Faccia a faccia: Extra

Finardi: “La scienza è musica”

Eugenio Finardi
di Alessia Cosseddu

Premio Tenco alla carriera 2023, un percorso professionale che ci ha regalato grandi successi come "La radio", "Musica ribelle", "Patrizia" o "Extraterrestre". Ha una grande passione per la scienza, tanto che la fisica quantistica sarà protagonista del suo prossimo album, “è fatta di onde, di stringhe, e in realtà è una sinfonia”

Pubblicato il

Il cantautore italiano Eugenio Finardi ci regala grandi successi fin dagli anni ’70. Tra i più noti, e ancora oggi ascoltati, ricordiamo “La radio”, “Musica Ribelle”, “Patrizia” o “Extraterrestre”. Nel 2023, riceve il Premio Tenco alla carriera, nella motivazione si legge: “Partendo dalla sua cultura rock non si è fermato lì, ma ha continuato a visitare nuovi linguaggi musicali e, alternandosi tra le sonorità della chitarra elettrica, classica, portoghese e di quelle di un'orchestra d'avanguardia, ha prestato voce al blues, al fado, alla canzone napoletana o alle canzoni di Vladimir Vysotskij (cantautore, attore, poeta e dissidente sovietico). Un autore e cantante mai statico, ma sempre alla ricerca di nuove forme". Attualmente è in tour con “Euphonia”, un progetto nato durante il lockdown, che propone al pubblico una suite nella quale i singoli brani diventano strofe di una narrazione sonora e testuale attraverso la quale l’artista usa tutti i suoi registri vocali. L’amore per la tecnica vocale nasce grazie alla madre cantante lirica e insegnante di canto e si rafforza con l’amicizia con Demetrio Stratos, cantante, polistrumentista e musicologo greco naturalizzato italiano. Ha una grande passione per la scienza, tanto da renderla protagonista del suo prossimo album.

Madre cantante lirica, padre tecnico del suono. Possiamo dire che lei sia cresciuto a “pane e musica”. Negli anni ’70 diventa protagonista del rock italiano e, nella sua carriera, tocca tanti generi musicali diversi. Quando ha scoperto la sua anima rock?

Nel '65, e ricordo bene anche dov’ero. Mia madre era una cantante lirica americana e, negli anni dispari, andavamo a trovare mia nonna nella sua casetta gialla nel New Jersey. Durante quella estate, all'età di 13 anni, ho sentito per la prima volta i Rolling Stones grazie a un piccolo televisore in bianco e nero. Da lì è nato il mio amore per il rock e il blues dei primi anni di questo gruppo rock britannico. Il mio interesse per la musica è iniziato però molto prima, fin dall'infanzia. A 8 anni frequentavo la Scala e ho avuto l'opportunità di conoscere Tebaldi e Callas. Anche se non ero molto esperto di musica pop, sono stato introdotto ad artisti come Harry Belafonte, il cui stile vocale scuro e fumoso mi ha affascinato, diverso dai tenori e dai baritoni a cui ero abituato. Mia madre, ipovedente, divenne insegnante di canto per continuare a lavorare nel mondo della musica nonostante le sue limitazioni. Questo ha accresciuto il mio interesse per la tecnica vocale e per l'arte di creare suoni unici, anche se il talento straordinario di artisti come Harry Belafonte è qualcosa che non si può imparare.

La voce come strumento musicale. Non possiamo non citare Demetrio Stratos che lei considerava “suo fratellone” che, durante la sua carriera, si è occupato dello studio della voce e della sua estensione anche in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche

Il potere della voce, utilizzata con maestria come faceva Demetrio e come anch'io so fare, è straordinario. La musica e i suoni, essendo espressioni matematiche, sono governati dai numeri, e l'utilizzo di una tecnica vocale basata su principi numerici è incredibilmente potente e affascinante. Con Demetrio, ho sperimentato un periodo di grande esplorazione, così come in alcuni incontri cruciali con Carmelo Bene, dove abbiamo esplorato l'uso dei muscoli facciali per modulare la voce. Abbiamo studiato la voce del rebetiko, genere musicale greco, e la produzione del suono basso, simile all'accordatura dei cori sardi. Insieme siamo stati a Parigi, dove lui frequentava l'Istituto di fonologia della Sorbona. Accompagnarlo è stata un'esperienza fondamentale. Credo che nessuno abbia approfondito lo studio della voce come ha fatto Demetrio.

Eugenio Finardi

È in tour con il nuovo album/progetto Euphonia. Uno spettacolo originale in cui propone vecchi successi legati tra loro senza soluzione di continuità

È una suite nata durante il lockdown, quando l’immenso silenzio che lo caratterizzava doveva essere colmato con una musica più raccolta ma profonda. La musica è un'arma potente, che può portare alla trascendenza, come ben sanno le religioni. Ho cercato di ricreare un flusso continuo che attraversasse varie dimensioni della memoria, del ritmo e della fisicità, portando il pubblico e noi stessi in uno stato mentale elevato. Quest'idea deriva dalla musica antica cinese, considerata una forma di cura più che un'arte, con un'intenzione terapeutica di estraniamento e meditazione, anche se dal vivo risulta eccitante e divertente. Recentemente ho tenuto la prima esibizione all'aperto in una festa di piazza, inizialmente avevo qualche timore per il rumore e la confusione tipica delle feste, ma al tramonto si è creata una concentrazione sorprendente ed è stato molto bello ed emozionante.

