Saggi

Il dato è tratto. È traditore?

Copertina del libro Quando i dati discriminano
di U. S.

Il concetto di naturale è al centro del saggio di Donata Columbro “Quando i dati discriminano” (Il Margine/Erickson) su grafici, statistiche e algoritmi, secondo cui “i dati sono il risultato di un'indagine non la sua premessa”

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Il concetto di naturale “associato a un mondo in cui l'uomo e la donna non avevano ancora lasciato la loro impronta distruttiva” viene associato, in “Quando i dati discriminano” (Il Margine/Erickson), al “problema di affidabilità e parzialità” di grafici, statistiche e algoritmi. L’autrice Donata Columbro sostiene che “i dati grezzi sono un ossimoro, non esistono” poiché “i dati sono il risultato di un'indagine non la sua premessa”, così come l’illusorietà della convinzione per cui: “È naturale? Allora è buono, anzi è puro”. 

La tematica è stata affrontata in diversi saggi ma il piglio della divulgatrice, già autrice di “Ti spiego il dato” e “Dentro l’algoritmo”, è particolarmente deciso nel criticare la “diffusione di espressioni come ‘data driven’ (guidati dai dati) o ‘lo dicono i dati’ che servono a portare autorevolezza”. Numeri, cifre, percentuali, statistiche e tendenze “non possono essere mai oggettivi”, perché “influenzati dal contesto in cui sono stati prodotti, non genericamente raccolti, e dalle scelte fatte fin da quando si è deciso di analizzare un certo nome o una situazione”. Una questione nota alla ricerca scientifica non solo in campo sociale: nella fisica delle particelle, per esempio, l’ipotesi teorica è premessa dell’accertamento sperimentale, si pensi al bosone per il quale si è atteso oltre mezzo secolo.

Il saggio riporta diversi esempi di “datificazione” con cui si tenta “di trasformare oggetti e processi in dati” fino al punto di sostituire la realtà con la rappresentazione: dalla presenza femminile nei film della casa cinematografica Disney Pixar, dove si sono trasformate in disparità le scelte narrative, alla pandemia della Covid-19, durante la quale si sono attivati “comportamenti diversi nella prima e nella seconda ondata” pur di fronte a dati simili. Il fenomeno ha assunto particolare rilievo con l’informatica, in grado di confortare con particolare solidità “l'intenzionalità iniziale” nel momento in cui “cerchiamo l'obiettività a tutti i costi”.

Su questo aspetto però gli atteggiamenti sono molto mutati. Ricorda l’autrice: “L'idea era che grazie alla tecnologia informatica le persone potessero accedere facilmente e rapidamente a una vasta gamma di informazioni senza doverle memorizzare nella propria mente” e che “questo avrebbe permesso agli esseri umani di concentrarsi su compiti più creativi e complessi”. Un ottimismo oggi sostituito dalle preoccupazioni per i rischi che reti e Intelligenza artificiale possono costituire per le libertà e per il lavoro.

In teoria “se le emozioni non avessero alcun peso un livello di istruzione più elevato e maggiori informazioni a disposizione dovrebbero favorire il raggiungimento di una verità condivisa o, per lo meno, di un generale consenso sulla teoria più valida”. Invece “fornire più informazioni alle persone sembra incrementare la polarizzazione delle opinioni”, per esempio “sul cambiamento climatico”.

Titolo: Quando i dati discriminano
Categoria: Saggi
Autore: Donata Columbro
Editore: Il Margine
Pagine: 128
Prezzo: 9,50

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