportate con chiarezza e stuzzicano nel lettore ulteriori riflessioni. Vengono citati, tra l’altro, Ivan Pavlov (1849-1936) e lo studio dei riflessi condizionati S-R (stimolo-risposta); Kent Berridge (1957) con la formulazione del paradigma sperimentale per investigare la relazione fra dopamina e piacere; Edward Thorndike (1874-1949) per l’esperimento sulle “gabbie dei polli” con scatole rompicapo. Vengono descritti inoltre i neuromodulatori cerebrali, quali noradrenalina, octopamina, adrenalina e gli effetti di questi sugli ingranaggi neuronali del cervello umano.
Un elemento avvincente dell’opera di Bennett è la sua riflessione sull’immaginario della fantascienza e sul suo impatto sulla percezione dell’Intelligenza artificiale (AI). Utilizzando il cartone animato dei “Jetsons” (I pronipoti) del 1962 l’autore ci invita, ad esempio, a esaminare le discrepanze tra le visioni idealizzate dell’AI nella cultura popolare e lo stato della realtà tecnologica attuale. Questo approccio offre un interessante contesto per comprendere, grazie a un linguaggio semplice ma efficace, aspettative e sfide che accompagnano lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. L’autore sembra suggerirci che solo attraverso la conoscenza del “passato naturale” dell’intelligenza è possibile approfondire e accogliere il “futuro artificiale” di essa.
Titolo: Breve storia dell’intelligenza
Categoria: Saggio
Autore: Max S. Bennett
Editore: Apogeo
Pagine: 432
Prezzo: 26,60