Cosa pensa di certa musica moderna che sembra non dare troppa importanza ai testi e alle sonorità?

La correggo e direi più per i testi, le melodie e l'armonia, poiché le sonorità sono fondamentali nella musica contemporanea. Per capire la musica di oggi, non si può partire dalle parole o dagli accordi, perché le parole dei rapper sono spesso veloci e incomprensibili. Affrontare la musica dall'aspetto sonoro è invece estremamente interessante, poiché con pochi suoni si riesce a ottenere un effetto di immensità e di potenza. Le basse frequenze della musica contemporanea sono ottenute con strumenti tecnici moderni, come l'auto-tune, che crea un suono preciso anche se non sempre perfettamente intonato. Trovo affascinante questa ricerca dell'intonazione assoluta, anche se raramente è raggiungibile a causa delle vibrazioni della voce. La musica di artisti come Billie Eilish e di alcuni cantautori italiani, come Madame, è estremamente intima e riflette l'anima dei ragazzi di oggi, diversa da quella dei giovani degli anni '60, come ero io.

Ha affermato che uno dei suoi più grandi successi “Extraterrestre” è considerato invece un fallimento o, addirittura, un tradimento. Ci spiega perché?

“Extraterrestre” è la mia canzone più conosciuta, ma all'inizio fu il mio primo insuccesso. È una canzone sull'impossibilità di scappare da sé stessi, e questo fu considerato, per un cantante politico, un discorso estremamente personale, quasi un rifiuto di quelle che erano state le mie radici. Ma ero cresciuto, stavo sentendo che il vento cambiava e l'ho cantato. Però fui il primo a farlo, quindi fui considerato un traditore, un escapista, una persona che fugge dalla realtà. Avevo anche anticipato il “riflusso”, un termine che finì per definire il periodo tra la fine degli anni ’70 e l'inizio degli anni ’80, quando cominciò a venir meno quel clima ideologico, ma che in effetti derivava da un mio modo di dire che ho usato in una canzone che si chiama “Cuba”, il retro del singolo “Extraterrestre”, che uscì prima dell'album, alla fine del ‘77. Avevo presagito questa fine, questo spegnimento del movimento fin dall’ultima edizione del Festival del proletariato giovanile, al Parco Lambro di Milano del ’76 e l’ho cantato in questa canzone che diceva “viviamo in un momento di riflusso e ci sembra che ci stia cadendo il mondo addosso, che tutto quel cantare sul cambiar la situazione non sia stato che un sogno o un'illusione”. Un anno e mezzo dopo è uscita la copertina di Panorama “Il riflusso. La nuova filosofia degli italiani...”, ma la parola era nata da quella mia canzone.

C’è un tema comune a “Extraterrestre” e a un’altra sua canzone “Laura degli specchi”, ovvero la solitudine, o meglio, l’isolamento. Oggi assistiamo a un fenomeno sempre più diffuso tra gli adolescenti, che i giapponesi chiamano “Hikikomori”, che consiste appunto nel rifugiarsi in casa, preferendo mantenere contatti principalmente attraverso Internet. Cosa si può fare per invertire questa tendenza?

È complicato parlarne, è un po' come se avessero chiesto a mio padre di me da ragazzo. Ho una figlia di 25 anni e alcune cose di lei mi sembrano davvero diverse. Sta cercando di entrare nel mondo del lavoro e spesso mi dice: "Voi avevate un futuro, noi non ce l'abbiamo. Metà della mia generazione non ha idea di cosa farà o di che lavoro avrà". È una realtà difficile da negare, quando il panorama esterno sembra così incerto. Molte persone vedono il loro orizzonte ristretto, chiedendosi quanti amici veri abbiano o quante persone li amino realmente. Viviamo in un mondo affollato, ma sempre più individualista.

Che rapporto ha con la scienza e con la divulgazione scientifica?

Mi interessa moltissimo, tanto che il mio prossimo disco parla proprio di fisica quantistica. Mi piace cercare delle possibili metafore per spiegare cose che sono in apparenza antitetiche alla logica. Ad esempio: è difficilissimo visualizzare la fisica quantistica, ma siccome è fatta di onde, di stringhe di onde, in realtà è una sinfonia. Anche un'orchestra, una partitura, è la descrizione di una serie di stringhe di onde, di frequenze che si incrociano, che suonano in risonanza, in assonanza oppure in dissonanza. In questo senso, attraverso la musica, mi considero una sorta di “divulgatore scientifico”. Mi piacciono molto i divulgatori scientifici che oggi hanno grande seguito sui social.